MOLESTIA E VIOLENZA SUL LUOGO DI LAVORO

Ri-conoscere per prevenire i fenomeni di molestia e violenza sul luogo di lavoro

I Comitati unici di garanzia contribuiscono all’attuazione del protocollo di intesa per la prevenzione e il contrasto di violenze e molestie nei luoghi di lavoro, sottoscritto con i Dipartimenti per la Funzione pubblica e Pari opportunità, attraverso azioni a supporto dell’informazione e formazione del personale oltre che non iniziative di vario genere descritte nel protocollo.

Una delle preliminari azioni è fornire al personale informazioni che, seppur di carattere generale, possono essere d’aiuto nel riconoscere i fenomeni e individuare gli interlocutori cui rivolgersi. Prodotto: Opuscolo Edizioni Inail – 2021

Le molestie e le violenze di tipo sessuale sono però solo un aspetto del
problema, che riguarda una casistica molto più vasta, tra cui le molestie
psicologiche e quelle fisiche.

La pandemia da Covid-19, che ha imposto a molti lavoratori, tra cui circa il 90%
dei dipendenti delle amministrazioni centrali, e oltre il 70% delle Regioni, di
lavorare da casa, ha incrementato il rischio della violenza di genere tra le mura
domestiche, che si somma a quello sul luogo di lavoro, non annullato dal
lockdown, durante il quale può essere aumentato il rischio della molestia
psicologica.

Pertanto, è oggi quanto mai importante potenziare la comunicazione su tale
tematica sensibilizzando tutti i lavoratori.

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Monitoraggio sugli operatori sanitari

Monitoraggio sugli operatori sanitari risultati positivi a COVID-19

Monitoraggio sugli operatori sanitari risultati positivi a COVID-19 dall’inizio dell’epidemia fino al 30 aprile 2020: studio retrospettivo in sette regioni italiane.

INAIL Marzo 2021

INAIL – Dipartimento di Medicina, Epidemiologia, Igiene del Lavoro e Ambientale:
Sergio Iavicoli, Giuliana Buresti, Diana Gagliardi, Marta Petyx, Bruna Maria
Rondinone, Emiliano Seri.
Istituto Superiore di Sanità: Fortunato “Paolo” D’Ancona, Flavia Riccardo, Patrizio Pezzotti

L’emergenza sanitaria correlata alla pandemia da SARS-CoV-2 oltre ad aver determinato
una perdita insanabile di vite umane, rappresenta una situazione di emergenza globale,
sociale e del lavoro.
L’Inail, nell’ambito delle diverse funzioni assicurativa, riabilitativa, prevenzionale
e di ricerca, ha messo in atto una serie di iniziative con l’obiettivo di garantire una
tutela globale della salute e della sicurezza dei lavoratori anche in questo momento
emergenziale.
Il presente documento affronta il tema del contagio tra gli operatori sanitari e fotografa
la prima fase dell’epidemia – dall’inizio fino a fine aprile 2020 – in cui la comparsa di un
agente virale e di una patologia del tutto nuovi e sconosciuti hanno determinato serie
difficoltà per il sistema sanitario in termini di diagnosi, tracciamento e trattamento dei
casi.
Il personale sanitario, fin dall’inizio, ha svolto un ruolo cruciale nella gestione
dell’epidemia, sia perché ha dovuto affrontare in prima linea la cura dei pazienti infetti
con il conseguente maggior rischio a cui è esposto, sia perché ha dovuto assicurare la
piena implementazione delle misure di prevenzione e controllo per il contenimento del
contagio.
Tali elementi hanno fatto sì che l’inizio dell’epidemia sia stato caratterizzato da un’elevata
diffusione di contagi tra gli operatori sanitari, con percentuali rispetto ai casi registrati
nella popolazione generale molto elevate e che solo dopo svariate settimane hanno
fatto registrare una riduzione, fino ad un assestamento della percentuale intorno al
3-4%.
Tale riduzione della curva dei contagi potrebbe essere dovuta, oltre che in generale
al miglioramento delle conoscenze in tale ambito e ad un’accresciuta consapevolezza,
anche ad un potenziamento delle politiche di testing e ad una più mirata attuazione
delle misure di prevenzione e protezione, anche sulla base delle evidenze scientifiche
che si sono andate consolidando.
A partire da gennaio 2021, si è aggiunto progressivamente l’effetto benefico derivante
dalla campagna vaccinale, che ha contribuito a ridurre ulteriormente l’incidenza tra
gli operatori sanitari, rafforzando quindi il ruolo della vaccinazione di massa quale via
d’uscita dalla pandemia.

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RIPRESA DEL LAVORO NELLE AZIENDE NON SANITARIE

PICCOLA GUIDA ALLA RIPRESA DEL LAVORO NELLE AZIENDE NON SANITARIE O
SOCIO-SANITARIE IN EMERGENZA COVID-19. ATS MILANO

su indicazioni del protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e
il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro del 24.4.2020 e delle circolari del Ministero della Salute

◊ INFORMAZIONE GENERALE
◊ MODALITA’ INGRESSO IN AZIENDA
◊ ACCESSO IN AZIENDA FORNITORI ESTERNI
◊ PULIZIA /SANIFICAZIONE AMBIENTI DI LAVORO
◊ PRECAUZIONI DI IGIENE PERSONALE
◊ DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI
◊ GESTIONE SPAZI COMUNI
◊ SORVEGLIANZA SANITARIA E MEDICO COMPETENTE
◊ EFFETTUAZIONE TEST SIEROLOGICI E ANTIGENICI RAPIDI

Le attività economiche e produttive devono essere svolte nel rispetto dei protocolli condivisi e delle linee guida, approvate dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, aggiornate il 8 ottobre 2020, allegate al DPCM 14 gennaio 2021.

Tutti i lavoratori devono essere informati sulle misure precauzionali adottate dall’azienda tramite distribuzione di opuscoli o per affissione di manifesti

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COVID-19 Weekly

Epidemiological Update

Data as received by WHO from national authorities, as of 21 February 2021, 10 am CET

The number of global new cases reported continues to fall for the sixth consecutive week, with 2.4 million new cases last week, a 11% decline compared to the previous week (Figure 1).

The number of new deaths also continued to fall for the past three weeks, with nearly 66 000 new deaths reported last week, a 20% decline as compared to the previous week.

A total of four out of six WHO regions reported declines in new cases (Table 1), with only South-East Asia and the Eastern Mediterranean regions showing a small 2% and 7% increase, respectively.

The Americas continue to see the greatest drops in absolute numbers of cases. Meanwhile, the number of new deaths declined in all regions apart from the Western Pacific (6% increase).

WHO relies on the Strategic Advisory Group of Experts on Immunization (SAGE) to issue policy recommendations on COVID-19 vaccination to Members States. Through an established methodological process rooted in evidence-based medicine, and with the support of a dedicated COVID-19 vaccine working group,

SAGE has issued three sets of interim recommendations to date, covering: the Pfizer- BioNTech BNT162b2 vaccine , the Moderna mRNA-1273 vaccine , and the AstraZeneca – Oxford University AZD1222 vaccine.

The last of these reviews examined AstraZeneca core clinical data from the Phase 1-3 clinical trials. The WHO interim recommendations that ensued apply to AZD1222 (named generically as ChAdOx1-S [recombinant]) vaccine against COVID-19, developed by Oxford University (United Kingdom) and AstraZeneca, as well as to ChAdOx1-S [recombinant]) vaccines against COVID-19 produced by other manufacturers.

These include the Serum Institute of India and SK Bioscience (South Korea), both of which rely on the AstraZeneca core clinical data and have demonstrated equivalence in their regulatory review. It will be the responsibility of regulatory bodies and WHO’s Emergency Use Listing (EUL) process to ensure that products emerging from different manufacturing facilities are equivalent.

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Ripresa lavoro aziende

PICCOLA GUIDA ALLA RIPRESA DEL LAVORO NELLE AZIENDE NON SANITARIE O
SOCIO-SANITARIE IN EMERGENZA COVID-19. ATS MILANO

su indicazioni del protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e
il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro del 24.4.2020 e delle circolari del Ministero della Salute

MISURE GENERALI DI PREVENZIONE

INFORMAZIONE GENERALE
MODALITA’ INGRESSO IN AZIENDA
ACCESSO IN AZIENDA FORNITORI ESTERNI
PULIZIA /SANIFICAZIONE AMBIENTI DI LAVORO
PRECAUZIONI DI IGIENE PERSONALE
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI
GESTIONE SPAZI COMUNI
SORVEGLIANZA SANITARIA E MEDICO COMPETENTE
EFFETTUAZIONE TEST SIEROLOGICI E ANTIGENICI RAPIDI

Le attività economiche e produttive devono essere svolte nel rispetto dei protocolli condivisi e delle linee guida, approvate dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, aggiornate il 8 ottobre 2020, allegate al DPCM 14 gennaio 2021.

Tutti i lavoratori devono essere informati sulle misure precauzionali adottate dall’azienda tramite distribuzione di opuscoli o per affissione di manifesti.

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Covid Piano strategico

Covid Piano strategico

Accordo, ai sensi dell’articolo 4, comma 1, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sul documento «Piano strategico-operativo nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale (PanFlu 2021-2023)». (Rep. Atti n. 11/CSR del 25 gennaio 2021).

Sia i virus di tipo A che, in minor misura, quelli di tipo B, riproducendosi tendono a mutare e ogni anno accumulano piccole mutazioni (cosiddetti drift), che rendono conto della ricorrenza delle epidemie stagionali (nella stagione fredda, l’influenza ritorna e trova una popolazione suscettibile più o meno ampia) e della necessità di aggiornare il vaccino in base al ceppo mutato.

Quando un virus influenzale di tipo A va incontro a una mutazione maggiore (cosiddetto shift), allora, trattandosi di un virus totalmente nuovo, trova una popolazione umana del tutto suscettibile e quindi è in grado di provocare una pandemia di rilevanti dimensioni. È quanto è accaduto con la pandemia spagnola (dovuta a un virus di tipo A, sottotipo H1N1) nel 1918, con l’asiatica (sottotipo H2N2) nel 1957, e con la Hong Kong (sottotipo H3N2) nel 1968.

Nel 2009, poi, un virus A di sottotipo H1N1 ma di origine suina è passato all’uomo, cominciandosi a diffondere in maniera efficiente, e causando una pandemia non particolarmente grave. In genere, i virus influenzali pandemici originano a seguito di un passaggio di specie dall’animale all’uomo, o direttamente dai volatili o tramite i suini, che hanno recettori sia per i virus aviari che umani.

A seguito della diffusione iniziata sul finire del 2003 di un virus aviario di tipo A sottotipo H5N1 (un ceppo virale che ha causato alcune centinaia di casi umani sporadici senza però riuscire a trasmettersi efficientemente da persona a persona), nel 2005 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha raccomandato agli Stati Membri di mettere a punto e aggiornare costantemente un Piano Pandemico per i virus influenzali.

Nasce così il Piano Pandemico italiano del 2006 (Accordo Conferenza permanente Stato Regioni e Province Autonome Rep.n.2479 del 9 Febbraio 2006), che va sostanzialmente a sostituire il “Piano italiano multifase d’emergenza per una pandemia influenzale” del 2002 (Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 72 del 26 marzo 2002).

Il concreto rischio di comparsa di nuovi ceppi pandemici di virus influenzali ha indotto l’OMS a stimolare i Paesi membri a preparare piani di risposta a possibili pandemie influenzali dalla fine degli anni Novanta. Il nostro Paese ha prodotto un piano pandemico anti influenza nel 2002 e uno successivo nel 2006.

Nel corso del 2020, è accaduto un evento molto raro. Se è vero, infatti, che le pandemie influenzali prima o poi si verificano anche se in termini temporali del tutto imprevedibili, sul finire del 2019 è emerso in Cina un virus diverso da quello influenzale, un nuovo coronavirus.

Sebbene altri coronavirus, di origine animale, SARS-CoV e MERS-CoV avessero causato epidemie umane, per la prima volta un coronavirus è stato in grado di determinare un evento pandemico protratto con milioni di casi e di decessi.

Il virus SARS-CoV, causa della malattia SARS (Sindrome Respiratoria Acuta Grave – Severe Acute Respiratory Syndrome), aveva già fatto la sua comparsa nel 2002-2003 in Cina, causando focolai epidemici in Paesi dell’Estremo Oriente e a Toronto, ma era stato contenuto ed eradicato grazie a pronte misure quarantenarie.

Rispetto al virus SARS-CoV, il contenimento dell’attuale SARS-CoV-2, il virus che causa COVID-19, si è dimostrato di difficile attuazione per due motivi diversi: 1) i casi di SARS erano in gran parte gravi e quindi facilmente identificabili, mentre SARS-CoV-2 è più frequente causa di casi asintomatici o paucisintomatici; 2) il picco di contagiosità della SARS avveniva circa una settimana dopo la comparsa dei sintomi (quindi si faceva in tempo a isolare i pazienti prima che diventassero contagiosi), mentre per SARS-CoV-2 coincide con la comparsa dei sintomi o addirittura li anticipa.

Inoltre, SARS-CoV-2 è un virus completamente diverso da quello dell’influenza, anche se il suo comportamento in termini di dinamica epidemica, potenzialità pandemiche, e conseguenze cliniche nei casi gravi ricorda quello delle influenze pandemiche, condividendo il tropismo per l’apparato respiratorio, anche se con una tendenza ad un maggior interessamento delle basse vie respiratorie (sul piano clinico, poi, il coronavirus ha delle specificità che non affrontiamo in questa sede).

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