Reddito di cittadinanza nel triennio 2019-2021

È debole l’attaccamento al mercato del lavoro dei beneficiati del reddito di cittadinanza.

L’analisi dell’Inps condotta sui percettori nel trimestre aprile-giugno 2019 ha evidenziato che, su 100 soggetti beneficiari del Rdc, quelli “teoricamente occupabili” sono poco meno di 60, di cui 15 non sono mai stati occupati, 25 lo sono stati in passato, e meno di 20 sono ready to work (hanno posizione contributiva recente, in molti casi NASpI e part-time).

È una delle evidenze più significative del paper “I primi tre anni di reddito e pensione di cittadinanza. Analisi 2019-2021”, che sembra confermare la necessità di ripensare l’istituto come strumento di politica attiva del lavoro, anche in considerazione del suo costo: complessivamente sono stati spesi 18,83 miliardi per finanziare un assegno mensile medio (nel triennio) di 577 euro a 2.559.211 persone nel 2019, oltre 3.521.232 nel 2020 e quasi 3.747.474 mila nel 2021. I nuclei con disabili sono il 20%, quelli monocomponenti il 31%,

L’analisi ha evidenziato che circa il 70% dei nuclei beneficiari nel corso del 2019 ancora fruisce dell’ammortizzatori a fine 2021. Sei nuclei su dieci hanno percepito più di 18 mensilità.

La persistenza dei beneficiari sembra essere legata soprattutto alla nazionalità del richiedente, alla composizione del nucleo, all’area geografica di residenza, a indicatori economici. In particolare, si riscontra che tra i nuclei persistenti è più alta la percentuale di richiedenti italiani e più basso o quasi nullo l’attaccamento al mercato del lavoro.

Uno dei requisiti necessari ai fini dell’erogazione e del mantenimento del beneficio è che l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) sia inferiore a 9.360 euro.

Tale indicatore, ricavato dalla Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) viene verificato al momento della presentazione della domanda e deve persistere per tutta la durata della prestazione, pena decadenza della stessa.

Questo requisito determina una diminuzione a febbraio di ciascun anno del numero dei beneficiari, in quanto una parte degli stessi non risulta più possedere i requisiti al momento della presentazione della nuova DSU.

Un altro momento di “caduta” del numero di beneficiari si ha al termine del ciclo dei 18 mesi (per il Rdc) quando è prevista la sospensione di un mese, al termine della quale è comunque possibile presentare nuovamente la domanda, mantenendo l’ISEE in corso di validità, per ricominciare a percepire il beneficio.

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Reddito di cittadinanza ultimi dati

Al 30 giugno 2021 i percettori di reddito di cittadinanza tenuti alla sottoscrizione del patto per il lavoro sono 1.150.152.

Di questi, il 34,1% è stato preso in carico in quanto ha sottoscritto con il centro per l’impiego un patto per il lavoro o dispone di un patto di servizio in corso di validità.

Si tratta di un valore assoluto pari a 392.292 persone, a cui se ne aggiungono 3.727 impegnate in tirocinio.

La maggiore presenza di beneficiari si rileva nel sud e nelle isole, dove risiede il 70,5% del totale delle persone soggette al patto per il lavoro.

Per quel che concerne l’età, si conferma la riduzione dell’età della popolazione di beneficiari soggetti al patto per il lavoro: in particolare, la classe di età degli under 29 a livello nazionale costituisce il 38,6% di tutti i beneficiari.

La Nota di luglio riporta un approfondimento sulla storia lavorativa pregressa delle persone beneficiarie del reddito di cittadinanza tenute al patto per il lavoro: quasi 435mila beneficiari (il 37,8% del totale) hanno avuto un contratto alle dipendenze o parasubordinato negli ultimi 24 mesi.

Tale quota risulta particolarmente differenziata in base al territorio di residenza e al genere. Le beneficiarie donne (che rappresentano il 52,7% del totale) fanno rilevare una quota di persone con esperienze occupazionali pregresse inferiore di 15 punti percentuali rispetto ai beneficiari uomini.

Tra gli under 30, solo poco più di un terzo fa registrare un periodo di occupazione nei due anni precedenti.

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Leggi la nota n. 5/2021

L’Anpal – Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro – è stata istituita dal d.lgs. 150/2015 con lo scopo di coordinare la rete dei servizi per le politiche del lavoro, la gestione delle politiche attive del lavoro, di promuovere l’effettività dei diritti al lavoro, alla formazione e all’elevazione professionale, mediante interventi e servizi che migliorino l’efficienza del mercato del lavoro.

Tramite le proprie strutture di ricerca, l’Agenzia svolge anche analisi, monitoraggio e valutazione delle politiche attive e dei servizi per il lavoro.

La nota mensile è a cura della Struttura di ricerca e consulenza tecnico-scientifica IV Analisi del contesto occupazionale (responsabile Alessandro Chiozza) nell’ambito delle Azioni di sistema per il rafforzamento dei servizi per l’impiego e le politiche attive – Asse occupazione – Priorità 8vii – Monitoraggio e valutazione dei servizi per l’impiego e delle politiche, cofinanziato dal Fse – Pon Spao 2014-20.

Sono autori del testo: Guido Baronio, Alessandro Chiozza, Luca Mattei, Benedetta Torchia.