Legge di Bilancio 2022 Gli ammortizzatori sociali

Gli ammortizzatori sociali in Italia e la riforma prevista dalla Legge di Bilancio 2022. Nota di approfondimento

A cura della Linea Benchmarking Nazionale ed Internazionale – Direzione Studi e Ricerche di ANPAL Servizi.

Con il termine di ammortizzatori sociali si intende tutta una serie di misure che hanno l’obiettivo di offrire sostegno economico ai lavoratori che hanno perso il posto di lavoro.

Gli ammortizzatori sociali, quali strumenti di sostegno economico ai lavoratori che hanno perso il posto di lavoro, sono da tempo oggetto di tentativi di riforma, più o meno parziali, con l’obiettivo di assicurare il riordino e la razionalizzazione del sistema, nonché l’estensione della platea di beneficiari anche con la rimodulazione delle tutele.

Nelle ultime legislature, infatti, l’attività parlamentare in materia di politiche del lavoro è stata caratterizzata dal progressivo ampliamento delle misure di sostegno al reddito già previste per le situazioni di crisi aziendale e da un’estensione del campo di applicazione degli ammortizzatori sociali, per affrontare le crisi produttive e i problemi occupazionali che hanno investito alcuni settori produttivi.

Con la Legge di Bilancio 2022 (Legge n. 234/21) viene prevista la realizzazione di un sistema maggiormente universale ed inclusivo, affinché tutti i lavoratori, compresi quelli momentaneamente privi di impiego, non risultino esclusi dal sistema di tutele.

La presente nota di approfondimento è quindi suddivisa in tre parti: la prima evidenzia l’impianto degli ammortizzatori sociali vigenti nel nostro Paese che interessano la maggior parte dei lavoratori, distinguendo tra misure in costanza del rapporto di lavoro e quelle a sostegno del reddito in caso di disoccupazione. La seconda parte analizza i provvedimenti, nella maggior parte dei casi di carattere emergenziale, adottati per fronteggiare l’emergenza COVID-19.

La terza ed ultima parte è proprio dedicata alla riforma degli ammortizzatori sociali prevista dalla Legge di Bilancio 2022. Il dettato normativo prevede infatti, all’art. 1 commi da 191 a 257, un intervento sostanziale sul sistema vigente, fondandosi sul principio di protezione sociale universale, teso ad assicurare una più adeguata tutela a tutti i lavoratori, con il concorso dei datori di lavoro.

La Legge di Bilancio 2022 non solo amplia la platea dei soggetti cui si rivolgono i trattamenti di integrazione salariale (che vengono estesi a categorie di lavoratori finora esclusi dalle tutele), ma agevola l’accesso alle misure di sostegno previste.

Anche per quanto riguarda le politiche attive, si rafforza il legame con gli ammortizzatori sociali: basti pensare al Programma GOL (“Garanzia di occupabilità dei lavoratori”) e le politiche formative destinate anche ai percettori di strumenti di sostegno al reddito.

Nello specifico, GOL prevede che gli interventi in favore dei percettori di ammortizzatori sociali e di sostegno al reddito per cui sia prevista la condizionalità siano attivati entro quattro mesi dalla maturazione del diritto alla prestazione economica.

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Reddito di cittadinanza nel triennio 2019-2021

È debole l’attaccamento al mercato del lavoro dei beneficiati del reddito di cittadinanza.

L’analisi dell’Inps condotta sui percettori nel trimestre aprile-giugno 2019 ha evidenziato che, su 100 soggetti beneficiari del Rdc, quelli “teoricamente occupabili” sono poco meno di 60, di cui 15 non sono mai stati occupati, 25 lo sono stati in passato, e meno di 20 sono ready to work (hanno posizione contributiva recente, in molti casi NASpI e part-time).

È una delle evidenze più significative del paper “I primi tre anni di reddito e pensione di cittadinanza. Analisi 2019-2021”, che sembra confermare la necessità di ripensare l’istituto come strumento di politica attiva del lavoro, anche in considerazione del suo costo: complessivamente sono stati spesi 18,83 miliardi per finanziare un assegno mensile medio (nel triennio) di 577 euro a 2.559.211 persone nel 2019, oltre 3.521.232 nel 2020 e quasi 3.747.474 mila nel 2021. I nuclei con disabili sono il 20%, quelli monocomponenti il 31%,

L’analisi ha evidenziato che circa il 70% dei nuclei beneficiari nel corso del 2019 ancora fruisce dell’ammortizzatori a fine 2021. Sei nuclei su dieci hanno percepito più di 18 mensilità.

La persistenza dei beneficiari sembra essere legata soprattutto alla nazionalità del richiedente, alla composizione del nucleo, all’area geografica di residenza, a indicatori economici. In particolare, si riscontra che tra i nuclei persistenti è più alta la percentuale di richiedenti italiani e più basso o quasi nullo l’attaccamento al mercato del lavoro.

Uno dei requisiti necessari ai fini dell’erogazione e del mantenimento del beneficio è che l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) sia inferiore a 9.360 euro.

Tale indicatore, ricavato dalla Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) viene verificato al momento della presentazione della domanda e deve persistere per tutta la durata della prestazione, pena decadenza della stessa.

Questo requisito determina una diminuzione a febbraio di ciascun anno del numero dei beneficiari, in quanto una parte degli stessi non risulta più possedere i requisiti al momento della presentazione della nuova DSU.

Un altro momento di “caduta” del numero di beneficiari si ha al termine del ciclo dei 18 mesi (per il Rdc) quando è prevista la sospensione di un mese, al termine della quale è comunque possibile presentare nuovamente la domanda, mantenendo l’ISEE in corso di validità, per ricominciare a percepire il beneficio.

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