Linee guida in materia di sicurezza ferroviaria

Con DECRETO 4 marzo 2025 il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha approvato le Linee guida in materia di sicurezza ferroviaria rivolte al sistema ferroviario italiano (ovvero l’insieme delle reti ferroviarie, le ferrovie turistiche ed i veicoli circolanti sulle reti). È in vigore dal 31 marzo 2025, data di pubblicazione del Decreto in Gazzetta.

Il documento, già in vigore, è stato adottato in attuazione dell’art. 13, comma 17-bis, del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183 e abroga il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 28 ottobre 2005 Sicurezza nelle gallerie ferroviarie.

Obiettivo sono un livello adeguato di sicurezza ferroviaria e l’omogeneità della normativa europea e nazionale sui requisiti di sicurezza delle gallerie.

Riporta indicazioni tecniche di prevenzione e protezione, indicazioni per il piano di emergenza e soccorso PES e si applica a reti del ferroviario interoperabile europeo, reti isolate dal resto del sistema ferroviario, ferrovie turistiche. Questo l’indice:

  1. Principi generali;
  2. Gestore dell’infrastruttura;
  3. Referente della manutenzione;
  4. Referente delle emergenze;
  5. Imprese ferroviarie;
  6. Veicoli;
  7. Gallerie di nuova realizzazione;
  8. Gallerie in esercizio;
  9. Disposizioni particolari per le reti ferroviarie isolate;
  10. Disposizioni particolari per le ferrovie turistiche;
  11. Piani di emergenza e soccorso ed esercitazioni;
  12. Determinazione e valutazione dei rischi;
  13. Requisiti per l’adeguamento delle gallerie in esercizio;
  14. Requisiti per i quali è necessario attivare le procedure di cui all’art. 5 comma 2 del decreto di approvazione delle linee guida.

Con DECRETO 4 marzo 2025 il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha approvato le Linee guida in materia di sicurezza ferroviaria
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Linee guida per la misura dei campi elettromagnetici

Linee guida per la misura dei campi elettromagnetici generati da sistemi di telecomunicazione in tecnologia 5G. Sistema Nazionale a rete per la Protezione dell’Ambiente (SNPA). 2025. Campi elettromagnetici, 5G, Antenne massive-MIMO, Analizzatore di spettro.

La legge 22 febbraio 2001, n. 36 “Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici” attribuisce alle Agenzie per l’ambiente la competenza in materia di controllo delle emissioni di campo elettromagnetico emesso dagli impianti di telefonia mobile.

In questo settore, il recente avvento della tecnologia 5G, la quinta generazione di telefonia mobile, e delle antenne attive massive-MIMO ha migliorato le prestazioni delle reti di telecomunicazione in termini di velocità di connessione, favorendo l’efficienza dello scambio di dati e di informazioni tra un numero elevato di utenti e le smart things e consentendo l’implementazione di servizi a bassa latenza, quali ad esempio la guida autonoma e la telemedicina. L’utilizzo sempre più diffuso dei nuovi servizi porterà, nel futuro prossimo, a una rivoluzione tecnologica in molteplici settori.

Questa evoluzione della tecnologia delle telecomunicazioni, che prevede un utilizzo più esteso dello spettro elettromagnetico rispetto al passato, richiede alle Agenzie un aggiornamento della strumentazione, delle metodologie di misura e delle modalità di valutazione dell’esposizione umana ai campi elettromagnetici generati dai nuovi sistemi. Pertanto, è sorta nel sistema l’esigenza di elaborare apposite Linee Guida, allo scopo di integrare il quadro della normativa tecnica di settore con elementi specifici e utili allo svolgimento dei compiti istituzionali svolti dalle Agenzie.

Le presenti Linee Guida, rivolte al personale delle Agenzie che effettuano i controlli sulle emissioni elettromagnetiche degli impianti in tecnologia 5G, riportano lo stato dell’arte sulle metodologie e tecniche di misura da utilizzare per una corretta valutazione del campo elettromagnetico generato da questa tipologia di sorgenti. Le modalità di misura descritte, relative ai più recenti sistemi di telecomunicazione mobile, forniscono gli strumenti necessari per valutare l’esposizione ai campi elettromagnetici e la conformità ai limiti previsti dalla normativa italiana.

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Download Linee guida per la misura dei campi elettromagnetici generati da sistemi di telecomunicazione in tecnologia 5G

A conclusione del documento, è riportato uno schema riepilogativo di tutte le casistiche di misura, organizzate per le diverse tipologie di strumentazione utilizzate e per le finalità di indagine. Questo schema rappresenta una sintesi operativa completa, in grado di guidare i tecnici delle Agenzie nello svolgimento delle attività di misura in campo.

La rendicontazione ESG, Environmental, Social, Governance.

La rendicontazione ESG (Environmental, Social, Governance) è diventata una pratica fondamentale per le aziende di ogni settore, man mano che cresce la consapevolezza globale riguardo ai temi ambientali, sociali e di governance. In un mondo sempre più attento alla sostenibilità e alla responsabilità sociale, le imprese sono chiamate non solo a rispettare leggi e normative, ma anche a dimostrare un impegno concreto verso questi principi. La rendicontazione ESG fornisce agli stakeholder, tra cui investitori, dipendenti, clienti e regolatori, una panoramica chiara e trasparente su come l’azienda gestisce le proprie operazioni in relazione a questi aspetti. Utilizzare i dati per misurare e confrontare le iniziative ESG di un’azienda rispetto ai benchmark del settore e agli obiettivi prefissati è un passo fondamentale per comprendere il suo impatto complessivo e la sua sostenibilità nel lungo periodo. Questo articolo esplora come la rendicontazione ESG possa diventare uno strumento chiave per il processo decisionale aziendale, per la gestione dei rischi e per l’identificazione di opportunità di miglioramento, fornendo un quadro di riferimento completo per le imprese che vogliono orientarsi verso pratiche più sostenibili e responsabili.

Il concetto di ESG

Il concetto di ESG, che integra dimensioni ambientali, sociali e di governance all’interno di una valutazione complessiva delle performance aziendali, sta guadagnando sempre maggiore rilevanza nei contesti finanziari e industriali. La dimensione ambientale si riferisce all’impatto che l’azienda ha sul pianeta, comprese le sue politiche per ridurre le emissioni di gas serra, la gestione dei rifiuti e la conservazione delle risorse naturali. La dimensione sociale riguarda l’impatto delle operazioni aziendali sulle persone, come il benessere dei dipendenti, la sicurezza sul lavoro, la gestione della diversità e l’impegno nelle comunità locali. La governance, infine, si concentra sulle pratiche aziendali in termini di leadership, trasparenza, etica e compliance con le normative. La rendicontazione ESG consente di misurare ciascuna di queste dimensioni, utilizzando indicatori specifici e metodologie di valutazione che aiutano a monitorare i progressi verso gli obiettivi stabiliti.

La rendicontazione ESG è diventata una richiesta esplicita non solo da parte dei consumatori, ma anche degli investitori, che vedono nell’adozione di pratiche sostenibili un indicatore di gestione del rischio a lungo termine e di resilienza aziendale. La capacità di un’azienda di integrare efficacemente i principi ESG nelle proprie operazioni è vista come un fattore che può influire positivamente sulla sua performance finanziaria e sulla sua reputazione nel mercato. Le iniziative ESG possono infatti contribuire a migliorare l’efficienza operativa, ridurre i costi e attrarre investitori socialmente responsabili, creando un circolo virtuoso che beneficia l’azienda nel suo complesso. Tuttavia, per poter misurare e valutare con precisione l’efficacia di queste iniziative, è fondamentale disporre di dati chiari, pertinenti e comparabili che possano essere utilizzati per confrontare l’azienda con i benchmark del settore e gli obiettivi di sostenibilità.

La raccolta e l’analisi dei dati ESG

La raccolta e l’analisi dei dati ESG sono fondamentali per ottenere informazioni approfondite sulle performance dell’azienda e sui suoi progressi in relazione agli obiettivi di sostenibilità. Questi dati possono essere di natura quantitativa, come le emissioni di CO2, la percentuale di energie rinnovabili utilizzate o il tasso di diversità nel consiglio di amministrazione, oppure qualitativa, come le politiche aziendali in materia di diritti umani o le pratiche di governance etica. Le informazioni ottenute dai dati ESG devono essere analizzate con attenzione per identificare le aree in cui l’azienda sta eccellendo e quelle in cui potrebbero esserci margini di miglioramento. Inoltre, l’analisi dei dati ESG consente di confrontare l’azienda con i benchmark del settore, che forniscono un riferimento rispetto alle migliori pratiche e agli standard di sostenibilità adottati da altre organizzazioni nel medesimo campo.

I benchmark ESG

I benchmark ESG sono strumenti essenziali per comprendere la posizione di un’azienda rispetto ai concorrenti e al mercato globale. Questi benchmark possono essere basati su indicatori settoriali, come le emissioni di carbonio per unità di prodotto in un’industria specifica, o su standard globali come gli Obiettivi di Sostenibilità delle Nazioni Unite. L’adozione di benchmark permette di mettere in evidenza le performance relative dell’azienda e di stabilire obiettivi di miglioramento realistici e raggiungibili. Allo stesso tempo, i benchmark forniscono agli stakeholder una misura oggettiva per confrontare le performance ESG delle aziende e prendere decisioni informate in merito agli investimenti, alle collaborazioni e ad altre forme di impegno.

La capacità di un’azienda di allinearsi con gli obiettivi ESG del settore o con gli standard internazionali non solo migliora la sua reputazione, ma le permette anche di cogliere opportunità che potrebbero altrimenti essere trascurate. Ad esempio, le aziende che investono in pratiche ambientali sostenibili possono beneficiare di incentivi fiscali, riduzioni dei costi operativi e un miglior posizionamento sul mercato grazie all’apprezzamento da parte dei consumatori attenti all’ambiente. Inoltre, l’adozione di politiche sociali avanzate può migliorare la motivazione e la produttività dei dipendenti, ridurre il turnover e attrarre talenti che apprezzano l’impegno sociale dell’azienda. La governance forte, caratterizzata da un’alta trasparenza e da pratiche etiche, può rafforzare la fiducia degli investitori e dei clienti, migliorando la stabilità e la performance complessiva dell’azienda.

Oltre agli aspetti positivi, la rendicontazione ESG consente di evidenziare anche i rischi che potrebbero compromettere la sostenibilità e la redditività dell’azienda. Ad esempio, un’azienda che non adotta politiche adeguate di gestione dei rischi ambientali potrebbe trovarsi esposta a potenziali danni reputazionali, costi di conformità a normative più severe o sanzioni legali in caso di disastri ecologici. Allo stesso modo, una governance debole o l’assenza di pratiche etiche solide possono esporre l’azienda a scandali, perdite di fiducia da parte degli investitori e dei consumatori, e una valutazione finanziaria compromessa. La rendicontazione ESG permette di monitorare costantemente questi rischi e di intervenire tempestivamente per mitigarli, contribuendo a proteggere l’azienda da potenziali danni e a migliorare la sua resilienza a lungo termine.

La trasparenza è uno degli aspetti più rilevanti della rendicontazione ESG, poiché consente di fornire agli stakeholder un quadro chiaro delle pratiche aziendali. Gli investitori, ad esempio, possono utilizzare i dati ESG per valutare i rischi legati a una determinata azienda e decidere se investire o meno in essa. I consumatori, dal canto loro, sono sempre più inclini a preferire aziende che dimostrano un impegno concreto verso la sostenibilità e la responsabilità sociale. La trasparenza nella rendicontazione ESG contribuisce anche a rafforzare la fiducia nelle istituzioni aziendali e a promuovere una cultura di responsabilità e di attenzione alle generazioni future.

La rendicontazione ESG, pertanto, non si limita a soddisfare una mera esigenza normativa o di compliance. Essa rappresenta una leva strategica per le aziende, in grado di generare valore a lungo termine, migliorare la competitività e attrarre investimenti. Per essere efficace, tuttavia, deve essere basata su dati concreti, misurabili e comparabili, in grado di fornire insight utili per il processo decisionale e per il miglioramento continuo delle performance aziendali. Le aziende che adottano pratiche di rendicontazione ESG efficaci e integrate nelle loro strategie di business sono quelle che, probabilmente, riusciranno a navigare con successo le sfide del futuro e a cogliere le opportunità di un mondo sempre più attento alla sostenibilità e alla responsabilità sociale.

In conclusione, la rendicontazione ESG rappresenta una parte fondamentale della strategia aziendale moderna. Utilizzare i dati per misurare e confrontare le performance ESG di un’azienda con i benchmark del settore e gli obiettivi globali consente di prendere decisioni informate, di identificare aree di miglioramento e di valorizzare le opportunità di sostenibilità. Allo stesso tempo, offre agli stakeholder una visione chiara delle pratiche aziendali, contribuendo a rafforzare la fiducia e a migliorare la competitività dell’azienda nel lungo termine. In un contesto economico e sociale in continuo cambiamento, le aziende che sapranno adottare un approccio proattivo alla rendicontazione ESG saranno quelle più capaci di affrontare le sfide e di raggiungere il successo sostenibile nel futuro.

REDAZIONE PORTALECONSULENTI

5×1000: elenchi ammessi ed esclusi A.F. 2024 e permanente 2025

5×1000: elenchi ammessi ed esclusi A.F. 2024 e permanente 2025. La Direzione Generale per le Politiche del terzo settore e della responsabilità sociale delle imprese ha provveduto il 31 marzo 2025 alla pubblicazione dei seguenti elenchi:

  • elenchi degli enti ammessi ed esclusi al beneficio del cinque per mille A.F. 2024 di cui all’articolo 9, comma 1, del D.P.C.M. del 23 luglio 2020, aggiornati rispetto a quelli pubblicati in data 30 dicembre 2024 al fine di ricomprendervi tutti gli enti aventi titolo in quanto in possesso dei requisiti richiesti ai fini dell’utile accreditamento al cinque per mille alla data del 31 dicembre 2024;
  • elenco permanente 2025, di cui all’articolo 8, comma 2, del D.P.C.M. del 23 luglio 2020.

Si pubblica a seguire il Decreto del Capo Dipartimento per le politiche sociali, del terzo settore e migratorie n. 31 del 31 marzo 2025, di approvazione degli elenchi aggiornati degli enti ammessi ed esclusi al 5×1000 anno 2024, nonché dell’elenco permanente 2025, formati da InfoCamere S.C.p.A. mediante impiego dell’algoritmo approvato dall’Amministrazione con Decreto a firma del medesimo Capo Dipartimento n. 5 del 19 febbraio 2025:

Avviso del 30 dicembre 2024

Si pubblica a seguire il  Decreto del Capo Dipartimento per le politiche sociali, del terzo settore e migratorie n. 371 del 30 dicembre 2024 di approvazione degli elenchi degli enti ammessi ed esclusi al 5×1000 anno 2024, formati da Infocamere S.C.p.A. mediante impiego dell’algoritmo approvato dall’Amministrazione con Decreto a firma del medesimo Capo Dipartimento n. 369 del 20 dicembre 2024 sulla scorta delle seguenti regole.

Si attira l’attenzione sul fatto che l’amministrazione procederà alla pubblicazione di un elenco aggiornato di soggetti ammessi ed esclusi al beneficio del 5×1000 per l’anno 2024, al fine di tener conto di tutte quelle situazioni, rilevanti ai fini dell’ammissione al beneficio, delle quali alla data odierna, per via di procedimenti ancora in corso, non è possibile dare evidenza.

Fonte Ministero del lavoro

Parità di genere Linee guida attività di formazione

Decreto direttoriale n. 115/25. Linee guida per la programmazione e progettazione delle attività di formazione propedeutiche all’ottenimento della certificazione della parità di genere.

Il Ministero del lavoro ha adottato, con Decreto direttoriale n. 115, del 17 marzo 2025, le “Linee guida per la programmazione e progettazione delle attività di formazione propedeutiche all’ottenimento della certificazione della parità di genere” con l’obiettivo di stimolare la condivisione e la convergenza su alcuni elementi di contenuto e di contesto utili al processo di programmazione degli interventi.


DIPARTIMENTO PER LE POLITICHE DEL LAVORO, PREVIDENZIALI, ASSICURATIVE E PER LA SALUTE E LA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO DIREZIONE GENERALE DELLE POLITICHE ATTIVE DEL LAVORO, DEI SERVIZI PER IL LAVORO E DEGLI INCENTIVI ALL’OCCUPAZIONE

Il Direttore generale Massimo Temussi decreta che al fine di dare attuazione alle disposizioni di cui all’articolo 2, comma 2, del decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità del 18 gennaio 2024, sono adottate le “Linee guida per la programmazione e progettazione delle attività di formazione propedeutiche all’ottenimento della certificazione della parità di genere ai sensi dell’articolo 2, comma 2 del decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità del 18 gennaio 2024”, che costituiscono parte integrante del presente decreto (Allegato 1).

Allegato 1

Linee guida per la programmazione e progettazione delle attività di formazione propedeutiche all’ottenimento della certificazione della parità di genere ai sensi dell’articolo 2, comma 2 del decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità del 18 gennaio 2024

Premessa
1. Finalità delle Linee guida
1.1 Inquadramento normativo e programmatico
2. Ambiti tematici degli interventi formativi
I. Formazione introduttiva
II. Formazione sui temi delle 6 aree di kpi
III. Formazione sui temi specifici di copertura degli indicatori di kpi
3. Modalità attuative della formazione
3. Modalità procedurali

Fonte: Ministero del lavoro


Parità di genere Linee guida attività di formazione
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Gli sviluppi tecnologici e i nuovi problemi di salute mentale

Gli sviluppi tecnologici e i nuovi problemi di salute mentale: come influenzano i lavoratori

L’evoluzione tecnologica negli ultimi decenni ha trasformato radicalmente ogni aspetto della vita umana, con un impatto profondo e inevitabile sul mondo del lavoro. Dall’introduzione dei computer nelle attività quotidiane a quella delle intelligenze artificiali, dai sistemi automatizzati che facilitano processi produttivi a strumenti digitali che favoriscono la comunicazione, la tecnologia ha modificato non solo la modalità di svolgere le professioni, ma anche l’organizzazione del lavoro stesso. In questo contesto, emergono una serie di nuove sfide per i lavoratori, con l’acuirsi di problematiche legate alla salute mentale che non possono più essere ignorate.

Le aziende, grandi e piccole, si trovano oggi ad affrontare una doppia sfida: da un lato, devono integrarsi con le nuove tecnologie per non rimanere indietro e continuare a competere nel mercato globale; dall’altro, devono fare i conti con i rischi che queste stesse innovazioni comportano sul benessere psicologico dei propri dipendenti. La crescente dipendenza da strumenti digitali, la continua disponibilità dei lavoratori attraverso la comunicazione via mail, smartphone e piattaforme di messaggistica istantanea, così come le pressioni legate all’automazione e all’intelligenza artificiale, pongono nuove problematiche, alcune delle quali sono difficili da identificare e affrontare in modo efficace.

Questo articolo esplorerà come gli sviluppi tecnologici influenzano i lavoratori e quale impatto hanno sulla loro salute mentale. Dalla costante connessione che genera stress e ansia alla solitudine sempre più accentuata dai modelli di lavoro a distanza, dalle difficoltà di equilibrio tra vita professionale e personale alla paura di perdere il posto di lavoro a causa di tecnologie avanzate, vedremo come ogni aspetto della digitalizzazione possa influenzare la psicologia e il benessere di chi lavora. Inoltre, esploreremo le iniziative e le strategie che le aziende stanno adottando per supportare i propri dipendenti e tutelare la loro salute mentale in questo scenario in continuo cambiamento.

Con il rapido sviluppo di nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, il machine learning e l’automazione, il lavoro sta subendo un cambiamento epocale. Ma accanto ai benefici che queste innovazioni portano in termini di efficienza, produttività e nuove opportunità, ci sono anche costi nascosti che non vanno sottovalutati. I lavoratori, sempre più frequentemente, si trovano a dover fronteggiare nuove sfide psicologiche e emotive. La costante connettività, che era inizialmente vista come un vantaggio, si sta trasformando in un fardello: la separazione tra vita lavorativa e vita privata sta diventando sempre più sfumata, e i confini tra i due ambiti si fanno sempre più labili, alimentando stress, ansia e difficoltà nel mantenere un equilibrio psicologico sano.

Le nuove tecnologie, inoltre, stanno influenzando anche la natura delle professioni stesse. Il concetto di “lavoro stabile” è diventato sempre più incerto, con l’emergere di forme di occupazione più flessibili e meno sicure, come il lavoro freelance o le piattaforme di gig economy. Sebbene queste modalità possano sembrare più attraenti per alcuni lavoratori, offrendo maggiore autonomia e libertà, esse comportano anche incertezze economiche e la difficoltà di pianificare una carriera a lungo termine. Questo tipo di precarietà, unito alla costante pressione per rimanere aggiornati sulle nuove competenze tecnologiche, genera ansia e un senso di instabilità che ha un impatto diretto sul benessere psicologico.

L’uso intensivo della tecnologia sul posto di lavoro è strettamente legato anche al fenomeno del burnout. In un contesto in cui le aspettative sono elevate e la disponibilità a lavorare senza sosta viene incoraggiata, molti dipendenti si trovano a dover fare i conti con il sovraccarico cognitivo e la fatica mentale. La continua richiesta di prestazioni elevate, il multitasking incessante, la difficoltà nel disconnettersi dalla tecnologia anche dopo l’orario di lavoro, portano inevitabilmente ad un esaurimento delle risorse psicologiche del lavoratore.

Se da una parte l’automazione e l’intelligenza artificiale offrono soluzioni che aumentano l’efficienza e la produttività, dall’altra queste tecnologie pongono la questione della disoccupazione tecnologica. Molti lavoratori temono che le macchine possano sostituirli, riducendo drasticamente il numero di posti di lavoro disponibili, in particolare nei settori più tradizionali. La paura di essere sostituiti da un algoritmo o da una macchina intelligente ha un impatto devastante sulla salute mentale, generando sentimenti di inadeguatezza e frustrazione. Questo clima di incertezza è ulteriormente alimentato dalle rapidi trasformazioni che interessano il mercato del lavoro, dove l’adattamento alle nuove tecnologie non è sempre immediato né facile, e dove il rischio di essere lasciati indietro è molto concreto.

Inoltre, l’introduzione di tecnologie come il lavoro da remoto e le comunicazioni digitali ha trasformato la socialità all’interno dei luoghi di lavoro. Sebbene questi strumenti abbiano permesso a molte persone di continuare a lavorare durante situazioni difficili come la pandemia di COVID-19, l’isolamento sociale e la riduzione delle interazioni fisiche tra colleghi hanno portato ad un aumento della solitudine. La mancanza di supporto sociale diretto, che in molti casi veniva fornito dalle interazioni quotidiane in ufficio, ha contribuito ad aumentare i sentimenti di disconnessione e depressione tra i lavoratori.

Non va dimenticato che gli sviluppi tecnologici, pur creando nuove opportunità, comportano anche sfide relative alla protezione dei dati e alla privacy. Con l’avvento dell’era digitale, il rischio di cyberattacchi, furti di dati e violazioni della privacy è aumentato esponenzialmente, e i lavoratori, spesso inconsapevoli dei rischi, si trovano a dover affrontare anche il peso della gestione della propria sicurezza online. Questo crea ulteriori livelli di stress, che si sommano alle difficoltà già esistenti, minando ulteriormente il benessere psicologico dei lavoratori.

Le aziende stanno rispondendo a queste problematiche in modi diversi, ma un punto in comune è l’accentuata attenzione al benessere psicologico e alla salute mentale dei dipendenti. In un mondo del lavoro sempre più influenzato dalla tecnologia, le organizzazioni sono chiamate a fornire supporto, a promuovere un ambiente di lavoro sano e a implementare politiche che favoriscano il benessere psicologico. Alcune aziende hanno adottato pratiche come la consulenza psicologica online, l’offerta di corsi di gestione dello stress e della resilienza, la promozione di pause regolari durante la giornata lavorativa, e l’adozione di politiche di disconnessione che aiutano i dipendenti a separare il lavoro dalla vita privata.

Il futuro del lavoro sarà inevitabilmente influenzato dalla tecnologia, ma sarà compito delle aziende e delle istituzioni trovare un equilibrio tra i benefici che la tecnologia porta e i potenziali rischi per la salute mentale dei lavoratori. La chiave per affrontare le sfide emergenti sarà, senza dubbio, un’attenzione più grande verso il benessere psicologico dei dipendenti, così come la creazione di ambienti di lavoro più inclusivi, flessibili e sostenibili.

Secondo una nuova ricerca dell’EU-OSHA, gli sviluppi tecnologici e i nuovi problemi di salute mentale hanno un impatto sui lavoratori. Le innovazioni, come l’uso delle energie rinnovabili nei trasporti e nelle tecnologie basate sui campi elettromagnetici, offrono opportunità, ma comportano anche rischi connessi alla salute e alla sicurezza sul lavoro, quali ustioni, elettrocuzione e stress termico. Inoltre,l’eco-ansia, una reazione emotiva negativa alla crisi ambientale dei cambiamenti climatici, è una nuova sfida per la salute mentale che incide anche sul benessere dei lavoratori.

REDAZIONE PORTALECONSULENTI

Rapporto mondiale sui salari

L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) ha pubblicato, in data 24 marzo 2025, il “Rapporto mondiale sui salari 2024–25: Le tendenze dei salari e delle disuguaglianze salariali in Italia e nel mondo”.

Il Rapporto mondiale sui salari viene pubblicato con cadenza biennale dall’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL). L’azione dell’OIL in materia di diseguaglianze salariali s’inserisce nel quadro dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile (Obiettivo 10) delle Nazioni Unite che mira a ridurre le disuguaglianze sia all’interno dei singoli paesi che a livello globale.

L’edizione 2024-25 del rapporto analizza le tendenze dei salari a livello globale, regionale e nazionale, aggiornando i dati sugli andamenti salariali negli anni 2023 e 2024 (Parte I);  esaminando la situazione delle disuguaglianze salariali a livello globale, regionale e nazionale, così come l’evoluzione delle disuguaglianze salariali durante il primo quarto del XXI secolo (Parte II); e proponendo una serie di implicazioni riguardo l’adozione di politiche mirate ed efficaci per ridurre le disuguaglianze (Parte III). Il Rapporto evidenzia una ripresa nella crescita dei salari reali a livello globale a partire dal 2022. Nonostante questi segnali positivi, i salari reali di molti paesi non hanno tuttavia ancora recuperato la perdita di potere d’acquisto causata dalla crisi del costo della vita. Il Rapporto traccia una tendenza globale alla riduzione delle disuguaglianze salariali, con diminuzioni osservate dall’inizio degli anni 2000 in circa due terzi dei paesi analizzati. Le disparità retributive continuano a restare significative. Le lavoratrici sono particolarmente penalizzate in quanto continuano ad essere sovrarappresentate nei lavori a bassa retribuzione, con un divario salariale di genere persistente. Infine, l’analisi empirica mostra come i lavoratori autonomi, che rappresentano una quota rilevante della forza lavoro dei paesi a basso e medio reddito,  siano spesso collocati nelle fasce di reddito più basse. La contabilizzazione di questa categoria di lavoratori produce una disuguaglianza complessiva più accentuata dei redditi da lavoro.

Partendo da un’analisi dettagliata dei dati raccolti per la predisposizione del Rapporto mondiale, questa nota analizza le tendenze salariali e delle diseguaglianze in Italia. Questi dati mostrano che i salari reali sono diminuiti nel 2022 e 2023, tornando a crescere solo nel 2024. Come nella maggior parte degli altri paesi, l’aumento registrato nell’ultimo anno non è stato tuttavia sufficiente a compensare le perdite subite durante il periodo di alta inflazione. Inoltre, a differenza della maggior parte dei paesi del G20, l’Italia si distingue per una dinamica salariale negativa nel lungo periodo, con salari reali inferiori a quelli del 2008. In termini di diseguaglianze, l’Italia presenta un livello di disparità salariale inferiore alla media dei paesi ad alto reddito, con una maggiore disuguaglianza nella parte superiore della distribuzione salariale. In contrasto con la tendenza globale, la disuguaglia salariale media in Italia è tuttavia rimasta pressoché invariata durante il periodo 2006-2018 a causa della compensazione tra la riduzione delle diseguaglianze nella parte superiore e l’aumento tra quelle della fascia salariale più bassa.

Fonte: sito ilo.org

 

Rapporto mondiale sui salari 2024-2025 in Italia e nel mondo Le tendenze dei salari e delle disuguaglianze salariali in Italia e nel mondo
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