Dal 2005 la normativa nazionale, su recepimento di quella europea, ha introdotto l’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale). Da allora le Agenzie regionali e provinciali (per gli insediamenti di competenza regionale) e ISPRA (per gli insediamenti di competenza statale) si sono attivate per svolgere l’attività di controllo integrato per gli stabilimenti in possesso di tale autorizzazione.
Il sottogruppo operativo ha quindi lavorato alla stesura di Linee Guida per lo svolgimento delle ispezioni presso installazioni con AIA regionale, considerato che la mancanza di linee di indirizzo comuni a tutte le Agenzie era infatti stata indicata come minaccia e punto di debolezza ad esito del nel Progetto RR 7.2 sviluppato nel biennio 2015-2016 (“Stato di fatto e migliori pratiche nel campo dei controlli ambientali” approvato con delibera SNPA n.10/2017).
Partendo quindi dalle procedure poste in atto nelle Agenzie rappresentate nel sottogruppo operativo, attraverso diverse riunioni svolte nel periodo marzo 2019-luglio 2020, è stata predisposta una prima versione della Linea Guida per lo svolgimento delle ispezioni AIA, che è stata inviata a tutti i membri del SNPA attraverso la Rete dei Referenti del TIC II e successivamente anche attraverso le singole Direzioni Generali.
Tutte le osservazioni pervenute sono state valutate dal sottogruppo operativo e recepite, se del caso, nel presente documento.
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Analisi degli impatti ambientali del lockdown 2020 alle foci dei fiumi Po, Brenta-Adige, Metauro, Tevere
Pubblicazione ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale
Paradossalmente, per certi aspetti, è sembrato che l’ambiente abbia tratto qualche temporaneo, significativo beneficio. In particolare si è osservata, con un certo soddisfatto stupore, la grande capacità di resilienza del mare: trasparenza di acque generalmente torbide, avvistamenti inusuali di specie mediterranee lungo le coste italiane, recupero di zone di litorale normalmente sovra sfruttate.
La natura si è presa questo tempo per mostrarci come sia ancora possibile provare a ripristinare un equilibrio che sembrava ormai compromesso dal crescente impatto antropico sull’habitat marino – costiero dovuto a vari fattori quali l’agricoltura intensiva, la zootecnia, le attività industriali ed i traffici marittimi, interrotti o comunque ridotti, durante il lungo periodo di lockdown nazionale di inizio 2020.
Inevitabilmente, ma anche comprensibilmente, ha subito una battuta di arresto l’inquinamento incontrollato, abusivo, illecito da sempre monitorato e combattuto con grande attenzione dalla Guardia Costiera, a prescindere dalla presenza del COVID-19, attraverso controlli puntuali eseguiti sul nostro mare grazie alla capillarità delle sue articolazioni periferiche.
È ormai nota la centralità della Guardia Costiera in tema di tutela dell’ambiente marino a 360° e l’impegno che il Corpo pone per la sua salvaguardia, confermato e rinnovato nel 2018 proponendo al Ministero della Transizione Ecologica (MITE ex MATTM) la sottoscrizione del tanto auspicato piano di rilancio della strategia marina.
Grazie anche alle apprezzate campagne di comunicazione quali “alla natura non serve”, a favore del corretto smaltimento delle mascherine e dei guanti, che tutti noi, ormai, abitualmente indossiamo per proteggerci dal contagio, alle numerose “reti fantasma” recuperate, estremamente dannose per gli ecosistemi marini e alle svariate campagne di sensibilizzazione sulla raccolta dei rifiuti e della plastica in mare – per non parlare delle campagne di polizia ambientale marittima, organizzate per garantire prevenzione e deterrenza nei confronti dei comportamenti illeciti, attraverso l’impiego delle componenti specialistiche del Corpo (navale, aerea, subacquea e scientifica ambientale) – è stato dato un impulso decisivo all’avvio di un percorso virtuoso che ha particolarmente a cuore il benessere del mare e di tutti gli organismi che vi abitano.
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Il rapporto presenta i risultati ottenuti nell’ambito dello studio Lockdown 2020 pensato per valutare l’effetto nelle acque marino costiere della chiusura, a causa della pandemia da COVID-19, e della successiva riapertura della maggior parte delle attività produttive.
A tale studio hanno collaborato Guardia Costiera, ARPA Veneto, Marche e Lazio, oltre ad ISPRA.
Attraverso l’analisi dei solidi sospesi, nutrienti disciolti e prodotti della disinfezione, parametri significativi in relazione alle pressioni antropiche, sono state caratterizzate le acque di quattro aree prospicienti importanti foci fluviali italiane (Po, Brenta – Adige, Metauro e Tevere) nel periodo tra fine aprile e fine maggio 2020, suddiviso in cinque campagne.
Il rapporto descrive i dati raccolti nel periodo finale di lockdown e nel successivo post-lockdown del 2020, confrontandoli con le relative serie storiche raccolte tra il 2014 e il 2019 (dati Eionet). Inoltre, riporta ulteriori evidenze di carattere qualitativo ottenute mediante l’analisi degli isotopi stabili del carbonio e dell’azoto nel particellato sospeso.
ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale
ISPRA, presentata la ventesima edizione del “Rapporto Rifiuti Speciali” 15 Giu 2021
Il presente Rapporto è stato elaborato dal Centro Nazionale dei Rifiuti e dell’Economia Circolare, dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) con il contributo delle Agenzie Regionali e Provinciali per la Protezione Ambientale (ARPA/APPA).
Il Rapporto conferma l’impegno dell’ISPRA affinché le informazioni e le conoscenze relative ad un importante settore, quale quello dei rifiuti, siano a disposizione di tutti
CAPITOLO 1
PRODUZIONE DEI RIFIUTI SPECIALI
CAPITOLO 2
GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI
CAPITOLO 3
MONITORAGGIO DI SPECIFICI FLUSSI DI RIFIUTI
La produzione nazionale dei rifiuti speciali è quantificata a partire dalle informazioni contenute nelle dichiarazioni presentate annualmente dai soggetti obbligati ai sensi dell’art. 189 del d.lgs. n.152/2006 che devono dichiarare i quantitativi di rifiuti prodotti, trasportati e recuperati o smaltiti nell’anno precedente a quello della dichiarazione.
Gli ultimi dati disponibili sui rifiuti speciali prodotti dalle attività economiche si riferiscono all’anno 2019 e sono desunti dalle dichiarazioni presentate nell’anno 2020.
Le informazioni MUD sono integrate con i quantitativi stimati da ISPRA per quei settori produttivi che, ai sensi della normativa vigente, risultano interamente o parzialmente esentati dall’obbligo di dichiarazione (ad es. il settore delle costruzioni e demolizioni).
La produzione di rifiuti speciali si attesta a quasi 154 milioni di tonnellate. Tra il 2018 e il 2019 si rileva un aumento nella produzione totale, pari al 7,3%, corrispondente a circa 10,5 milioni di tonnellate.
La produzione di rifiuti speciali si attesta a quasi 154 milioni di tonnellate. Tra il 2018 e il 2019 si rileva un aumento nella produzione totale, pari al 7,3%, corrispondente a circa 10,5 milioni di tonnellate.L’incremento registrato è quasi del tutto imputabile ai rifiuti non pericolosi che rappresentano il 93,4% del totale dei rifiuti prodotti; aumentano, infatti, di quasi 10,4 milioni di tonnellate (+7,8%), mentre quelli pericolosi di 110 mila tonnellate (+1,1%). In particolare, i rifiuti non pericolosi prodotti da operazioni di costruzione e demolizione aumentano del 14,2% pari, in termini quantitativi, a 8,5 milioni di tonnellate.
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Rapporto Rifiuti Speciali
ISPRA, presentata la ventesima edizione
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