Criptovalute e Redditi 2024

Il modello Redditi del 2024 è predisposto per l’Imposta sul valore delle cripto-attività. Criptovalute e Redditi 2024.

L’articolo 1, comma 146, della Legge numero 197/2022, la Legge di bilancio 2023, ha previsto una nuova imposta, l’Imposta sul valore delle cripto-attività, da applicarsi al posto dell’imposta di bollo, a prescindere dal fatto che gli investimenti in cripto-attività siano soggetti, o meno, a monitoraggio fiscale.

L’Imposta sul valore delle cripto-attività è dovuta nella misura del 2 per mille, come l’imposta di bollo che sostituisce, da versare o tramite intermediario residente oppure, in sua assenza, tramite autoliquidazione in sede di dichiarazione, secondo le tempistiche e le modalità previste per le imposte sui Redditi. Come puntualizzato dalla prassi nella Risoluzione 36/E del 2023, il codice tributo da utilizzare, per il versamento tramite F24, è il codice 1727.

Novità fiscali, tasse e dichiarazione sulle criptovalute

Nel corso del 2023, il governo italiano ha introdotto una serie di novità fiscali per la tassazione delle criptovalute, cercando di trovare un equilibrio tra incentivare l’innovazione e la diffusione e garantire a contempo una corretta ed equa tassazione.

La Legge di Bilancio 2023, valida anche per il 2024, ha regolarizzato la tassazione delle criptovalute con diverse novità sia per le persone fisiche, sia per le imprese.

Sono tante le novità, come del resto si evince anche dalla lettura della Circolare n. 30/E/2023 dell’Agenzia delle Entrate, che impattano sulla vita di migliaia di persone, semplici appassionati e talvolta investitori. Le principali news nel dettaglio riguardano:

  • La tassazione sulle plusvalenze collegate alle criptovalute;
  • Dichiarazione dei redditi ai fini del monitoraggio delle criptovalute;
  • Sanatoria per mancata dichiarazione delle criptovalute.

Il reddito generato dagli investimenti in criptovalute è sottoposto ad una tassazione pari al 26%, confermata anche dalla Legge di bilancio, sulle plusvalenze o rendimenti ottenuti superiori ai 2000€ nel periodo d’imposta.

A differenza del passato quindi la soglia dei 2 mila euro diventa fondamentale e comporta sicuramente un peggioramento rispetto alla precedente disciplina.

Superata tale soglia, sono tassati i proventi e le plusvalenze derivanti dalle seguenti operazioni in cripto-attività:

  • cessioni a pronti, rimborso o permuta di cripto-attività aventi diverse caratteristiche e funzioni;
  • cessioni a titolo oneroso di utility token, vale a dire dei rapporti da cui deriva il diritto di acquistare a termine (quando sarà disponibile) il prodotto o il servizio. Non costituisce reddito l’acquisto del bene o servizio a prezzo scontato per effetto dell’esercizio del diritto;
  • attività di staking;
  • cessione a “termine” di criptovalute o di cripto-attività che non costituiscono strumenti finanziari in forma digitale;
  • cessione di NFT già “emessi”.

Criptovalute e Redditi 2024.

Le criptovalute: che cosa sono e quali rischi si corrono

CONSOB: tutti i rischi legati alle criptovalute.

Savona (Consob): ‘Le criptovalute sono fiume in piena, con rischi per tutela del risparmio. Boom come quello dei derivati prima del 2008’

Le nuove tecnologie, favorite dai progressi della crittografia – ovvero dell’applicazione di metodi che servono per rendere un messaggio comprensibile/intelligibile solo a persone autorizzate a leggerlo – e dalle evoluzioni della rete internet, stanno determinando un cambiamento radicale nell’economia globale, con particolare riferimento al settore finanziario, sotto il profilo delle modalità di scambio di beni, servizi e ogni attività finanziaria.

Tra le più significative applicazioni della tecnologia digitale al settore finanziario spicca la nascita e la diffusione delle “criptovalute” (o “valute virtuali”), la più nota delle quali è il bitcoin.

Il termine si compone di due parole: cripto e valuta

Quindi di valuta ‘nascosta’, nel senso che è visibile/utilizzabile solo conoscendo un determinato codice informatico (le c.d. ‘chiavi di accesso’ pubblica e privata, in linguaggio ancora più tecnico)

La criptovaluta non esiste in forma fisica (anche per questo viene definita ‘virtuale’), ma si genera e si scambia esclusivamente per via telematica. Non è pertanto possibile trovare in circolazione dei bitcoin in formato cartaceo o metallico.

Alcuni concetti tradizionalmente utilizzati per le monete a corso legale, come ad esempio quello di ‘portafoglio’, sono stati adattati anche al contesto delle monete virtuali, dove si parla di ‘portafoglio digitale/elettronico’ (o wallet digitale/elettronico o semplicemente e-wallet).

La Consob chiama in campo direttamente l’Europa, spiegando che l’Italia ha il dovere di portarsi avanti sul problema in attesa che a livello comunitario si possa arrivare a norme che armonizzano le diverse legislazioni. Ma attendere sarebbe un atteggiamento colpevole, mentre regolamentare è un dovere vero e proprio.

La Consob sottolinea come gli ammonimenti alla cautela non sono serviti e troppi utenti hanno riversato in modo illogico i propri risparmi su valute virtuali delle quali si sa poco o nulla.

L’attuale sistema degli strumenti criptati si regge sulla convinzione e convenzione dominanti tra privati, che ignorano il ruolo centrale che svolge nel buon funzionamento del mercato la natura legale della moneta come unico mezzo di scambio e di liberazione dei debiti.

Nota bene

• le monete virtuali non hanno corso legale in quasi nessun angolo del pianeta e dunque l’accettazione come mezzo di pagamento è su base volontaria;
• le monete virtuali non sono regolate da enti centrali governativi, ma sono generalmente emesse e controllate dall’ente emittente secondo regole proprie, a cui i membri della comunità di riferimento accettano di aderire;
• ci sono Stati che hanno deciso di sperimentare, sotto il proprio controllo, l’utilizzo di moneta virtuale nei propri Paesi (es. l’Uruguay con l’e-peso) o ne hanno annunciato il loro utilizzo senza che però si abbiano maggiori informazioni al riguardo (es. il Venezuela con il Petro) o, ancora, che abbiano in cantiere iniziative al riguardo (es. Estonia e Svezia).

Le criptovalute hanno caratteristiche peculiari che le contraddistinguono.

– un insieme di regole (detto “protocollo”), cioè un codice informatico che specifica il modo in cui i partecipanti possono effettuare le transazioni;
– una sorta di “libro mastro” (distributed ledger o blockchain) che conserva immodificabilmente la storia della transazioni;
– una rete decentralizzata di partecipanti che aggiornano, conservano e consultano la distributed ledger delle transazioni, secondo le regole del protocollo.

Cosa sono un “distributed ledger”, una “blockchain” e la Blockchain di bitcoin?

Un distributed ledger o blockchain (quest’ultimo nome è in genere accomunato all’utilizzo del bitcoin e in italiano si traduce letteralmente in ‘catena di blocchi’) è un registro aperto e distribuito che può memorizzare le transazioni tra due parti in modo sicuro, verificabile e permanente. I partecipanti al sistema vengono definiti ‘nodi’ e sono connessi tra di loro in maniera distribuita.

Nella sostanza è una lista in continua crescita di record, chiamati block, che sono collegati tra loro e resi sicuri mediante l’uso della crittografia. I dati in un blocco sono per loro natura immutabili (non possono essere retroattivamente alterati senza che vengano modificati tutti i blocchi successivi ad esso; per fare ciò, dati la natura del protocollo e lo schema di validazione, servirebbe il consenso della maggioranza della rete).

La natura distribuita e il modello cooperativo rendono particolarmente sicuro e stabile il processo di validazione, pur dovendo ricorrere a tempi e costi non trascurabili, in gran parte riferibili al prezzo dell’energia elettrica necessaria per effettuare la validazione dei blocchi (questo nel caso della Blockchain del bitcoin) e alla capacità computazionale necessaria per risolvere complessi calcoli algoritmici (attività che viene comunemente definita come ‘mining’). L’autenticazione avviene tramite la collaborazione di massa ed è alimentata da interessi della comunità. La Blockchain è un registro pubblico delle transazioni Bitcoin in ordine cronologico.

È utilizzata per memorizzare in modo permanente le transazioni Bitcoin e per prevenire il fenomeno del cosiddetto “double spending” (per evitare che possa spendere i bitcoin più di una volta nello stesso momento). Come già osservato, la Blockchain è un insieme di blocchi fra loro concatenati: ogni blocco è identificato da un codice, contiene le informazioni di una serie di transazione, e contiene il codice del blocco precedente, così che sia possibile ripercorrere la catena all’indietro, fino al blocco originale (una sorta di DNA delle transazioni Bitcoin). Tutti i nodi della rete memorizzano tutti i blocchi e quindi tutta la Blockchain.

fonte consob.it

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