Near miss Modelli di gestione

Modelli di gestione dei near miss (MGNM): la diffusione della cultura della sicurezza nell’azione congiunta Inail-Fincantieri

INAIL 2022

Pubblicazione realizzata da Inail
Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione (Contarp)
Dipartimento Medicina, Epidemiologia, Igiene del Lavoro ed Ambientale (Dimeila)
Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici (Dit)
FINCANTIERI


La revisione della letteratura scientifica sul tema dei modelli di gestione dei near miss (MGNM) evidenzia, soprattutto nell’ultima decade, un crescente interesse per l’approfondimento delle modalità di applicazione in diversi settori produttivi. Lo studio dei near miss è fondamentale per ottenere indicazioni sui fattori di rischio insiti nelle varie fasi del processo produttivo.

Dalla corretta ricognizione degli infortuni mancati, si ricavano informazioni maggiormente predittive sui fattori di rischio che possono determinare infortuni. L’identificazione di tali fattori contribuisce a migliorare la valutazione e la gestione dei rischi nonché a favorire lo sviluppo di una maggiore consapevolezza in materia di prevenzione.

Anche in relazione a tale quadro, il 18 marzo 2019 è stato sottoscritto un Protocollo d’Intesa tra l’Inail e Fincantieri che ha come oggetto diverse attività finalizzate alla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e alla diffusione della cultura della sicurezza, tra le quali in particolare anche l’analisi del modello di mappatura dei near miss adottato dal Gruppo e l’eventuale evoluzione dello stesso.

Tale protocollo intende proseguire l’impegno dell’Istituto di collaborazione sui temi della prevenzione avviato nel 2011 con la realizzazione delle Linee di indirizzo InailFincantieri SGSL lavori in appalto e con la pubblicazione, nell’ambito del protocollo di collaborazione Inail-Utilitalia, del documento “Gestione degli incidenti: procedura per la segnalazione dei near miss”.

Il presente documento descrive, in sintesi, il percorso congiunto Inail-Fincantieri di approfondimento del MGNM applicato dal Gruppo Fincantieri con l’obiettivo condiviso di esplorarne le opportunità e le criticità applicative e verificarne le aree di possibile miglioramento in termini di efficacia preventiva. In tal senso il lavoro risulta certamente in linea con l’approccio di alto livello proposto dalla recente norma UNI ISO 45001.

La norma, infatti indirizza le organizzazioni a considerare il concetto di rischio anche in termini di opportunità di confronto e collaborazione con gli stakeholder istituzionali, interessati ad attivare strategie di promozione e ricerca per la prevenzione sempre più efficaci.

Seguendo tali indicazioni, in collaborazione col Gruppo Fincantieri, è stata effettuata un’analisi delle dinamiche su un campione di near miss messi a disposizione dai cantieri di Sestri Ponente, Monfalcone e Riva Trigoso, adottando due metodologie utilizzate sperimentalmente dall’area ricerca dell’Inail.

Ciò potrà, da un lato, fornire al Gruppo Fincantieri indicazioni per migliorare l’efficacia del MGNM in uso, dall’altro, fornire all’Istituto la possibilità di sperimentare ulteriormente le potenzialità degli strumenti di analisi su modelli organizzativi complessi e sviluppare ulteriori iniziative di promozione e divulgazione dei MGNM, anche presso imprese di minori dimensioni e complessità.

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ALLEVAMENTI AVICOLI E SUINICOLI

LAVORATORI ESPOSTI NEGLI ALLEVAMENTI AVICOLI E SUINICOLI

Prevenzione e controllo della resistenza Antimicrobica per i lavoratori esposti negli allevamenti avicoli e suinicoli. INAIL 2022

Pubblicazione realizzata da Inail: Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale

Nell’ambito del Piano di attività 2016/2018 – Ricerca discrezionale – l’Inail ha messo a bando (Bando BRiC 2016) la tematica ‘Sorveglianza della diffusione dell’antibioticoresistenza di origine zoonotica finalizzata a una gestione integrata delle emergenze infettive nelle aziende zootecniche e in relazione alla preparedness per i lavoratori esposti’.

Il Dipartimento di scienze veterinarie dell’Università degli studi di Torino è risultato vincitore, con un progetto dal titolo ‘Realizzazione di un network finalizzato alla comunicazione e riduzione del rischio di diffusione dell’antimicrobico-resistenza nei lavoratori esposti’.

Il progetto di ricerca è stato ideato per rispondere alle sfide della resistenza antimicrobica (AMR) all’interfaccia salute umana – salute animale e contribuire alla preparedness in ambito occupazionale, attraverso il raggiungimento di obiettivi specifici consistenti primariamente nell’identificazione dei principali determinanti di AMR in allevamento e delle loro prevalenze negli animali e nell’ambiente; nell’individuazione delle pratiche lavorative che in maggior misura possono esporre l’allevatore a tali determinanti mediante un’analisi del rischio semi-quantitativa; nella caratterizzazione, attraverso metodologie partecipate, di azioni e modalità di esecuzione delle pratiche di allevamento per la riduzione del rischio di esposizione, presentate attraverso schede tecniche.

Questi obiettivi sono coerenti con le finalità dell’Inail per gli aspetti riguardanti la gestione della salute e sicurezza negli ambienti di lavoro. Infatti il controllo della resistenza antimicrobica e il monitoraggio dei principali fattori responsabili della diffusione a livello globale di tale zoonosi rappresentano aspetti prioritari in sanità pubblica e occupazionale. La predisposizione quindi di strumenti utili alla tutela dei lavoratori esposti rappresenta un valore aggiunto all’applicazione delle norme sancite in ambito nazionale e comunitario.

È stato possibile conseguire i risultati previsti dagli obiettivi grazie alla creazione di una rete di competenze multidisciplinari, costituita dal destinatario istituzionale del progetto (Dipartimento di scienze veterinarie dell’Università di Torino) e dalle unità operative (Dipartimento di giurisprudenza e scienze politiche, economiche e sociali dell’ Università del Piemonte Orientale; Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie) che hanno permesso di affrontare la tematica della resistenza antimicrobica secondo una logica collaborativa ispirata al concetto di One Health, per il quale la salute umana e animale vanno tutelate globalmente e senza prescindere dal contesto ambientale.

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La resistenza agli antimicrobici è il fenomeno per il quale un microrganismo acquisisce la resistenza all’azione di farmaci antimicrobici, inclusi gli antibiotici, ai quali generalmente risulta sensibile per il trattamento per le infezioni da esso causate.

Attività Agro-Zootecniche Rischio biologico

La pubblicazione ha l’obiettivo di fornire informazioni sulle misure di prevenzione e protezione correlate al rischio biologico per la tutela della salute degli operatori del settore agro-zootecnico.

Pubblicazione realizzata da Inail
Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici Dipartimento di medicina, epidemiologia e igiene del lavoro e ambientale Inail Ascoli Piceno


I dati Inail evidenziano che nei primi 10 mesi del 2021 nel settore agricolo si registrano 22.766 infortuni sul lavoro denunciati (+1,4%), 7.541 casi di denunce per malattie professionali (+20,8%) e 112 denunce di casi mortali (+19,1%). Le motivazioni di tale fenomeno sono molteplici.

Le attività vengono svolte utilizzando macchine e attrezzature che in alcuni casi non possiedono i requisiti essenziali di sicurezza; gli ambienti e i processi lavorativi non sono facilmente standardizzabili; l’età media degli agricoltori è spesso elevata, in particolare in aziende a conduzione familiare, l’arruolamento, a volte irregolare, di manodopera poco formata ed addestrata. Un aspetto poco considerato della sicurezza e salute dei lavoratori agricoli riguarda l’esposizione agli agenti biologici, fatta eccezione per il comparto zootecnico.

Nel settore agro-zootecnico e forestale, infatti, sono diversi i fattori che possono favorire lo sviluppo e la diffusione di agenti biologici: il tipo di attività, il processo o la fase lavorativa, le materie prime utilizzate, il cattivo funzionamento e la manutenzione degli impianti di ventilazione, il microclima, le scarse condizioni igienico-ambientali, il contatto diretto e/o indiretto con fluidi biologici animali, la presenza ed il numero di occupanti. Questi ultimi fattori di rischio sono quelli che maggiormente favoriscono la trasmissione di microrganismi al lavoratore.

Oltre alla difficoltà oggettiva nell’individuazione delle precise modalità di contagio da agenti biologici, nella misurazione ambientale dei microrganismi e nella stima di contaminazione microbica relativa a differenti ambiti lavorativi, si osserva spesso la mancanza di un’adeguata opera di prevenzione dai rischi lavorativi, per una serie di motivazioni. Molte aziende agro-zootecniche sono a gestione familiare, questo comporta la difficoltà di accesso alle risorse, al supporto di figure professionali della prevenzione, ai percorsi di informazione e formazione sui rischi lavorativi e alla realizzazione dei programmi di immunoprofilassi.

Inoltre i dati relativi alle malattie professionali denunciate non sono indicativi riguardo il rischio biologico, per diverse cause. Il lungo periodo che può intercorrere tra l’esposizione all’agente biologico e la manifestazione della malattia, la difficile identificazione in modo certo del nesso causale tra l’esposizione e la malattia.

Il lungo periodo nella manifestazione della malattia può interferire, non solo sull’individuazione delle modalità di esposizione ma, in caso di lavoratori per conto terzi, sulla identificazione dell’azienda o del comparto produttivo nei quali si è verificata l’esposizione.

A questo si aggiungono i fattori individuali quali stile di vita, patologie pregresse o in atto, età e sesso che possono rendere il soggetto particolarmente suscettibile ad alcune infezioni.

Non ultima è da considerare la difficoltà di effettuare una sorveglianza sanitaria standardizzabile rispetto ad altri settori a causa della variabilità delle tipologie produttive, la prevalenza di particolari realtà aziendali (imprese familiari, coltivatori diretti, società agricole semplici), il lavoro stagionale, la presenza di molti lavoratori extracomunitari e il lavoro irregolare.

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Agenti biologici – Statistiche

INAIL

Realizzato uno strumento di reportistica destinato a favorire la condivisione dei dati sui livelli di contaminazione microbiologica associati alle attività lavorative.

L’applicazione Banca dati Inail Agenti biologici – Statistiche, realizzata dalla Consulenza tecnica accertamento rischi e prevenzione nonchè dalla Direzione centrale per organizzazione digitale, è uno strumento di reportistica utile per la conoscenza e la prevenzione del rischio biologico professionale che consente la consultazione e l’interrogazione dei dati relativi agli andamenti statistici della contaminazione microbiologica negli ambienti di lavoro.

La banca dati è alimentata dai risultati dei monitoraggi microbiologici ambientali progressivamente acquisiti dalla “Banca dati Agenti Biologici”, elaborati in tabelle e grafici. La presentazione dei dati in forma aggregata consente una percezione immediata e sintetica della tipologia e dei livelli di contaminanti microbiologici associati agli ambienti di lavoro, distinti per attività economica Ateco di riferimento.

Attraverso i filtri l’utente può raffinare la ricerca, selezionando intervalli temporali, localizzazioni geografiche e attività economiche Ateco di interesse. È possibile, inoltre, esportare i risultati della ricerca in diversi formati.

L’applicazione “Banca dati Agenti biologici – Statistiche” è uno strumento di reportistica destinato alla consultazione e all’interrogazione dei dati relativi agli andamenti statistici della contaminazione microbiologica negli ambienti di lavoro.

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Dossier donne 2022

Il “Dossier donne 2022”, elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell’INAIL, analizza l’andamento infortunistico e tecnopatico al femminile attraverso i dati mensili provvisori dell’ultimo biennio e quelli consolidati del quinquennio 2016-2020. Nel testo anche un approfondimento sulle infezioni da nuovo Coronavirus di origine professionale, che in quasi sette casi su dieci hanno colpito le lavoratrici.

Edizione 2022 Realizzazione a cura di: Inail Direzione centrale pianificazione e comunicazione Consulenza statistico attuariale

In questo Dossier che Inail pubblica annualmente in occasione della Giornata internazionale della donna troverete numeri e percentuali che, grazie al prezioso lavoro svolto dalla Consulenza statistico attuariale, forniscono informazioni puntuali sull’andamento infortunistico al femminile. Le risultanze statistiche consentono di avviare una riflessione sui temi della prevenzione e della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro in ottica di genere, nonché di comprendere l’impatto della pandemia.

L’emergenza sanitaria ha indubbiamente innescato un esperimento organizzativo, tecnologico e sociale e, in questa fase di graduale ritorno alla “normalità”, sarà determinante trasformare le criticità emerse in leva per stimolare un autentico cambiamento culturale, nell’ottica di un sostanziale rovesciamento di prospettive.

Un approccio consapevole al tema della sicurezza sul lavoro non può prescindere dal riconoscimento delle specifiche caratteristiche legate alle differenze di genere e, sebbene l’attenzione del Paese a riguardo sia cresciuta, risulta avere tuttora carattere parziale e disomogeneo.

Negli ultimi decenni le donne hanno raggiunto notevoli traguardi nella società, ma siamo ancora lontani dagli standard dei Paesi occidentali più avanzati. La partecipazione al mondo del lavoro delle donne è fortemente condizionata dal triplice ruolo di moglie-madre-lavoratrice. La difficoltà di conciliazione dei tempi di vita e lavoro rappresenta un ostacolo alle pari opportunità. I dati dimostrano che il “rischio strada” provoca in proporzione più infortuni tra le donne perché maggiormente impegnate per l’appunto nella conciliazione tra vita professionale e vita privata, con inevitabili ripercussioni sulla frequenza degli spostamenti, sui tempi di recupero dalla stanchezza e, per alcune professionalità, anche a causa dello svolgimento di turni lavorativi notturni.

Questo è un aspetto che riteniamo preoccupante anche nella prospettiva dello stress e della sua incidenza in termini di maggiore probabilità che un infortunio si verifichi.

Alcune delle più ricorrenti professioni femminili espongono particolarmente le donne allo stress: le attività di medico, infermiera, assistente sociale, insegnante e, in genere, quelle che richiedono la “cura degli altri”. Per non parlare poi di quelle forme di occupazione soggette al rischio di licenziamento, di discriminazione, di mobbing, talvolta combinate con l’intollerabile tentativo di penalizzazione delle scelte di maternità. C’è da rilevare che queste problematiche diventano drammatiche quando riguardano donne con disabilità.

Dal Dossier emerge che negli anni 2016-2019 l’incidenza degli infortuni al femminile rispetto al totale è rimasta pressoché costante (36%), mentre nel 2020, complice anche il più elevato numero di contagi da Covid-19 delle donne rispetto agli uomini, la quota è salita al 43%. Durante questa fase di emergenza epidemiologica, le lavoratrici hanno infatti pagato un prezzo molto alto: sono le più colpite dai contagi professionali (su 211.390 denunce pervenute all’Inail dall’inizio della pandemia al 31 gennaio 2022, ben 144.353 riguardano donne, pari a poco meno di sette contagi su 10).

In occasione del prossimo 8 marzo desideriamo ribadire l’importanza di formare adeguatamente gli attori della prevenzione per sensibilizzarli a prevedere tutele differenziate, considerando che i rischi provocano ripercussioni diversificate su lavoratori e lavoratrici. La prevenzione al femminile è innanzitutto il sostegno nei confronti di una cultura della sicurezza in un’ottica di genere che sia capace di contrastare ogni forma di discriminazione sul lavoro, promuovendo, come fa l’Inail, ambienti attenti alla persona, inclusivi delle differenze e, anzi, proiettati alla loro valorizzazione. Obiettivi, questi, che devono, necessariamente tradursi in politiche ad hoc, in strategie elaborate “su misura” e in provvedimenti rispettosi di tali diversità.

Dobbiamo essere in grado di trasformare le sfide imposte dalla pandemia in occasioni di  progresso: rafforziamo la centralità della sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici nella cultura aziendale; incentiviamo una svolta strategica, audace e lungimirante sull’occupazione femminile; sosteniamo le donne nella loro vita professionale e personale, valorizzandone il talento e il merito; rivitalizziamo il dialogo sociale tra enti, parti sociali e Governo; sensibilizziamo l’opinione pubblica, le istituzioni e l’economia al raggiungimento di condizioni di effettiva parità.

E l’Inail, anche attraverso l’impegno del Comitato unico di garanzia, è pronto a fare la sua parte per una realtà più equa a partire dal mondo del lavoro. L’uguaglianza di genere non è solo una questione di valori, ma una tematica centrale della modernizzazione sociale ed economica, non solo un dovere, ma un’opportunità per affrontare le sfide del nostro tempo.

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Trabattelli – Guida tecnica – Manutenzione

Trabattelli – Guida tecnica per la scelta, l’uso e la manutenzione

Il documento ha lo scopo di fornire un indirizzo per la scelta, l’uso e la manutenzione dei trabattelli da utilizzare nei luoghi di lavoro. INAIL 2022. Pubblicazione realizzata da Inail Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici .

In Italia, i trabattelli da utilizzare nei luoghi di lavoro devono essere conformi al d.lgs. 81/08 e s.m.i.

L’art. 140 del d.lgs. 81/08 stabilisce i requisiti che un trabattello deve possedere e che in sintesi riguardano la stabilità, la resistenza e l’utilizzo in sicurezza.

Il fabbricante ed il datore di lavoro devono dimostrare e garantire, per quanto di loro competenza, che il trabattello soddisfi tutti i requisiti di cui all’art. 140 del d.lgs. 81/08.

I trabattelli sono attrezzature provvisionali ampiamente utilizzate nei luoghi di lavoro in cui ci sia la necessità di lavorare in altezza, in genere per lavori di breve durata, soprattutto per la facilità di montaggio e di spostamento.

Spesso queste caratteristiche inducono i datori di lavoro e i lavoratori a sottovalutare i rischi connessi al loro impiego e a ignorare i criteri di scelta di tali attrezzature in relazione alle caratteristiche delle attività da svolgere e all’ambiente lavorativo.

Generalmente vengono impiegati in interventi di manutenzione, di restauro e di risanamento conservativo, di ristrutturazione edilizia, sia all’interno che all’esterno degli edifici, di manutenzione di infrastrutture e impianti.

Possono anche essere utilizzati per la installazione dei dispositivi di protezione collettiva contro la caduta dall’alto, come per esempio parapetti provvisori o reti di sicurezza.

I “trabattelli” sono identificabili nei documenti di riferimento, in ambito legislativo e normativo, con diversi termini ed espressioni: ‘Ponti su ruote a torre’, ‘Trabattelli’, ‘Piccoli trabattelli’. Nel passato sono stati utilizzati anche i termini ‘Ponteggio su ruote’ (prima versione del d.lgs. 81/08) e ‘ Torri mobili di accesso e di lavoro’ (UNI EN 1004:2005, ritirata nel 2021).

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Il datore di lavoro sceglie il trabattello più idoneo alla natura dei lavori da eseguire ed alle sollecitazioni prevedibili considerando:
– Le dimensioni dell’impalcato,
– L’altezza massima in base alla presenza o all’assenza di vento,
– La classe di carico,
– Il tipo di accesso agli impalcati: scala a rampa, scala a gradini, scala a pioli inclinata, scala a pioli verticale,
– I carichi orizzontali e verticali che possono contribuire a rovesciarlo,
– Le condizioni del terreno,
– L’uso di stabilizzatori, sporgenze esterne e/o zavorre,
– La necessità degli ancoraggi

INAIL SILICA EXPOSURE DATABASE

INAIL 2022 – REPORT 2000-2019

Quartz, by far the most abundant polymorph of silica, is common in many rocks, sands and soils and is contained in raw materials for the manufacture of many products.

Therefore, exposure to respirable crystalline silica is common in a large number of industrial activities. According to a study carried out in 2006 by the World Health Organisation, 5,300,000 European Union workers are potentially exposed, more than 70% of them in the construction sector (WHO, 2011), where exposures are particularly high in tunnelling and other earth moving operations. In Italy, besides construction, common exposure scenarios include the processing of clays for ceramic manufacturing, cutting, shaping and finishing of stone, quarrying for sand and gravel and the use of sand as moulding media in foundries. Although less common, exposure to crystalline silica is also observed in a variety of other industries in the manufacturing sector.

The adverse health effects of occupational exposure to crystalline silica have long been known. Silicosis can be considered a generalised systemic disease that originates in the lung and often affects other systems and organs. For decades, the scientific literature has recognised the association between silica disease and autoimmune pathologies, such as lupus, rheumatoid arthritis and scleroderma. Equally well known is the evidence that the effects of exposure to silica has in promoting the onset of autoimmune kidney disease. In more recent years the International Agency for Research on Cancer (IARC) has stated its
opinion that crystalline silica inhaled in the form of quartz or cristobalite from occupational sources is carcinogenic to humans (Group 1).

Crystalline silica may become respirable when a material containing quartz or cristobalite is handled and worked, as it happens in many workplaces. Therefore, respirable crystalline silica is generally a processgenerated substance. The Directive (EU) 2017/2398, amending the Directive 2004/37/EC on the protection of workers from the risks related to exposure to carcinogens or mutagens at work (known as CMD), has included work involving exposure to respirable crystalline silica dust generated by a work process among those classified as carcinogens (Annex I of CMD) and has set an occupational exposure limit value of 0.1 mg/m3 (Annex III of CMD).

In Italy, a special form of insurance against the risk of contracting silicosis in the workplace has been existing since the entry into force of Law No. 455 of 12 April 1943. This involved the payment of a supplementary premium to the National institute for insurance against accidents at work (INAIL) by the employer in whose establishment health risks associated with exposure to dust containing silica were present (a list of working processes that typically involves exposure, based on the mineralogical composition of raw materials, was annexed to the law). The transition from the assessment based on the mineralogy of materials to the measurement of exposure began in the 1960s, when INAIL created a special Technical Advisory Department for Risk Assessment and Prevention (CONTARP) to assess the actual risk level in the workplace.

In the 1980s, CONTARP began to collect respirable dust samples by using personal cyclones during workplace inspections. Since then, laboratory analysis were performed at the INAIL Central Industrial Hygiene Laboratory in Rome, by XRD on the dust samples collected on filters, to determine compliance with an exposure level fixed by the Ministry of Labour.

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