Fondi professionali, esclusa formazione cogente, Linee guida 231,

“» Fondi professionali, esclusa la formazione cogente
REGOLAMENTO (UE) N. 651/2014 DELLA COMMISSIONE del 17 giugno 2014
“» Adozione dei modelli di organizzazione e gestione della sicurezza nelle PMI
Procedure semplificate per l'adozione de modelli di organizzazione e gestione
“» Linee guida 231
Modello Organizzativo ai sensi del D. Lgs. n. 231/2001
“» Il lavoratore autonomo
lavoratore autonomo in cantiere
“» Io scelgo la sicurezza settembre 2014
semplificazione degli adempimenti in materia di sicurezza sul lavoro
“» Bando camera commercio Cuneo
sicurezza, certicazioni di prodotto e di processo, ambiente e certificazioni SOA

Linee guida 231

Linee guide 231, implementazione del Modello di Organizzazione e Prevenzione dei reati ex decreto legislativo 231/2001 in materia ambientale e di salute e sicurezza sul lavoro

Linee Guida per l'implementazione dei Modelli Organizzativi ex D.Lgs. n. 231/2001 per la prevenzione dei reati in materia ambientale e di salute e sicurezza nelle PMI

Linee guida 231Le Linee Guida e gli strumenti operativi sono stati sviluppati e testati nel corso del progetto finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca “Implementazione del Modello di Organizzazione e Prevenzione dei reati ex Decreto Legislativo 231/2001 nelle Piccole e Medie Imprese del territorio lucchese”, di cui la Scuola Superiore SantàAnna è risultata beneficiaria.

La necessità  delle imprese di “tutelarsi” da un'eventuale responsabilità  amministrativa ai sensi del D. Lgs. n. 231/2001 è di estrema importanza e attualità .

Il D. Lgs. n. 231/2001, infatti, ha introdotto nell'ordinamento giuridico italiano, la responsabilità  amministrativa in sede penale degli enti.

L'adozione di Modelli Organizzativi preventivi, che permettano di escludere la responsabilità  degli enti per reati commessi da soggetti apicali o sottoposti nell'interesse o a vantaggio dell'ente, è quindi cruciale per le imprese.

Ma cosa è un Modello Organizzativo ai sensi del D. Lgs n. 231/2001? Quale è la sua principale funzione? Queste sono state le domande a cui il Gruppo di Lavoro ha cercato di rispondere prima di iniziare la redazione del presente documento.

Il Modello Organizzativo può essere definito come un insieme di regole, procedure, valori, strategie, persone all'interno di un azienda che interagiscono tra loro in modo dinamico; come il sistema che regola il funzionamento di una organizzazione; e, infine, come la stessa organizzazione.

Pertanto, quando si parla di Modello Organizzativo non si può intendere un sistema che opera parallelamente al normale funzionamento di un'organizzazione, in quanto deve essere parte integrante della stessa: è il sistema che deve governare e coordinare i diversi sottosistemi di cui un'azienda, anche piccola, si compone. L'implementazione di un Modello Organizzativo ai sensi del D. Lgs n. 231/2001 deve, pertanto, partire dall'integrazione dei suoi principi nella realtà  aziendale, da cui deve trarre, a sua volta, ispirazione per una loro più puntuale definizione.

Nella pratica, si può erroneamente considerare il Modello Organizzativo alla stregua degli standard internazionali che disciplinano i Sistemi di Gestione, quali, ad esempio, i Sistemi di Gestione della Qualità , Ambiente e Sicurezza. Questi, seppur costituiscano una fondamentale base di partenza per la costruzione del Modello Organizzativo, oltre ad esserne parte integrante, sono regolati da un meccanismo differente, ossia dall'ottenimento di un riconoscimento da parte di un soggetto terzo che ne “certifica” il funzionamento e la rispondenza ad uno standard.

Pertanto, come ampiamente dimostrato in letteratura, l'adozione di un Sistema di Gestione certificato può essere guidato da diverse esigenze. Da un lato, il raggiungimento di benefici connessi alla sua piena implementazione ed integrazione nelle daily practices aziendali; dall'altro, la risposta a pressioni esterne esercitate da diverse categorie di stakeholder che potrebbero comportare una implementazione superficiale dello schema, essendo il fine principale quello di mostrare all'esterno il mero raggiungimento della certificazione.

Questàultima fattispecie non è realizzabile nel caso del Modello Organizzativo ai sensi del D. Lgs. n. 231/2001, non essendo previsto alcun riconoscimento esterno volto ad incrementare la legittimazione sociale dell'organizzazione.

È, quindi, fondamentale che il Modello Organizzativo sia fortemente integrato nel sistema aziendale e che ne rappresenti l'elemento portante da cui far discendere, in maniera coordinata, i singoli Sistemi che vanno a disciplinare specifici aspetti.

Partendo da tale assunto sono state concepite e costruite queste Linee Guida, mirando a proporre soluzioni e strumenti concreti, che possano facilmente essere implementati anche da una Piccola e Media Impresa (PMI), senza comportare un inutile appesantimento burocratico, il quale, come è noto, rappresenta uno dei principali limiti per la diffusione di tali Modelli in contesti caratterizzati da risorse limitate.

L'approccio seguito nella redazione del presente documento coniuga pragmatismo e formalizzazione – elemento comunque necessario essendo l'idoneità  del Modello valutata in sede giurisdizionale – proprio per rispondere alle esigenze delle PMI. L'obiettivo principale è quello di fornire degli strumenti realmente fruibili dalle imprese, soprattutto dalle PMI, al fine di diffondere all'interno di esse dei Modelli realmente efficaci.

Le Linee Guida contengono gli elementi fondamentali che un Modello Organizzativo dovrebbe avere per essere ritenuto efficace nel prevenire la commissione dei reati ambientali e relativi alla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Si è inteso offrire degli elementi utili ed estremamente snelli, per venire incontro anche alle esigenze di imprese di piccole e medie dimensioni che necessitano di strumenti semplici e di pronta e facile attuazione. Ad esempio, l'utilizzo delle matrici per l'analisi del rischio può facilitare la realizzazione di questa fase fondamentale del processo di implementazione del Modello Organizzativo, risultando, la sua utilizzazione semplice e facilmente comprensibile. Inoltre, l'aver sposato l'approccio del miglioramento continuo dei Sistemi di Gestione ispirato al ciclo di Deming PDCA (Plan – Do – Check – Act), intende ribadire la necessità  di sviluppare un Modello dinamico e capace di adattarsi ai singoli contesti.

La pubblicazione del Decreto Ministeriale del 13 febbraio 2014, con cui sono state recepite le procedure semplificate per l'adozione e l'efficace attuazione dei Modelli di Organizzazione e di Gestione della Sicurezza nelle piccole e medie imprese, ai sensi dell'art. 30, comma 5-bis, del D. Lgs. n. 81/2008, conferma la bontà  dell'approccio che ha guidato la redazione della Linea Guida.

Inoltre, il decreto stesso, focalizzandosi su alcuni aspetti tipici dei Sistemi di Gestione per la Salute e Sicurezza, che sono stati affrontati in via marginale nello sviluppo degli strumenti operativi onde evitare inutili duplicazioni, rappresenta uno strumento completare a quanto previsto nel presente documento.

Linee guida 231Linee guida 231

Le novità  introdotte dal Decreto Legislativo n. 231/2001 e gli enti destinatari I Reati in materia di Ambiente e Sicurezza Esenzione della responsabilità  e casi giurisprudenziali Il collegamento con il Sistema di Gestione Ambientale (SGA) e con il Sistema di Gestione della Sicurezza (SGS) Il Modello Organizzativo L'organizzazione aziendale: struttura, funzioni aziendali, ruoli e responsabilità  Identificazione delle attività  aziendali a potenziale rischio di commissione dei reati (identificazione e analisi dei rischi) Il codice etico Procedure aziendali volte alla prevenzione del rischio Pianificazione delle risorse L'Organismo di Vigilanza e gli obblighi informativi Il sistema disciplinare Monitoraggio e aggiornamento del Modello Formazione, informazione e comunicazione verso il personale aziendaleLe novità  introdotte dal Decreto Legislativo n. 231/2001 e gli enti destinatari

I Reati in materia di Ambiente e Sicurezza

Esenzione della responsabilità  e casi giurisprudenziali

Il collegamento con il Sistema di Gestione Ambientale (SGA) e con il Sistema di Gestione della Sicurezza (SGS)

Il Modello Organizzativo

L'organizzazione aziendale: struttura, funzioni aziendali, ruoli e responsabilità 

Identificazione delle attività  aziendali a potenziale rischio di commissione dei reati (identificazione e analisi dei rischi)

Il codice etico

Procedure aziendali volte alla prevenzione del rischio

Pianificazione delle risorse

L'Organismo di Vigilanza e gli obblighi informativi

Il sistema disciplinare

Monitoraggio e aggiornamento del Modello

Formazione, informazione e comunicazione verso il personale aziendale

novità  introdotte dal Decreto Legislativo n. 231/2001 e gli enti destinatariLinee guida 231

Schede, Check List, Pubblicazioni SuvaPro

Schede, Check List, Pubblicazioni SuvaPro Approvazione del piano di edilizia scolastica
Dossier ANCE regione per regione
Schede, Check List, Pubblicazioni SuvaPro Schede apparecchi di sollevamento materiali di tipo trasferibile
Articolo 71 comma 8 D.Lgs. 81/08 s.m.i.
Schede, Check List, Pubblicazioni SuvaPro Con il lavoro non si scherza
spot inediti creati da diciottenni
027.png Bando Progettazione e Sicurezza dei luoghi di lavoro
corso di perfezionamento post-lauream
027.png Schede controlli apparecchi di sollevamento materiali di tipo mobile
Articolo 71 comma 8 D.Lgs. 81/08
027.png Schede controlli di apparecchi di sollevamento materiali
sollevamento materiali di tipo trasferibile e relativi accessori di sollevamento
027.png Valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche
Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea L 247 del 21 agosto 2014
027.png Bando per agevolare le imprese nella valorizzazione di disegni e modelli
5 milioni di euro
027.png Rifiuti da attività  estrattiva
Guida ISPRA
027.png Dalla OHSAS 18001 2007 alla ISO 45001 2016
Articolo di Norberto Ferigato
027.png Pubblicazioni nuove e rielaborate di SuvaPro
check list, Scheda tematica, Liste di controllo

Approvazione del piano di edilizia scolastica

Approvazione del piano di edilizia scolastica

ANCE piano ediliziaOltre un miliardo di Euro per la realizzazione di interventi di ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico ed efficientamento energetico degli edifici scolastici

Dopo l'approvazione del piano di edilizia scolastica, che prevede interventi su 20.845 edifici scolastici per un totale di investimenti pari a 1.094.000.000 di euro, il Governo ha approvato su proposta del Presidente del Consiglio uno schema di regolamento che modifica ed integra il d.P.R. 10 marzo 1998 n. 76, prevedendo la possibilità  di destinare l'8 per mille anche per la “ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico ed efficientamento energetico degli immobili di proprietà  pubblica adibiti all'istruzione scolastica”.

Dossier ANCE regione per regione

Link formato ZIP

ANCE piano edilizia

” 

” 

” 

Valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche

valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche

REGOLAMENTO (UE) N. 900/2014 DELLA COMMISSIONE
del 15 luglio 2014

Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea L 247 del 21 agosto 2014

recante modifica, ai fini dell'adeguamento al progresso tecnico, del regolamento (CE) n. 440/2008 che istituisce dei metodi di prova ai sensi del regolamento (CE) n. 1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH)

Valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimicheQuesto metodo di prova è equivalente alla linea guida dell'OCSE n. 426 per le prove sulle sostanze chimiche (2007).

Nel giugno del 1995, il gruppo di lavoro dell'OCSE sulla tossicità  per la riproduzione e lo sviluppo, riunito a Copenaghen, ha esaminato la necessità  di aggiornare le linee guida OCSE esistenti in materia e metterne a punto delle nuove per gli endpoint non ancora contemplati (1). Il gruppo di lavoro ha raccomandato che la linea guida per le prove volte a determinare la neurotossicità  nella fase dello sviluppo sia redatta in base ad un orientamento dell'agenzia statunitense per la protezione dell'ambiente (EPA), che nel frattempo è stato riveduto (2). Nel giugno del 1996 si è tenuta a Copenaghen una seconda riunione di consultazione, intesa ad elaborare indicazioni più precise che servissero al segretariato per definire una nuova linea guida per le prove sulla neurotossicità  nella fase dello sviluppo, a partire dagli elementi principali, quali i dettagli relativi alla scelta della specie animale, il periodo di somministrazione, il periodo di sperimentazione, gli endpoint da esaminare, nonché i criteri per la valutazione dei risultati. Nel 1998 è stata pubblicata una linea guida statunitense per la valutazione del rischio di neurotossicità  (3). Nell'ottobre del 2000 si è tenuta una riunione di consultazione di esperti dell'OCSE in parallelo ad un seminario dell'ILSI (Istituto internazionale per le scienze della vita), mentre un'ulteriore riunione di consultazione degli esperti ha avuto luogo a Tokyo nel 2005.

Questi incontri sono stati organizzati per discutere le questioni scientifiche e tecniche relative alla linea guida vigente e le raccomandazioni che ne sono scaturite sono state prese in considerazione in sede di elaborazione del presente metodo di prova (4)(5)(6)(7). I documenti d'orientamento dell'OCSE n. 43, Reproductive Toxicity Testing and Assessment (8), e n. 20, Neurotoxicity Testing (9), contengono ulteriori informazioni sull'esecuzione, sull'interpretazione e sulla terminologia utilizzata per il presente metodo di prova.

” 

Visualizza Gazzetta Ufficiale: ( link esterno )

Schede controlli di apparecchi di sollevamento materiali

Rifiuti da attività  estrattiva

Rifiuti da attività  estrattivà Guida ISPRA
Rifiuti da attività  estrattiva

L'attività  estrattiva, da sempre fonte di materie prime per l'uomo, è anche all'origine di numerosi problemi ambientali, che solo l'attuale diffusa coscienza ambientalista, che guarda al nostro pianeta come un bene finito da tutelare e conservare e non come una riserva infinita da sfruttare, ha fatto emergere nella sua vastità  e importanza.

Gli enormi quantitativi di rifiuti da attività  estrattiva (RAE) prodotti durante le attività  produttive passate costituiscono diffuse fonti di inquinamento ed aree di instabilità  geotecnica ed idrogeologica, implicando problemi di vario genere, tra cui:

– la diffusa presenza di rifiuti da attività  estrattiva con le conseguenze che ne derivano,
– le strutture e gli impianti di lavorazione abbandonati che possono rappresentare aree pericolose per il loro potenziale crollo, – i numerosi vuoti sotterranei che possono manifestare in superficie problemi di sprofondamenti improvvisi del suolo (sinkholes) o di disequilibrio delle acque di falda con conseguenti improvvise fuoriuscite d'acqua all'esterno delle gallerie abbandonate.

Tale realtà  è diffusa in tutto il territorio italiano, così come in quello europeo e, chiaramente, in tutti i paesi del mondo dove è avvenuto lo sfruttamento di materie prime. Per avere un idea di quanti scarti si producono durante le attività  estrattive si pensi che, in regime di cava, le rese (rapporto tra il volume del materiale commercialmente utile e il totale del materiale estratto) risultano mediamente pari al 28%; si può quindi calcolare che ogni anno in Europa vengano messi in discarica circa 12 milioni di tonnellate di rifiuti, costituiti da miscele di silice e/o silicati vari1. Queste considerazioni venivano fatte nel 1997 e oggi il problema è presente con maggiore imponenza, tanto che si ipotizza anche lo sfruttamento delle discariche esistenti come “nuove fonti di estrazione”, laddove il tenore del minerale da recuperare presenti valori tali da renderne lo sfruttamento conveniente in termini economici e ambientali.

A livello europeo, dopo numerosi casi di gravi incidenti legati alla precedente attività  estrattiva, si è sviluppata la consapevolezza della necessità  di gestire e monitorare tutti quei centri di pericolo disseminati nel territorio europeo. Questa nuova coscienza ambientale si esplicita con la direttiva 2006/21/CE del 15 marzo 2006, relativa proprio alla gestione dei rifiuti delle industrie estrattive e che modifica la precedente 2004/35/CE. Successivamente ogni paese membro l'ha recepita in base al proprio ordinamento legislativo.

Per scaricare la Guida:

Schede controlli di apparecchi di sollevamento materiali

Dalla OHSAS 18001 2007 alla ISO 45001 2016

Articolo di Norberto FerigatoDal 1996 si occupa di Sicurezza sul Lavoro quale tecnico qualificato nell'assistenza aziendale, Responsabile Servizio Prevenzione e Protezione, Analisi termografiche, Acustica, Antincendio, Consulenza Marcatura CE. Formatore qualificato. Dal 2012 convenzionato al NETWORK GTC.

OHSAS 18001:2007  alla ISO 45001:2016Il 17 Luglio 2014 è stata rilasciata dalComitato ISO/PC 283 – Occupational Health & Safety Management Systems – la prima bozza (CD, Committee Draft) della nuova norma internazionale sulla Sicurezza e Salute sul lavoro che andrà  a sostituire l'attuale OHSAS 18001 come standard internazionale.
” 
Come qualcuno ricorderà , prima del 1999 non esisteva una normativa internazionalmentericonosciuta di gestione della sicurezza. Le aziende dovevano scegliere tra una vasta gamma di standard di salute e di sicurezza nazionali e di schemi di certificazione di proprietà  degli Enti. Questo portava alla confusione e alla frammentazione del mercato minandola credibilità  dei singoli schemi, creando pertanto potenziali barriere commerciali.

Raccogliendo il meglio dalle norme e dai regimi esistenti, il Gruppo di progetto OHSAS (Occupational Health and Safety Assessment) pubblicò nel 1999 la serie OHSAS 18000.

La serie ha attualmente due specifiche:

  • 18001 concentrata sui requisiti per un efficace sistema di gestione della sicurezza sul lavoro
  • 18002 una guida pratica che offre chiarimenti e orientamenti per l'attuazione del sistema.

Già  nel 2005 piùdi 15.000 organizzazioni in circa 80 paesi usavano la OHSAS 18001.

Nel Luglio 2007, la norma OHSAS 18001 viene aggiornata e allineata maggior”¬mente con lo schema di altre norme sui sistemi di gestione comela ISO 14001, contribuendoa facilitarel'integrazione dello standard con i sistemi di gestione esistenti nelle aziende. Nel Regno Unito si adottava la normativa come standard britannico, veniva quindi resa certificabile, creandola BS OHSAS 18001.

In Italia nel 2008, con l'entrata in vigore del D.Lgs 81/08, la OHSAS 18001 viene considerata conforme, per le parti attinenti, al modello organizzativo previsto dall'art. 30 del D.Lgs. 81/08 quale sistema idoneo ad avere efficacia esimente per la responsabilità  amministrativa degli enti…..

OHSAS 18001:2007  alla ISO 45001:2016scarica documento