Malattie asbesto correlate

Pubblicazione INAIL 2022 Analisi statistica

L’opuscolo nasce dalla necessità di divulgare dati statistici riguardanti le malattie asbesto-correlate riconosciute dall’ Inail e le rendite a favore dei soggetti colpiti dalle suddette malattie e dei loro superstiti, nonché le prestazioni del Fondo per le vittime dell’amianto.

Amianto o asbesto

L’amianto o asbesto è un insieme di minerali del gruppo degli inosilicati (serie degli anfiboli) e del gruppo dei fillosilicati (serie del serpentino) di consistenza fibrosa e cancerogeni.

Per diventare amianto i minerali di partenza devono subire particolari processi idrotermali di bassa pressione e bassa temperatura. È tipicamente formato da singole fibre più lunghe di 5 μm e con rapporto lunghezza / larghezza di almeno 3:1.

Malattie asbesto correlate

Si fa presente che i dati degli anni più recenti ed in special modo il 2021, non possono ritenersi consolidati, poiché il riconoscimento della malattia professionale necessita di congrui tempi tecnici per la gestione e la definizione della pratica e i postumi delle malattie asbesto correlate sono fortemente influenzati dal periodo di tempo che intercorre tra la data di contrazione della patologia e la data di osservazione del fenomeno. I dati esposti, pertanto, sono soggetti a variazione in funzione della data di aggiornamento.


Sono passati trent’anni da quando l’Italia ha messo al bando l’amianto con la legge 257/92 e, nonostante ciò, i danni che questo materiale provoca sulla salute dell’uomo sono ancora evidenti. Il processo di sviluppo delle malattie asbesto correlate, infatti, è estremamente lungo: il periodo di latenza supera generalmente i 25 anni e le patologie possono manifestarsi anche dopo 40 anni dall’inizio dell’esposizione all’amianto.

Fondo per le vittime dell’amianto

Per garantire una maggior tutela ai malati affetti da patologie legate all’amianto, la Legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Legge di stabilità 2008) ha istituito presso l’Inail il “Fondo per le vittime dell’amianto”. I beneficiari del Fondo sono i titolari di rendita diretta ai quali sia stata riconosciuta dall’Inail una patologia asbesto-correlata per esposizione all’amianto e i titolari di rendita a superstiti dei lavoratori vittime dell’amianto individuati ai sensi dell’art. 85 del Testo Unico e successive modifiche ed integrazioni.

L’art.1, comma 116, della Legge 23 dicembre 2014, n. 190 (legge di stabilità 2015) ha esteso le prestazioni del Fondo, in via sperimentale, ai malati affetti da mesotelioma riconducibile a esposizione ambientale o familiare all’amianto. La Legge 30 dicembre 2020, n. 178 (Legge di Bilancio 2021) ha reso stabili tali benefici.

La questione amianto

Poiché la “questione amianto” è considerata ancora attuale, la Consulenza statistico attuariale dell’Inail ha predisposto un’analisi statistica riguardante le malattie professionali asbesto-correlate, le rendite per malattie asbesto-correlate erogate dall’Inail, la platea dei beneficiari professionali del Fondo per le vittime dell’amianto e le prestazioni una tantum per mesoteliomi non professionali previste dallo stesso fondo.

Indice

1. Le malattie professionali asbesto-correlate riconosciute dall’Inail, quinquennio di protocollo 2017-2021
2. Le rendite di inabilità permanente e a superstiti per malattie professionali asbesto-correlate, anni 2017-2021
3. Le prestazioni del Fondo vittime dell’amianto ai malati professionali e loro superstiti
4. Prestazioni una tantum a favore dei malati di mesotelioma di origine non professionale e dei loro eredi

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Fondo vittime dell’amianto 2021

Quali sono e come funzionano le prestazioni in favore dei soggetti colpiti da malattia asbesto-correlate e dei loro superstiti

Prodotto: Opuscolo Edizioni: Inail – 2021

Pubblicazione realizzata da Inail Direzione centrale pianificazione e comunicazione
Comitato amministratore del Fondo per le vittime dell’amianto

Nel marzo 1992, con l’approvazione della legge numero 257, l’Italia è stata uno dei primi Paesi al mondo a vietare l’estrazione, l’importazione, la lavorazione, l’utilizzo, la commercializzazione e l’esportazione dell’amianto e dei prodotti che lo contengono.

Sebbene la sua grave nocività per la salute sia accertata da tempo, però, a distanza di oltre un quarto di secolo la “questione amianto” non può ancora essere considerata chiusa.

Per la sua resistenza al calore e la sua struttura fibrosa, infatti, questo materiale è stato largamente utilizzato per quasi 50 anni per la coibentazione di edifici, tetti e navi, come materiale da costruzione per l’edilizia – sotto forma di composito fibro-cementizio per fabbricare tegole, pavimenti, tubazioni, vernici e canne fumarie – ma anche per produrre indumenti e parti meccaniche.

Di conseguenza oggi continua a essere presente in moltissimi edifici, macchinari e manufatti.

A rendere drammaticamente attuale il problema dell’amianto è anche il lungo periodo di latenza delle patologie a esso correlate, ovvero il tempo che intercorre tra la prima esposizione alla sostanza e la manifestazione della malattia, che nel caso del mesotelioma maligno – un tumore per cui è stata inequivocabilmente dimostrata una stretta correlazione con l’esposizione alle fibre di asbesto – può superare i 40 anni.

L’inalazione delle sue sottilissime fibre può inoltre provocare l’asbestosi, una fibrosi polmonare progressiva, le placche pleuriche, il carcinoma polmonare e altre tipologie tumorali con maggiore o minore evidenza scientifica di correlazione con l’amianto.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, nel mondo le persone ancora esposte all’amianto nei luoghi di lavoro sono circa 125 milioni. Solo in Europa sono 15mila le morti asbesto-correlate che avvengono ogni anno e l’amianto è responsabile di circa la metà di tutti i decessi per cancro sviluppato sul posto di lavoro.

Purtroppo in alcuni Paesi l’amianto è ancora utilizzato, soprattutto nei materiali da costruzione, e continua a essere prodotto ed esportato. A causa dell’uso massiccio che se ne è fatto in passato e della sua permanenza nell’ambiente, che richiede adeguate procedure di smaltimento, il pericolo di esposizione dei lavoratori e dei cittadini persiste però anche negli Stati che, come l’Italia, hanno scelto di metterlo al bando.

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