Poletti, riformare la formazione è necessario

Poletti – riformare la formazione con competenze nazionale

formazioneBisogna riformare il sistema degli ammortizzatori sociali e quello della formazione. Lo ha sostenuto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.

Per quanto riguarda “i mestieri per lungo tempo in Italia sono stati ampliamente sottovalutati – ha spiegato Poletti – come qualcosa di datato e destinato a morire, senza renderci conto dell'importanza della capacità  del fare. Essere buoni artigiani, artisti, significa avere una gran testa e una grande passione”.

Quindi Poletti lancia la proposta di un “disegno condiviso a livello nazionale” in grado di favorire politiche attive in materia di formazione.

Una formazione gestita esclusivamente nella dimensione regionale – ha detto Poletti – non funziona e non ci aiuta neppure nell'usare al meglio le risorse“.

L'altra riforma sarà  rivolta a cambiare l'attuale sistema degli ammortizzatori sociali, “delle tutele, delle politiche sociali, avendo sempre l'idea che la comunità  deve occuparsi dei propri cittadini, mentre la mano pubblica deve aiutare e favorire i cittadini a costruire le condizioni di base ed eventualmente gestire i livelli minimi a cui è necessario dare risposta”.

Secondo il ministro Poletti “nessun italiano deve stare a casa ad aspettare.

Tutti devono avere tutte le mattine – sottolinea Poletti – una ragione per uscire di casa e fare qualcosa, sia questo studiare, lavorare, formarsi o aiutare qualcuno”.

Conclude il ragionamento il ministro del Lavoro: “dobbiamo passare da una storia fatta essenzialmente di trasferimenti monetari, cioè ti do un po' di soldi perché tu stia a casa ad aspettare, a una in cui mi impegno ad aiutarti se tu esci di casa”.

Relazione tra l’uso dei telefoni cellulari e i tumori cerebrali

tumori cellulareL'associazione potenziale tra il tumore al cervello e l'uso del telefono cellulare è ancora controversa, la maggior parte dei dati sono stati prodotti da studi realizzati in Svezia e dallo studio Interphone promosso dalla IARC.

Alcuni fra questi studi riscontrano che un'esposizione per un periodo superiore ai 10 anni aumenta il rischio di sviluppare gliomi, che rappresentano circa il 40% di tutti i tumori cerebrali primitivi,”  in particolare quelli localizzati nel lobo temporale .

Lo studio CERENAT è uno studio caso-controllo multicentrico, realizzato in Francia tra il 2004 e il 2006.” 

Per questo studio sono state selezionate 253 persone affette da glioma, 194 da meningioma e 892 per il gruppo di controllo.

I dati sono stati rilevati con un questionario dettagliato somministrato da un intervistatore professionista.La percentuale di chi usa il cellulare in modo regolare tra i casi e i controlli è molto simile (57% per i casi e 54% per i controlli).

Si è osservata un'associazione positiva con il glioma e il meningioma in relazione alla durata complessiva del tempo trascorso al telefono. In particolare chi ha usato il telefono per un tempo pari o superiore a 900 minuti ha una probabilità  di quasi tre volte superiore di sviluppare questi tumori (Odds Ratio =2.89; 95% intervallo di confidenza da 1.41 a 5.93 per i gliomi;”  Odds Ratio=2.57; 95% intervallo di confidenza da 1.02 a 6.44 per i meningiomi).
E' presente, per i gliomi, anche un'associazione positiva con il numero cumulativo di chiamate (≥18.360 chiamate , Odds Ratio =2.10, 95% intervallo di confidenza da 1.03 a”  4.31).

In questo gruppo di persone, definiti “forti utilizzatori“, la maggioranza ne fa un uso regolare da almeno cinque anni (il 49% ricade nell'intervallo 5-9 anni), poco più del 10% lo usa da meno di 5 anni, mentre circa il 40% da più di dieci anni.

In media trascorrono al telefono circa 54 minuti al giorno”  con un massimo di 6 ore giornaliere. La gran parte sono persone che usano il telefono per motivi professionali, il 33% sono agenti commerciali o persone addette alle vendite, il 22% direttori operativi o direttori di produzione.

Gli autori concludono sostenendo che lo studio fornisce ulteriori dati a supporto della relazione tra l'uso del telefono cellulare e il tumore al cervello. Se si considera l'esposizione cumulativa nel corso della vita, è evidente un aumento di rischio soprattutto tra i forti utilizzatori, che lo usano per motivi professionali in particolare per i gliomi.

Tuttavia sottolineano la difficoltà  nello stabilire un livello minimo di rischio, considerando anche la continua evoluzione delle tecnologie impiegate per la costruzione dei telefoni cellulari. Questa rapida evoluzione della tecnologia ne ha determinato una”  veloce espansione ma, in parallelo,”  un decremento delle emissioni di campi elettromagnetici da radiofrequenza.

” Riferimento bibliografico

1.Coureau G, Bouvier G, Lebailly P, Fabbro-Peray P, Gruber A, Leffondre K, Guillamo JS, Loiseau H, Mathoulin-Pélissier S, Salamon R, Baldi I. Mobile phone use and brain tumours in the CERENAT case-control study. Occup Environ Med. 2014″  Jul;71(7):514-22.

Articolo tratto da http://www.dors.it

Rivalutazione delle prestazioni economiche per infortunio sul lavoro

INAIL rivalutazione delle prestazioni economiche per infortunio sul lavoro

inail malattie proffessionali

L'Inail ha emanato la circolare n. 46 del 30 settembre 2014 con la quale informa che, in base ai Decreti del 10 giugno 2014 del Ministero del Lavoro, è stata approvata la rivalutazione delle prestazioni economiche per infortunio sul lavoro e malattia professionale nel settore industriale, compreso il settore marittimo, agricolo, medici radiologi e tecnici sanitari di radiologia autonomi a decorrere dal 1″° luglio 2014.

In relazione a cio, illustra i riferimenti retributivi per procedere alla prima liquidazione delle prestazioni, alla riliquidazione delle prestazioni in corso, nonché gli indirizzi operativi alle unità  territoriali ai fini della riliquidazione.

Gli allegati alla circolare:

Allegato 1 (. pdf – 597 kb)
Allegato 2 (.pdf – 576 kb)
Allegato 3 (.pdf – 441 kb)
Allegato 4 (.pdf – 540 kb)
Allegato 5 (.pdf – 112 kb)

Modelli semplificati word, Sovraccarico biomeccanico, Faq agenti fisici

“» Software per la sicurezza del macchinario
INAIL EN 13857:2008 EN 13855:2010
“» Bando Fipit FAQ
Inail mette a disposizione 30 milioni di euro
“» Modelli semplificati POS PSC PSS Fascicolo in Word
Scarica modelli in word
“» Premio giornalistico sicurezza in ambiente di lavoro
Premio Gino Bortollon 2014
“» Faq efficienza energetica
Ministero dello Sviluppo Economico
“» Un modello di politica europea a sostegno di un'azione trasversale al governo e alla società  a favore della salute e del benessere
Centro Regionale di Documentazione per la Promozione della Salute
“» Sovraccarico biomeccanico imprese edili
Proposta di un metodo semplificato per la valutazione del rischio
“» Rischio sovraccarico biomeccanico caseario
Le malattie muscoloscheletriche costituiscono uno dei problemi più rilevanti tra le malattie profess …
“» Proteggere la salute dei lavoratori
Che cosa determina la salute dei lavoratori
“» 64ᵃ Giornata Nazionale per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro
Firenze, presso Palazzo Vecchio, nel Salone dei Cinquecento
“» Faq agenti fisici
Decreto Legislativo 81/2008 Titolo VIII, Capo I, II, III, IV e V
“» Indicazioni operative spazi confinati
Regione Emilia Romagna
“» Convegno UIL Stress Lavoro-Correlato
23 ottobre 2014 alle ore 14:00

Software per la sicurezza del macchinario

Software per la sicurezza del macchinario” EN 13857:2008″ EN 13855:2010


Software per la sicurezza del macchinario
Realizzati dal GdL per la Sicurezza del Macchinario del Dit– Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti, Prodotti ed Insediamenti Antropici, con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Federmacchine, Gruppo Interregionale Macchine e Impianti, CEI CT44X, gli applicativi consentono l'idonea determinazione delle distanze di sicurezza dalle parti pericolose delle macchine e, di conseguenza, la corretta installazione dei dispositivi di sicurezza.

I due software sono stati ideati con l'obiettivo di informatizzare le prescrizioni contenute nelle norme UNI EN 13857:2008 “Sicurezza del macchinario – Distanze di sicurezza per impedire il raggiungimento di zone pericolose con gli arti superiori e inferiori” e UNI EN 13855:2010 “Sicurezza del macchinario – Posizionamento dei dispositivi di protezione in funzione delle velocità  di avvicinamento di parti del corpo”, riguardanti la distanza di sicurezza dalle zone di pericolo e l'eventuale posizionamento di ripari e sistemi di protezione immateriali.

Previa autenticazione tramite form di registrazione, gli utenti che abbiano necessità  di calcolare e/o verificare le distanze di sicurezza dalle parti pericolose delle attrezzature di lavoro, possono utilizzare gli applicativi direttamente online.

I software sono particolarmente risolutivi nel caso in cui dispositivi di protezione materiali e/o immateriali siano forniti e installati successivamente alla fabbricazione del macchinario o della attrezzatura di lavoro.

Software per la sicurezza del macchinarioVai al software

In questo sito dedicato ai prodotti per la sicurezza del macchinario si trovano i seguenti software:
– EN 13857:2008;
– EN 13855:2010;
– Strumento per la valutazione delle caratteristiche di sicurezza dei sistemi di comando elettrici; (work in progress)
– Strumento per la valutazione dei rischi meccanici delle macchine e delle attrezzature di lavoro. (work in progress)

Faq efficienza energetica

Faq efficienza energetica degli impianti di climatizzazione invernale ed estiva

Ministero dello Sviluppo Economico

A seguito della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 55 del 7 marzo 2014 del decreto 10 febbraio 2014, riportante in allegato i modelli del “ibretto di impianto” e dei “Rapporti di controllo di efficienza energetica”, sono stati resi disponibili gli strumenti che consentono la completa attuazione, da parte del cittadino, di quanto prescrive il”  decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2013, n. 74 (di seguito: D.P.R. 74/2013) recante la definizione dei criteri generali in materia di esercizio, conduzione, controllo, manutenzione e ispezione degli impianti termici per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici e per la preparazione dell'acqua per usi igienici e sanitari.

Faq efficienza energeticaAl fine di fornire le risposte ai quesiti pervenuti da amministrazioni locali, imprese, installatori, manutentori e privati cittadini, si riportano le risposte alle domande più frequenti.

IMPIANTO TERMICO

1. Gli ultimi cambiamenti nelle definizioni di “impianto termico” e “unità  immobiliare” apportate dalla legge n. 90/2013 hanno generato alcuni dubbi e incertezze. Cosa si intende per “impianto termico”?

Il decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192 e ss.mm.ii. (di seguito d.lgs. 192/2005) regolamenta la progettazione e la realizzazione dei nuovi edifici e degli impianti in essi installati, dei nuovi impianti installati in edifici esistenti nonché le opere di ristrutturazione degli edifici e degli impianti esistenti. Regolamenta infine l'esercizio, il controllo, la manutenzione e le ispezioni degli impianti termici e la certificazione energetica degli edifici.

A tali fini assume particolare importanza la definizione di “impianto termico” che è connessa a tutta la materia regolamentata dal D.lgs. 192/05. L'ultima definizione di impianto termico, introdotta dalla legge n. 90/2013 che ha modificato il D.lgs 192/05 (art. 2, comma 1, l-tricies), recita:

” l-tricies “impianto termico”: impianto tecnologico destinato ai servizi di climatizzazione invernale o estiva degli ambienti, con o senza produzione di acqua calda sanitaria, indipendentemente dal vettore energetico utilizzato, comprendente eventuali sistemi di produzione, distribuzione e utilizzazione del calore nonché gli organi di regolarizzazione e controllo. Sono compresi negli impianti termici gli impianti individuali di riscaldamento. Non sono considerati impianti termici apparecchi quali: stufe, caminetti, apparecchi di riscaldamento localizzato ad energia radiante; tali apparecchi, se fissi, sono tuttavia assimilati agli impianti termici quando la somma delle potenze nominali del focolare degli apparecchi al servizio della singola unità  immobiliare e' maggiore o uguale a 5 kW. Non sono considerati impianti termici i sistemi dedicati esclusivamente alla produzione di acqua calda sanitaria al servizio di singole unità  immobiliari ad uso residenziale ed assimilate.”

Tenuto conto delle finalità  del D.lgs 192/05, si ritiene che l'impianto termico debba essere costituito da apparecchi, dispositivi e sottosistemi installati in modo fisso caratterizzanti il sistema edificio/impianto, senza limiti di potenza. La definizione di impianto termico comprende anche l'insieme di più apparecchi a fiamma indipendenti tra loro, installati in modo fisso, al servizio della stessa unità  immobiliare, qualora la somma delle loro potenze al focolare non sia inferiore a 5 kW.

Non sono impianti termici i sistemi dedicati esclusivamente alla produzione di acqua calda sanitaria al servizio di singole unità  immobiliari ad uso residenziale ed assimilate. Tra le singole unità  immobiliari ad uso residenziale ed assimilate sono da intendersi comprese anche:

  • gli edifici residenziali monofamiliari.
  • le singole unità  immobiliari utilizzate come sedi di attività  professionali (ad esempio studio medico o legale) o commerciale (ad esempio agenzia di assicurazioni) o associativa (ad esempio sindacato, patronato) che prevedono un uso di acqua calda sanitaria comparabile a quello tipico di una destinazione puramente residenziale.

Sono assimilati agli impianti termici quegli impianti ad uso promiscuo nei quali la potenza utile dedicata alla climatizzazione degli ambienti sia superiore a quella dedicata alle esigenze tecnologiche e/o a fini produttivi, comprendenti anche la climatizzazione dei locali destinati ad ospitare apparecchi o sostanze che necessitano di temperature controllate.” 

CONTROLLO E MANUTENZIONE AI FINI DELLA SICUREZZA

2. Chi stabilisce quali sono gli interventi di controllo e manutenzione da effettuare sugli impianti termici e la relativa frequenza?

Il responsabile dell'impianto termico”  o per esso un terzo che ne assume la responsabilità , ai sensi dell'art. 7 del D.lgs 92/05 e s.m.i. e dell'art. 7 del D.P.R. 74/2013,”  provvede affinché siano eseguite le operazioni di controllo e di manutenzione secondo le prescrizioni della normativa vigente. L'Allegato A al D.lgs. 92/05 definisce il responsabile dell'impianto termico come “l'occupante, a”  qualsiasi titolo, in”  caso”  di”  singole”  unità ”  immobiliari”  residenziali;”  il proprietario, in caso di singole unità  immobiliari residenziali”  non locate; l'amministratore, in”  caso”  di”  edifici”  dotati”  di”  impianti termici centralizzati amministrati in condominio; il”  proprietario”  o l'amministratore”  delegato”  in”  caso”  di”  edifici”  di”  proprietà ”  di soggetti diversi dalle persone fisiche”.

La predisposizione di istruzioni relative al controllo periodico degli impianti ai fini della sicurezza, con l'indicazione sia dei singoli controlli da effettuare che della loro frequenza, è compito dell'installatore, per i nuovi impianti, e del manutentore, per gli impianti esistenti, i quali devono tenere conto delle istruzioni fornite dai fabbricanti dei singoli apparecchi e componenti, ove disponibili. La vigente legislazione non contiene prescrizioni o indicazioni su modalità  e frequenza dei controlli e degli eventuali interventi manutentivi sugli impianti di climatizzazione estiva e/o invernale né sui singoli apparecchi e componenti che li costituiscono.

I modelli di rapporto di controllo di efficienza energetica, pur prevedendo alcuni controlli di sicurezza sull'impianto e sui relativi sottosistemi di generazione di calore o di freddo, non sono rapporti di controllo o manutenzione ai fini della sicurezza e pertanto non sono esaustivi in tal senso.

Gli interventi di controllo e manutenzione devono essere eseguiti a regola d'arte, da”  operatori abilitati a dette operazioni, nel rispetto della normativa vigente. L'operatore, al termine delle medesime operazioni, ha inoltre l'obbligo di effettuare un controllo di efficienza energetica i cui esiti vanno riportati sulle schede 11 e 12 del libretto di impianto e sul pertinente rapporto di controllo di efficienza energetica allegato al D.M. 10 febbraio 2014 da rilasciare al responsabile dell'impianto che ne sottoscrive copia per ricevuta e presa visione.

Sui modelli di rapporto di controllo di efficienza energetica devono essere annotate, nel campo osservazioni, le manutenzioni effettuate, e nei campi raccomandazioni e prescrizioni quelle da effettuare per consentire l'utilizzo sicuro dell'impianto. Sullo stesso modello il manutentore riporterà  la data prevista per il successivo intervento.

LIBRETTO DI IMPIANTO

3. Quando si compila il libretto di impianto, quale modello bisogna usare e chi compila questo documento?

Ai sensi del D.P.R. 74/2013, art. 7, c. 5 – gli impianti termici per la climatizzazione o produzione di acqua calda sanitaria devono essere muniti di un “ibretto di impianto per la climatizzazione”. Il modello da usare è quello previsto dal D.M. 10/02/2014 (G.U. n. 55 del 07/03/2104) che sostituisce i preesistenti modelli di “libretto di impianto” e “libretto di centrale” e comprende anche gli impianti di condizionamento, finora esenti da tale adempimento. Esso è stato concepito in modo modulare per tenere conto delle diverse possibilità  di composizione dell'impianto termico. L'installatore, cui compete la prima compilazione del libretto per i nuovi impianti, o il responsabile dell'impianto, per gli impianti esistenti, provvede a compilare soltanto le schede pertinenti al caso e nel numero necessario a descrivere tutti i componenti dell'impianto termico.

Per gli impianti esistenti la compilazione del nuovo libretto, a cura del responsabile dell'impianto, va fatta in occasione e con la gradualità  dei controlli periodici di efficienza energetica previsti dal D.P.R. n. 74/2013 o di interventi su chiamata di manutentori o installatori.

Con decreto del Ministro dello Sviluppo economico 20 giugno 2014, pubblicato in Gazzetta Ufficiale 153 del 4 luglio 2014, è stata introdotta una proroga agli adempimenti di cui agli articoli 1 e 2 del DM 10 febbraio 2014. La proroga comporta di fatto che, a partire dal 15 ottobre 2014, a seguito di nuove installazioni di impianti termici o in occasione di controlli periodici di efficienza energetica previsti dal D.P.R. n. 74/2013 o degli interventi su chiamata di manutentori o installatori, sarà  obbligatorio l'uso dei nuovi modelli di libretto introdotti con DM 10 febbraio 2014.

Per ogni sistema edificio/impianto, di norma, va compilato un solo libretto di impianto in modo da stabilire un legame univoco tra edificio e codice di impianto che sarà  attribuito dal catasto regionale degli impianti termici. Solo nel caso di impianti centralizzati nei quali l'impianto di climatizzazione invernale è distinto (impianti che in comune hanno soltanto il sistema di rilevazione delle temperature nei locali riscaldati e raffreddati) dall'impianto di climatizzazione estiva è possibile compilare due diversi libretti di impianto.

Nel caso in cui uno dei servizi sia centralizzato (riscaldamento o raffrescamento) e all'altro, si provveda in modo autonomo,”  vanno anche compilati i libretti degli impianti autonomi.

TRATTAMENTO DELL'ACQUA DI RAFFREDDAMENTO DELL'IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE ESTIVA

4. Nel nuovo modello del libretto di impianto nel riquadro 2.5, cosa si intende per “senza recupero termico”, ” a recupero termico parziale” e ” a recupero termico totale”?

In relazione al punto 2.5 del nuovo libretto di impianto si precisa che:

  • il termine “senza recupero termico” individua i circuiti con acqua a perdere;
  • il termine “a recupero termico parziale” individua i circuiti”  in cui l'acqua viene parzialmente riciclata (es. torri evaporative);
  • il termine “a recupero termico totale ” individua circuiti chiusi.

CONTROLLI DI EFFICIENZA ENERGETICA

5. Quando e su quali impianti si eseguono i controlli di efficienza energetica?

I controlli di efficienza energetica, si eseguono, ai sensi dell'art.8, comma 1 del D.P.R. 74/2103 “in occasione degli interventi di controllo ed eventuale manutenzione di cui all'articolo 7 su impianti termici di climatizzazione invernale di potenza termica utile nominale maggiore di 10 kW e sugli impianti di climatizzazione estiva di potenza termica utile nominale maggiore di 12 kW, si effettua un controllo di efficienza energetica riguardante:
a) il sottosistema di generazione come definito nell'Allegato A del decreto legislativo;
b) la verifica della presenza e della funzionalità  dei sistemi di regolazione della temperatura centrale e locale nei locali climatizzati;
c) la verifica della presenza e della funzionalità  dei sistemi di trattamento dell'acqua, dove previsti.”

L'art. 8, comma 3 del D.P.R. 74/2103, prevede che i controlli di efficienza energetica devono essere inoltre realizzati:
a) all'atto della prima messa in esercizio dell'impianto, a cura dell'installatore;
b) nel caso di sostituzione degli apparecchi del sottosistema di generazione, come per esempio il generatore di calore;
c) nel caso di interventi che non rientrino tra quelli periodici, ma tali da poter modificare l'efficienza energetica.”

Per quanto riguarda le macchine frigorifere e/o pompe di calore, in accordo con la tabella dell'allegato A del D.P.R. 74/2013, si procede al controllo di efficienza energetica solo quando la potenza utile, in una delle modalità  di utilizzo (climatizzazione invernale/estiva), è maggiore o uguale a 12 kW.

Per quanto riguarda i limiti degli intervalli di potenza di cui alla nota”  “1””  dell'allegato A del D.P.R. 74/2013 che recita “I limiti degli intervalli sono riferiti alla potenza utile nominale complessiva dei generatori o delle macchine frigorifere che servono lo stesso impianto”, si precisa che per “stesso impianto” si intende che la somma delle potenze va effettuata solo quando le macchine siano al servizio dello stesso sottosistema di distribuzione. Per i singoli apparecchi con potenza inferiore ai valori limite riportati sul suddetto allegato A non si compilano, pertanto, i rapporti di controllo di efficienza energetica.

Circa i limiti delle potenze, (maggiore o uguale o semplicemente maggiore e segni adottati) citati nel comma 1 dell'art. 8 e nell'allegato A del D.P.R. 74/2013, vanno interpretati nel senso di “maggiore o uguale” in accordo con l'art. 9 del D.P.R. 74/2013 che stabilisce i limiti di potenza per gli accertamenti e le ispezioni. Non si possono, infatti, fare gli accertamenti e/o le ispezioni se non sono previsti i controlli di efficienza energetica.

L'articolo 2, comma 2, del DM 10 febbraio 2014, prevede che “gli impianti termici alimentati esclusivamente con fonti rinnovabili” siano esclusi dai controlli di efficienza energetica di cui all'articolo 2, comma 1.

Ai fini della applicazione del DM 10 febbraio 2014, la definizione di “impianti termici alimentati esclusivamente con fonti rinnovabili” resta valida anche in presenza di eventuali consumi elettrici degli ausiliari.

PERIODICITà€ DELL'INVIO DEL RAPPORTO DI CONTROLLO DI EFFICIENZA ENERGETICA

6. Quando deve essere trasmesso il rapporto di controllo di efficienza energetica all'autorità  competente?

I commi 1 e 2 dell'art. 8 del D.P.R 74/2103 prevedono l'obbligo di compilazione del rapporto di controllo di efficienza energetica in occasione dell'esecuzione dei controlli ed eventuale manutenzione secondo le indicazioni fornite dall'installatore o dal manutentore ai sensi dell'art. 7 dello stesso decreto.

Il comma 5 dell'art.8 del D.P.R. 74/2013, circa la cadenza di trasmissione del rapporto di controllo di efficienza energetica alla Regione o Provincia autonoma o alle autorità  da queste all'uopo designate, rimanda all'allegato A dello stesso decreto. Le suddette cadenze devono, comunque, essere rispettate.

Un modello di politica europea a sostegno di un’azione trasversale al governo e alla società  a favore della salute e del benessere

SALUTE 2020
Un modello di politica europea a sostegno di un'azione trasversale al governo e alla società  a favore della salute e del benessere

Un modello di politica europea a sostegno di un'azione trasversale al governo e alla società  a favore della salute e del benessereI 53 Paesi della Regione Europea, nel settembre 2012 in occasione della sessione del Comitato Regionale per l'Europa dell'OMS, hanno approvato un nuovo modello di politica europea per la salute riferito alla Regione, basato su valori ed evidenze, denominato Salute 2020. Questo modello si pone come obiettivo il miglioramento della salute per tutti e la riduzione delle diseguaglianze, attraverso una migliore leadership e governance per la salute. Esso si focalizza sui principali problemi di salute
odierni. Individua quattro ambiti prioritari di azione politica ed è innovativo nelle modalità  di risposta di tutti i livelli e settori del governo e della società . Mette in rilievo la necessità  di sviluppare risorse e resilienza all'interno delle comunità , di potenziare l'empowerment e di creare ambienti favorevoli.
Descrive, inoltre, in modo dettagliato il bisogno di rafforzare i ruoli dei servizi di sanità  pubblica e del sistema sanitario. Salute 2020 è stato approvato in due differenti versioni: una, Salute 2020 – Un modello di politica europea a sostegno di un'azione trasversale al governo e alla società  a favore della salute e del benessere, destinata ai politici e a coloro che si occupano di sviluppare le politiche, e una più estesa, Salute 2020 – Un modello di politica e di strategia, che fornisce dettagli più operativi.
In questo momento l'attuazione di Salute 2020 è la sfida prioritaria e fondamentale per i Paesi della Regione.


Articolo tratto da Centro Regionale di Documentazione per la Promozione della Salute (DoRS)

L'ultima edizione di Health 2020 (OMS, 2013) è ora disponibile in lingua italiana. La traduzione è frutto di una collaborazione tra Ministero della Salute, Ufficio Europeo dell'OMS per gli Investimenti e lo Sviluppo di Venezia e DoRS. Si tratta di un documento di orientamento delle policy per la salute e il benessere delle persone e delle popolazione redatto dall'Ufficio Regionale per l'Europa dell'OMS insieme ai 53 Stati che la compongono: una cornice condivisa di riferimento per realizzare politiche nazionali, regionali e locali che siano in armonia e in sinergia, tenendo conto delle specificità  dei territori e dei contesti sociali.

Salute 2020 ha come obiettivo il miglioramento della salute per tutti e la riduzione delle diseguaglianze, attraverso una più efficace leadership e governance per la salute fondate sulla partecipazione (partecipatory governance). Il documento ribadisce che la salute è un diritto e un bene individuale e collettivo, ma soprattutto che è la maggior risorsa per la società  e la comunità  locale in un tempo in cui le politiche di austerità  la stanno minacciando. Avverte, inoltre, che si migliora la salute per tutti solo se si riducono le diseguaglianze sociali.

Il documento si focalizza sui principali problemi di salute odierni, individua quattro ambiti prioritari di azione politica:

  1. investire sulla salute considerando l'intero arco della vita e mirando all'empowerment delle persone (in particolare giovani e anziani, con un particolare riguardo alla salute mentale);
  2. affrontare le principali sfide per la salute con approcci integrati e strategie intersettoriali di promozione della salute;
  3. rafforzare i servizi sanitari ponendo la persona al centro dell'assistenza e della cura e rivitalizzando la sanità  pubblica prioritariamente attraverso gli investimenti sugli assetti organizzativi e sulla formazione degli operatori orientata al lavoro di équipe e alla collaborazione intersettoriale;
  4. creare e sostenere comunità  resilienti e favorire ambienti favorevoli al benessere e alla salute individuale e comunitaria.

Salute 2020 diventa un obiettivo comune e una responsabilità  condivisa a tutti i livelli, se si lavora insieme in maniera innovativa e più adatta ai tempi, puntando ad una governance partecipativa che privilegi la collaborazione e la partnership all'interno della sanità  e tra la sanità  e gli altri settori della società .

Questo tipo di orientamento conferma che tutta la sanità  deve muoversi per creare le condizioni più idonee per permettere alle persone di essere più autonome nella gestione della propria malattia, pur accompagnate con competenze mediche e con una relazione di cura di fiducia reciproca.

L'approccio richiama anche la centralità  delle competenze, dei saperi e delle reti di collaborazioni dei professionisti della prevenzione e della promozione della salute. Esse non solo possono essere messe in campo nelle azioni e negli interventi con la comunità  locale, ma possono anche essere messe al servizio dei colleghi dell'ospedale e delle cure primarie nel sostenere i processi di cambiamento ed empowerment dei pazienti e delle loro reti famigliari e di sostegno, nella continuità  dell'assistenza tra territorio e ospedale, nell'umanizzazione dei servizi ospedalieri.

Abbiamo intervistato i co-autori della traduzione italiana per raccogliere i loro punti di vista sui messaggi chiave di Salute 2020.

A Daniela Galeone del Ministero della Salute – Dipartimento di Sanità  Pubblica e dell'Innovazione ” abbiamo chiesto il punto di vista su due aspetti più attinenti al mondo della prevenzione e promozione della salute.

Quali sono i contenuti del documento di policy Salute 2020 che possono essere assunti e valorizzati in occasione del 3″° appuntamento di Guadagnare Salute di Orvieto “Costruire insieme la salute”?

Guadagnare Salute si è sempre più affermata in tutta Italia quale strategia di salute pubblica e modello concettuale di riferimento per Istituzioni centrali, Regioni e altri stakeholder per la promozione della salute e la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili. “La costruzione sociale della salute” è, pertanto, un tema centrale per il prossimo futuro, coerente con la strategia sociale e sanitaria di Salute 2020, richiamando la necessità  che non solo il sistema sanitario ma anche l'ambiente, la scuola, l'agricoltura, il turismo, l'urbanistica, i trasporti, lo sport e il terzo settore agiscano in maniera sinergica per la promozione di salute e benessere, anche nell'ottica del contrasto alle diseguaglianze, persistente criticità  da affrontare in maniera efficace.

In linea con i principi di Salute 2020, riconosciuto ormai che l'approccio multi-stakeholder è la strategia più efficace per la promozione della salute, l'appuntamento di Orvieto consentirà  di sviluppare tra gli addetti ai lavori e tutti i protagonisti delle comunità  locali, il confronto su intersettorialità , sostenibilità  ed efficacia dei programmi e delle iniziative realizzati nel contesto scolastico, in ambiente di lavoro, nell'ambito dei servizi sanitari e nelle comunità  locali per assicurare a tutte le persone un futuro all'insegna di uno sviluppo in salute e più sostenibile.

Quali contenuti sono stati ripresi e raccomandati nel nuovo Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) 2014-2018?

Certamente il nuovo PNP, in via di definizione, è coerente con l'obiettivo di migliorare la salute e il benessere delle popolazioni e ridurre le disuguaglianze nella salute, anche potenziando la sanità  pubblica e garantendo sistemi sanitari di elevata qualità  e che, come il nostro, siano centrati sulla persona e universali. Molti altri elementi possono comunque essere ritrovati nei due documenti anche se Salute 2020 definisce una cornice strategica, mentre il Piano è orientato all'azione. Comunque, l'intersettorialità  resta un elemento chiave per il perseguimento degli obiettivi di salute e lo sviluppo del benessere della popolazione, con il riconoscimento della salute quale responsabilità  condivisa, che richiede un largo coinvolgimento di stakeholder diversi della società  civile e di differenti settori governativi.

Un altro elemento comune è il riferimento alle evidenze scientifiche e all'esperienza maturata nell'ambito delle politiche della salute per tutti. Anche il PNP sostiene la necessità  di un approccio mirato all'intero corso dell'esistenza, basato sui principi del coinvolgimento e dell'empowerment che facilitano le scelte di salute traducendosi in benefici effettivi sulla salute.

In continuità  con i precedenti PNP, al fine di ridurre la morbosità , la mortalità  e le disabilità  premature che le malattie croniche comportano, nonché di limitare le disuguaglianze causate da condizioni sociali ed economiche che influiscono sullo stato di salute, viene sostenuta la necessità  di un approccio che comprenda strategie di popolazione (e quindi delle comunità  locali) e strategie rivolte alla singola persona. L'approccio che caratterizza le scelte strategiche per contrastare l'epidemia di malattie cronico generative si basa su interventi che si sviluppano principalmente attraverso strategie di popolazione finalizzate a diffondere e facilitare la scelta di stili di vita corretti secondo i principi di “Salute in tutte le politiche”. Si tratta di programmi di promozione della salute e, in particolare, di stili di vita e ambienti favorevoli alla salute della popolazione, finalizzati a creare le condizioni per rendere facile l'adozione di comportamenti salutari, che adottino un approccio multi-componente (trasversale ai determinanti di salute), per ciclo di vita (life-course) e setting (scuole, ambienti di lavoro, comunità  locali, servizio sanitario), ed intersettoriale (politiche educative, sociali, di pianificazione urbana, dei trasporti, dell'agricoltura, ecc.), con il coinvolgimento (empowerment di comunità ) di tutti i livelli interessati, dai responsabili politici, alle comunità  locali.

A Erio Ziglio e Flavio Lirussi dell'Ufficio Europeo per gli Investimenti per la Salute e lo Sviluppo dell'OMS abbiamo chiesto una prospettiva europea di un Ufficio con sede in Italia, a Venezia.

Quali sono i messaggi centrali delle 4 priorità  individuate dal documento di policy Salute 2020 e quali sono le esperienze italiane ed europee che possono essere portate come esempi?

Salute 2020 propone con forza un approccio di tipo multisettoriale e di govenance per la salute di tipo innovativo. Per esempio, raggiungere un più alto livello d'istruzione, sostenere il reddito e l'occupazione, migliorare le realtà  abitative, gli spazi per le attività  ricreative e i trasporti, e l'ambiente naturale circostante, sono tutti interventi che vanno aldilà  del settore sanitario, ma che comunque contribuiscono a determinare, insieme ai servizi sanitari disponibili, la salute di un individuo o di una popolazione. Da questo punto di vista, l'approccio life-course significa non solo assicurare un buon inizio ad ogni bambino (con sistemi di protezione della maternità  e delle nuove famiglie) e la possibilità  di istruzione per tutti i bambini negli anni successivi, ma anche diminuire lo stress da lavoro, ridurre al massimo il periodo di non occupazione con programmi di reinserimento nel mercato del lavoro, ed affrontare le cause dell'isolamento sociale soprattutto negli anziani – tutte situazioni associate ad un deterioramento dello stato di salute.

Inoltre, gli interventi devono mirare ad accrescere la partecipazione delle comunità  alle scelte sulla salute in modo che gli individui abbiamo “il controllo” delle scelte stesse secondo il moderno concetto di “empowerment“. L'altra faccia della stessa “medaglia della salute”, è la creazione di comunità  resilienti costruendo partnership con vari segmenti ed attori della società , sia pubblici che privati. Esistono esempi interessanti di pratiche e sperimentazioni che vanno in questo senso. Un esempio europeo viene dalla regione del Vastra Gotaland (Svezia), dove lo sviluppo di un piano d'azione per ridurre le disuguaglianze in salute ha visto la partecipazione, attraverso un approccio “bottom-up”, dei rappresentanti delle municipalità , degli enti responsabili della protezione sociale e dell'occupazione, dei comitati per i diritti umani, la salute pubblica, lo sviluppo, la cultura e l'assistenza sanitaria, nonché delle rappresentanze sindacali e del settore non-profit.

Sempre riguardo al tema riduzione delle disuguaglianze nella salute – che è uno dei due obiettivi strategici di Salute 2020, l'OMS Europa ha recentemente sviluppato delle linee guida (policy brief) per supportare i policy maker a livello nazionale, regionale o locale, nell'adottare interventi per il contrasto ai più importanti fattori di rischio delle malattie croniche, quali l'alcol, il fumo, l'obesità .

Per quanto attiene invece alla priorità  di rafforzare le risorse di salute pubblica e affrontare le emergenze, per riportare un esempio italiano, l'Italia è capofila del progetto PHAME – Public Health Aspects of Migration in Europe – che è il primo progetto dell'OMS a livello mondiale specificamente dedicato alla salute dei migranti e finanziato dal Ministero della Salute italiano. Gli obiettivi sono analizzare le strutture e le risorse esistenti nei singoli paesi per affrontare le emergenze legate ai flussi migratori, soprattutto se massicci e improvvisi, e fornire le raccomandazioni per migliorarle. Le esperienze già  fatte in Sicilia, Malta, Portogallo, Spagna e Cipro serviranno per sviluppare un “Action Plan” con linee guida comuni a livello Europeo.

Salute 2020 si presenta quindi come una sfida importate per chi decide le politiche e per chi opera tutti i giorni con le persone e le comunità  in un contesto di crisi e transizione sociale ed economica, ma che offre tante testimonianze di pratiche resilienti e innovative presentate e diffuse (non solo) dal nostro sito.

Salute 2020 è stato approvato in due differenti versioni: una sintetica, Salute 2020 – Un modello di politica europea a sostegno di un'azione trasversale al governo e alla società  a favore della salute e del benessere, destinata ai politici e a coloro che si occupano di sviluppare le politiche, e una più estesa, Salute 2020 )– Un modello di politica e di strategia, che fornisce dettagli più operativi.

Inoltre l'OMS ha allestito un'area sul proprio sito per presentare il senso e il percorso della redazione di Salute 2020 e mette a disposizione una sezione con risorse che accompagnano e sostengono la sua messa in pratica (vedi implementation package). Come DoRS avremo cura nei prossimi mesi di segnalare e tradurre parte di questi documenti.

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Il Centro Regionale di Documentazione per la Promozione della Salute DoRS è l'unico responsabile della traduzione italiana, autorizzata dall'Ufficio
Regionale dell'OMS per l'Europa in accordo con il Ministero della Salute.
Salute 2020: Un modello di politica europea a sostegno di un'azione trasversale al governo e alla società  a favore della salute e del benessere
“© Centro Regionale di Documentazione per la Promozione della Salute (DoRS)