Rischio da Sovraccarico Biomeccanico

La valutazione strumentale e in tempo reale del rischio da Sovraccarico Biomeccanico. Le reti di sensori indossabili e gli algoritmi di intelligenza artificiale offrono la possibilità di stimare accuratamente e in tempo reale il rischio biomeccanico nelle attività di movimentazione manuale dei carichi eseguite senza e con l’ausilio di tecnologie robotiche collaborative (HRC).

Documento INAIL 2023. Pubblicazione realizzata da Inail Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale.

Questa monografia è stata realizzata con l’intento di rendere fruibili i risultati delle attività di ricerca svolte dal Laboratorio di ergonomia e fisiologia (LEF) del Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila) sul tema della valutazione strumentale del rischio da sovraccarico biomeccanico nelle attività di movimentazione manuale dei carichi.

Sebbene molte considerazioni sul tema fossero già in essere negli ultimi anni dello scorso secolo, il LEF, diretto dal Dott. Francesco Draicchio fino al giugno 2023 e attualmente dal Dott. Vincenzo Molinaro, si occupa di questo tema con continuità dai primi anni duemila a tutt’oggi.

LEF

Nello specifico, i ricercatori e tecnici del LEF hanno esplorato la possibilità di quantificare il rischio biomeccanico attraverso l’uso di tecnologie per il monitoraggio del movimento umano e di algoritmi sempre più performanti.

Le tecnologie sono diventate nel tempo sempre più mature e pronte per un utilizzo sul campo grazie al processo di miniaturizzazione che le ha rese indossabili, senza cavi e con peso e dimensioni ridotti, mentre i più recenti protocolli di comunicazione dati e gli algoritmi propri dell’intelligenza artificiale hanno conferito a questi dispositivi la capacità di stimare il rischio con precisione, accuratezza e in tempo reale.

La valutazione quantitativa

La valutazione quantitativa del livello di rischio in tempo reale si è resa ancora più necessaria con la quarta rivoluzione industriale che sta determinando un popolamento sempre più significativo nei luoghi di lavoro di tecnologie robotiche collaborative, rendendo, di fatto, ibrida la attuale società del lavoro.

La necessità di governare e controllare con criterio l’interazione tra il lavoratore umano e il collega robot ha aperto nuove sfide all’interno della comunità scientifica, fra le quali è cruciale la possibilità di conferire ai robot un comportamento modulabile e controllabile in base alle reali esigenze e necessità del lavoratore.

Inoltre, la misura del livello di rischio in tempo reale sta permettendo di progettare e sviluppare appropriati sistemi di feedback vibrotattili, visivi e acustici per il lavoratore, in grado di informarlo sulla eventuale necessità di modificare l’esecuzione dell’attività lavorativa al fine di ridurre il rischio stesso, costituendo uno strumento di formazione sul campo e di miglioramento della percezione del rischio.

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ULTRASUONI

Indicazioni operative per la prevenzione del rischio da Agenti Fisici ai sensi del Decreto Legislativo 81/08 ULTRASUONI.

Coordinamento Tecnico per la sicurezza nei luoghi di lavoro delle Regioni e delle Province autonome Gruppo Tematico Agenti Fisici

EFFETTI SULLA SALUTE E SORVEGLIANZA SANITARIA
METODICHE E STRUMENTAZIONE PER LA MISURA DEGLI ULTRASUONI
VALUTAZIONE DEL RISCHIO
GESTIONE DEL RISCHIO
VIGILANZA ED ASPETTI MEDICO LEGALI

Cosa sono gli ultrasuoni e quali sorgenti si trovano negli ambienti di lavoro?

Gli ultrasuoni (US) sono onde acustiche ed al pari del rumore e degli infrasuoni sono oggetto, tra gli altri agenti fisici, del Titolo VIII del D.Lgs. 81/08. Gli US sono caratterizzati da frequenze al di sopra del limite superiore di udibilità per l’orecchio umano.

Questo limite, soggettivo e variabile con l’età, è compreso nell’intervallo 16 kHz – 20 kHz. Le onde acustiche in questo intervallo di frequenze possono essere considerate “rumore” in presenza di uno spettro continuo di emissione a frequenze inferiori a 20 kHz, in tal caso può essere opportuno fare riferimento alle disposizioni del Capo II del Titolo VIII del D.Lgs. 81/08 dedicato al rumore; al contrario, in presenza di emissioni per lo più tonali a frequenze superiori a 16 kHz, si possono considerare “ultrasuoni” e può essere opportuno fare riferimento alle indicazioni operative riportate nel presente
documento dedicato agli US.

Le onde acustiche sono onde meccaniche che, in quanto tali, richiedono un mezzo fisico per la loro propagazione. Le particelle del mezzo vengono messe in oscillazione attorno alla loro posizione di equilibrio e tali oscillazioni sono una perturbazione meccanica che si propaga nel mezzo trasportando energia e non materia.

Quando l’oscillazione delle particelle avviene lungo la direzione di propagazione dell’onda (onda longitudinale), si generano compressioni e rarefazioni del mezzo e l’onda ha le caratteristiche di un’onda di pressione.

La pressione, la cui unità di misura è il pascal (Pa), è pertanto, una grandezza fisica rilevante per descrivere gli US.

Nei fluidi (liquidi e gas) l’onda acustica può essere solo longitudinale, mentre nei solidi elastici possono propagarsi anche onde trasversali, caratterizzate da una oscillazione delle particelle ortogonale alla direzione di propagazione dell’onda. In questo caso la grandezza fisica rilevante è lo sforzo di taglio (“shear stress”), la cui unità di misura è comunque la stessa della pressione, il pascal. Per quanto riguarda i tessuti che costituiscono il corpo umano, le onde trasversali possono propagarsi essenzialmente nei tessuti duri quali le ossa, mentre nei tessuti molli, dotati di un basso modulo di taglio, si propagano prevalentemente le onde longitudinali di pressione.

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Il rischio di esposizione a legionella

Rischio di esposizione a legionella IN AMBIENTI DI VITA E DI LAVORO

CHE COS’È LA LEGIONELLOSI?

Con il termine ‘legionellosi’ vengono indicate le forme morbose causate da batteri appartenenti al genere Legionella.

Questi furono isolati per la prima volta nel 1976 in occasione di un’epidemia di polmoniti che si verificò a Philadelphia nel corso di un convegno di ex combattenti dell’American Legion.

Al microrganismo responsabile dei 221 casi di pneumopatie e di 34 decessi venne dato il nome di Legionella pneumophila e la malattia da esso causata venne denominata ‘Malattia dei Legionari’.

forma più grave della malattia

Questa è la forma più grave della malattia che si manifesta con febbre alta, tosse ed un quadro polmonare non distinguibile da altre forme di polmoniti batteriche o atipiche (letalità del 10 – 15% che, nei casi nosocomiali, può arrivare fino al 30 – 50%). La ‘Febbre di Pontiac’ è una forma lieve di legionellosi, senza interessamento polmonare, con un’evoluzione benigna della malattia anche in assenza di trattamento antibiotico.

La legionellosi è una malattia sottoposta a sorveglianza speciale da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità, della Comunità europea (European Legionnaires’ Disease Surveillance Network, ELDSNet) e dell’Istituto superiore di sanità presso il quale è istituito il Registro nazionale dei casi di legionellosi.

Secondo i dati dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) relativi a 27 Paesi europei, nel 2020 sono stati notificati un totale di 8.372 casi di legionellosi, di cui il 72% segnalati da quattro paesi europei con l’Italia al primo posto seguita da Spagna, Francia e Germania.

infezioni

La famiglia delle Legionellaceae comprende un solo genere Legionella con attualmente 66 specie di cui L. pneumophilaè quella più frequentemente isolata, essendo responsabile del 95% delle infezioni in Europa e dell’85% nel mondo; altre specie di interesse clinico sono L. micdadei, L. dumoffii, L. bozemanii, L. gormanii, L. anisa e L. longbeachae.

COME SI TRASMETTE LA LEGIONELLOSI?
VALUTAZIONE E GESTIONE DEL RISCHIO DI ESPOSIZIONE A LEGIONELLA SPP
LA DIRETTIVA (UE) 2020/2184

Rischio di esposizione a legionella IN AMBIENTI DI VITA E DI LAVORO
Rischio di esposizione a legionella IN AMBIENTI DI VITA E DI LAVORO

Rischio stress lavoro-correlato

Questioni aperte nella rilevazione del rischio stress lavoro-correlato

di Angelo Avarello, Tiziana Fanucchi

SOMMARIO:

1. L’Accordo quadro europeo 8 ottobre 2004 sullo stress lavoro-correlato. – 2. Cosa s’intende per stress lavoro-correlato?. – 3. La lettera circolare 18 novembre 2010 sulla valutazione del rischio da stress lavoro-correlato. – 4. Questioni aperte sugli indicatori del rischio stress lavoro-correlato. – 5. Note conclusive.

L’Accordo quadro europeo dell’8 ottobre 2004 rappresenta uno degli ultimi passi di un percorso, intrapreso dall’Unione Europea da più di tre decenni, che ha come obiettivo l’accrescimento della salvaguardia della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

I primi riferimenti, infatti, si possono fare risalire già al Programma di azione delle Comunità europee in materia di sicurezza e salute sul luogo di lavoro (C165) per gli anni 1978-19821.

Già allora la Commissione aveva messo in evidenza l’importanza di tenere in considerazione come «tutti gli agenti chimici, fisici, meccanici, biologici e i fattori psico-sociali collegati al lavoro devono poter essere individuati in tempo utile, previsti e controllati in maniera adeguata al fine di evitare eventuali danni alla salute o gravi pregiudizi per la sicurezza».

In tal senso la sicurezza del lavoratore non era riferita solo ai rischi fisici, chimici e biologici, ma doveva essere estesa anche a quelli di natura psicosociale. In Italia, come fa notare Lazzari , in mancanza di una normativa specifica, i problemi connessi ai rischi psicosociali, sia pur con tutti i limiti, sono stati affrontati con l’articolo 2087 del codice civile, soprattutto per le questioni legate al mobbing.

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Norma: IEC 31010:2019

Guida alle tecniche di valutazione del rischio ELENCO/SCELTA Norma: IEC 31010:2019.
A cura dell’ufficio Ambiente Salute e Sicurezza Uilm Nazionale. Versione Maggio 2021 Rev. 0

Il Documento, estratto dal progetto 2018 della norma e dall’allegato informativo A, illustra le “Tecniche di Valutazione del Rischio“: dalle definizioni delle fasi del processo di VR, alle tecniche / metodi e la scelta opportuna in relazione:
alle fasi del processo
ai fattori del processo.

Questa norma internazionale serve all’applicazione della Norma ISO 31000 e fornisce una guida per la scelta e l’applicazione delle tecniche sistematiche per la valutazione del rischio.

La valutazione del rischio effettuata in conformità a questa norma rientra nell’ambito più ampio della gestione dei rischi.

In questa Norma si presenta l’applicazione di diverse tecniche, con riferimento specifico ad altre norme internazionali dove il concetto e l’applicazione delle singole tecniche sono descritte in maggior dettaglio.

La seconda edizione del 2019 annulla e sostituisce la prima edizione pubblicata nel 2009.

Questa edizione costituisce una revisione tecnica. Questa edizione include le seguenti modifiche significative rispetto alla precedente edizione:
maggiori dettagli sul processo di pianificazione, implementazione, verifica e convalida dell’uso delle tecniche;
il numero e il campo di applicazione delle tecniche sono stati aumentati;
i trattati nella norma ISO 31000 non sono più riportati in questa norma.

Data di pubblicazione: 3.06.2019. Comitato Tecnico: CT 56

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RISCHIO CUMULATIVO

GLI ASPETTI METODOLOGICI DEL RISCHIO CUMULATIVO

Elementi metodologici per una valutazione del rischio associato all’esposizione a contaminanti multipli, con particolare riferimento alla popolazione residente in aree di particolare rilevanza ambientale

Report SNPA n. 18/2021

Il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) è operativo dal 14 gennaio 2017, data di entrata in vigore della Legge 28 giugno 2016, n.132 “Istituzione del Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente e disciplina dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale”.

Esso costituisce un vero e proprio Sistema a rete che fonde in una nuova identità quelle che erano le singole componenti del preesistente Sistema delle Agenzie Ambientali, che coinvolgeva le 21 Agenzie Regionali (ARPA) e Provinciali (APPA), oltre a ISPRA.

La legge attribuisce al nuovo soggetto compiti fondamentali quali attività ispettive nell’ambito delle funzioni di controllo ambientale, monitoraggio dello stato dell’ambiente, controllo delle fonti e dei fattori di inquinamento, attività di ricerca finalizzata a sostegno delle proprie funzioni, supporto tecnico-scientifico alle attività degli enti statali, regionali e locali che hanno compiti di amministrazione attiva in campo ambientale, raccolta, organizzazione e diffusione dei dati ambientali che, unitamente alle informazioni statistiche derivanti dalle predette attività, costituiranno riferimento tecnico ufficiale da utilizzare ai fini delle attività di competenza della pubblica amministrazione.

Attraverso il Consiglio del SNPA, il Sistema esprime il proprio parere vincolante sui provvedimenti del Governo di natura tecnica in materia ambientale e segnala al MiTE e alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano l’opportunità di interventi, anche legislativi, ai fini del perseguimento degli obiettivi istituzionali.

Tale attività si esplica anche attraverso la produzione di documenti, prevalentemente Linee Guida o Report, pubblicati sul sito del Sistema SNPA e le persone che agiscono per suo conto non sono responsabili per l’uso che può essere fatto delle informazioni contenute in queste pubblicazioni.

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REPORT | SNPA 18/2021

Elementi metodologici per una valutazione del rischio associato all’esposizione a contaminanti multipli, con particolare riferimento alla popolazione residente in aree di particolare rilevanza ambientale