lockdown 2020 alle foci dei fiumi
Analisi degli impatti ambientali del lockdown 2020 alle foci dei fiumi Po, Brenta-Adige, Metauro, Tevere
Pubblicazione ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale
Paradossalmente, per certi aspetti, è sembrato che l’ambiente abbia tratto qualche temporaneo, significativo beneficio. In particolare si è osservata, con un certo soddisfatto stupore, la grande capacità di resilienza del mare: trasparenza di acque generalmente torbide, avvistamenti inusuali di specie mediterranee lungo le coste italiane, recupero di zone di litorale normalmente sovra sfruttate.
La natura si è presa questo tempo per mostrarci come sia ancora possibile provare a ripristinare un equilibrio che sembrava ormai compromesso dal crescente impatto antropico sull’habitat marino – costiero dovuto a vari fattori quali l’agricoltura intensiva, la zootecnia, le attività industriali ed i traffici marittimi, interrotti o comunque ridotti, durante il lungo periodo di lockdown nazionale di inizio 2020.
Inevitabilmente, ma anche comprensibilmente, ha subito una battuta di arresto l’inquinamento incontrollato, abusivo, illecito da sempre monitorato e combattuto con grande attenzione dalla Guardia Costiera, a prescindere dalla presenza del COVID-19, attraverso controlli puntuali eseguiti sul nostro mare grazie alla capillarità delle sue articolazioni periferiche.
È ormai nota la centralità della Guardia Costiera in tema di tutela dell’ambiente marino a 360° e l’impegno che il Corpo pone per la sua salvaguardia, confermato e rinnovato nel 2018 proponendo al Ministero della Transizione Ecologica (MITE ex MATTM) la sottoscrizione del tanto auspicato piano di rilancio della strategia marina.
Grazie anche alle apprezzate campagne di comunicazione quali “alla natura non serve”, a favore del corretto smaltimento delle mascherine e dei guanti, che tutti noi, ormai, abitualmente indossiamo per proteggerci dal contagio, alle numerose “reti fantasma” recuperate, estremamente dannose per gli ecosistemi marini e alle svariate campagne di sensibilizzazione sulla raccolta dei rifiuti e della plastica in mare – per non parlare delle campagne di polizia ambientale marittima, organizzate per garantire prevenzione e deterrenza nei confronti dei comportamenti illeciti, attraverso l’impiego delle componenti specialistiche del Corpo (navale, aerea, subacquea e scientifica ambientale) – è stato dato un impulso decisivo all’avvio di un percorso virtuoso che ha particolarmente a cuore il benessere del mare e di tutti gli organismi che vi abitano.
Il rapporto presenta i risultati ottenuti nell’ambito dello studio Lockdown 2020 pensato per valutare l’effetto nelle acque marino costiere della chiusura, a causa della pandemia da COVID-19, e della successiva riapertura della maggior parte delle attività produttive.
A tale studio hanno collaborato Guardia Costiera, ARPA Veneto, Marche e Lazio, oltre ad ISPRA.
Il rapporto descrive i dati raccolti nel periodo finale di lockdown e nel successivo post-lockdown del 2020, confrontandoli con le relative serie storiche raccolte tra il 2014 e il 2019 (dati Eionet). Inoltre, riporta ulteriori evidenze di carattere qualitativo ottenute mediante l’analisi degli isotopi stabili del carbonio e dell’azoto nel particellato sospeso.