Gli infortuni a scuola al tempo della DaD

Il periodico curato dalla Consulenza statistico attuariale fotografa la situazione di oltre sette milioni e mezzo di studenti nel primo anno della pandemia da Covid-19. Nel 2020 negli istituti pubblici statali di ogni ordine e grado le denunce sono calate del 70% rispetto all’anno precedente.

L’emergenza sanitaria da Covid-19 ha condizionato pesantemente anche l’andamento degli infortuni degli studenti. Quelli delle scuole pubbliche statali, infatti, nel 2020 hanno registrato un calo delle denunce di infortunio del 70% rispetto al 2019, da 78.875 a 23.509.

A segnalarlo è il nuovo numero del mensile Dati Inail, curato dalla Consulenza statistico attuariale (Csa) dell’Istituto, che nel mese del ritorno in classe di oltre sette milioni e mezzo di alunni, insieme a quasi 684mila docenti a cui se ne aggiungono altri 152mila di sostegno, fotografa quella che è stata la situazione tra i banchi nel primo anno della pandemia.

Tutelate le attività di laboratorio, di educazione motoria e in alternanza scuola-lavoro.

Gli studenti delle scuole statali di ogni ordine e grado godono della copertura assicurativa Inail, erogata mediante la gestione diretta per conto dello Stato, solo per gli infortuni avvenuti nel corso delle attività di laboratorio e di educazione motoria, durante i viaggi di integrazione della preparazione di indirizzo e nelle esperienze di scuola-lavoro.

Gli infortuni degli studenti in itinere, ovvero quelli occorsi durante il tragitto di andata e ritorno tra la casa e la scuola non sono invece tutelati, così come quelli che si verificano durante il percorso dall’abitazione a quello in cui si svolge l’esperienza di lavoro.

Sono invece tutelati quelli che si verificano tra la scuola e il luogo in cui lo studente svolge l’esperienza di lavoro, che è considerato prolungamento dell’esercitazione pratica, scientifica o di lavoro e quindi riconducibile all’attività protetta svolta durante tale esperienza.

La copertura assicurativa include anche la didattica a distanza.

Anche la didattica a distanza (DaD), che per esigenze sanitarie l’anno scorso si è imposta come forma di insegnamento privilegiata per molti studenti, è tutelata dall’Istituto come le esperienze tecnico-scientifiche o le esercitazioni pratiche e di lavoro effettuate “in presenza”, in quanto prevede l’utilizzo da parte di studenti e insegnanti di dispositivi elettronici che costituiscono, di per sé, fonti di esposizione al rischio, come avviene per esempio per l’apprendimento di lingue straniere attraverso l’utilizzo di macchine elettriche, già coperte dall’assicurazione Inail.

Quasi sette casi su 10 concentrati nei due mesi in presenza di gennaio e febbraio. Analizzando il fenomeno infortunistico su base mensile emerge, comunque, che nei mesi del 2020 in cui la scuola è stata interessata dalla DaD gli infortuni degli studenti hanno subito un brusco calo.

Il 68%, pari a 15.927 casi, si è verificato infatti nei soli mesi di gennaio e febbraio, caratterizzati dalla didattica in presenza, mentre quelli denunciati nel periodo da marzo a giugno, mesi in cui le lezioni sono state svolte a distanza, sono stati poco più del 2%. Rispetto al 2019 per il solo mese di gennaio 2020 si è registrato un lieve incremento del 2,7% (da 8.093 a 8.313 casi), mentre a partire da febbraio è iniziata una diminuzione che, tra marzo e giugno, è stata mediamente del 98,7%.

In Lombardia, Emilia Romagna e Veneto il numero maggiore di denunce. A livello territoriale, con 5.061 casi la Lombardia è la regione con il più alto numero di infortuni tra gli alunni, pari a oltre un quinto (21,5%) del complesso delle denunce, seguita da Emilia Romagna (2.824 casi) e Veneto (2.508), rispettivamente con il 12,0% e 10,7% del totale. Gli infortuni degli studenti sono in genere di lieve entità e non danno luogo a un riconoscimento.

Per questo motivo quelli definiti positivamente nel 2020 risultano essere poco più del 48%. Circa l’89% dei casi definiti positivamente, al netto dei non classificati, ha come sede della lesione gli arti superiori e inferiori, e in particolare mano (30,7%), caviglia (22,8%), polso (13,2%) e ginocchio (9,8%).

Conoscere i pittogrammi per riconoscere il rischio. I concetti di salute, rischio, sicurezza e protezione sono spesso lontani dall’esperienza scolastica, ma andrebbero assimilati in giovane età per essere sviluppati da adulti, sia nella vita personale che in quella lavorativa.

Per questo è opportuno far comprendere agli studenti quali sono i comportamenti e le azioni da mettere in atto per la sicurezza propria e altrui, anche insegnando a individuare i pericoli attraverso un processo di valutazione del rischio. Un esempio in questo senso è rappresentato dall’uso di sostanze e miscele chimiche, il cui impiego è sicuro se usate correttamente.

Occorre infatti essere consapevoli delle conseguenze negative per la salute, la sicurezza e l’ambiente a cui questi prodotti espongono se utilizzati in modo inappropriato.

Di qui l’importanza di saper riconoscere il significato dei pittogrammi che si trovano sulle etichette dei prodotti chimici e ne descrivono i pericoli associati (esplosività, infiammabilità, corrosività, tossicità, ecc.). I pittogrammi e il loro significato sono riprodotti anche all’interno di Dati Inail.

I risultati dell’indagine annuale di customer satisfaction. Nella sezione dedicata al “Mondo Inail”, il periodico statistico dell’Istituto si sofferma anche sui risultati dell’ultima indagine di customer satisfaction, condotta annualmente per misurare il grado di soddisfazione degli utenti rispetto alle prestazioni assicurative, economiche sanitarie e ai servizi generali erogati dalle sedi.

Al netto delle difficoltà legate al contesto emergenziale, che ha ridotto sensibilmente il livello di partecipazione all’indagine di lavoratori e aziende, su una scala di valori da 1 a 4 il giudizio medio ottenuto dall’Inail per il 2020 è pari a 3,25. Il dato non è però confrontabile con gli anni precedenti per effetto dei cambiamenti apportati al contenuto del questionario e alla metodologia con cui è stato erogato.

fonte INAIL

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La sindrome delle apnee ostruttive

Prodotto: Fact sheet Edizioni: Inail – 2021

La sindrome delle apnee ostruttive del sonno: numeri, conseguenze, trattamento e prevenzione

I disturbi respiratori del sonno sono alterazioni di origine complessa che determinano alterazioni del sonno fisiologico.

La causa medica più comune di tali disturbi è la sindrome delle apnee ostruttive
del sonno (Obstructive Sleep Apnea Syndrome -OSAS).

La sindrome delle apnee ostruttive del sonno è una grave condizione, potenzialmente fatale, caratterizzata da episodi, brevi (>10 secondi) e ripetuti, di chiusura parziale o completa delle vie aeree superiori durante il sonno che portano a interruzione respiratoria del flusso aereo, parziale (ipopnea) o totale (apnea), intervallati dalla ripresa del respiro conseguente al risveglio.

Questo comporta la riduzione della concentrazione di ossigeno nel sangue, eccessivi sforzi dei muscoli toraco-addominali compiuti nel tentativo di superare l’ostruzione e microrisvegli cerebrali (arousal) (Figura 1).

L’OSAS è associata ad una serie di sintomi notturni e, soprattutto, diurni derivanti da alterazioni della struttura del sonno (frammentazione del sonno), alterazioni dello scambio dei gas (ossigeno/anidride carbonica) ed alterazioni emodinamiche e cardiovascolari (variazioni della frequenza cardiaca, aumento della pressione arteriosa, aritmie cardiache, ecc.) che possono perdurare anche nelle ore di veglia.

L’OSAS si verifica in tutte le fasce d’età e in entrambi i sessi, anche se è più comune negli uomini, in età compresa tra i 40 e gli 80 anni, con un picco intorno ai 50 – 55 anni. Dati recenti stimano in Italia una prevalenza pari a 12.329.614 persone affette da OSAS moderata-grave (27% della popolazione adulta) con un rapporto uomo/donna di 3:1, e una prevalenza complessiva di oltre 24 milioni di persone di età compresa tra 15 – 74 anni con OSAS lieve e medio-grave (54% della popolazione adulta).

Si stima che solo il 4% dei pazienti affetti da sindrome moderata-grave viene diagnosticata e solo il 2% trattata.

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