ISS 2020
Pubblicato dall’Istituto superiore di sanità  il rapporto datato 30 dicembre 2020 Apertura delle scuole e andamento dei casi confermati di SARS-CoV-2: la situazione in Italia sull’impatto delle scuole nella diffusione dell’epidemia Covid nel periodo 24 agosto 27 dicembre 2020.

3.173 i focolai scolastici riportati dall’Iss dal 31 agosto al 27 dicembre 2020, ovvero il 2% del totale dei casi nazionali. Casi tra gli studenti aumentati dal 21 settembre al 26 ottobre e poi tornati ai livelli abituali.

Nel periodo di riferimento gli episodi di contagio che hanno riguardato persone in età  scolare rispetto al totale della popolazione sono variati dall’8,6% della Valle d’Aosta al 15% della PA di Bolzano; 40% 14-18 anni, 27% 6-10 anni, 23% 11-13 anni, 10% 3-5 anni.

A metà  ottobre percentuale focolai con provenienza scolastica equivalente al 3,7% del totale, e il dato con l’avanzare dei giorni si è progressivamente ridotto. “In Italia il 15,8% dei residenti è costituito da minori di 18 anni”.

La scuola non rientra nei primi contesti di diffusione del virus rilevati in Italia, che si confermano essere contesto familiare, assistenza sanitaria, lavoro.’

Covid-19, se l’incidenza delle infezioni è alta le riaperture sono rischiose anche con Rt minore di 1 INAIL 2021.
Utilizziamo un modello matematico per valutare la strategia di uscita italiana dopo il blocco imposto contro le epidemie di COVID-19, confrontandola con una serie di scenari alternativi. Si evidenzia che una riapertura riuscita richiede due condizioni critiche: un basso valore del numero di riproduzioni e una bassa incidenza di infezione. Il primo è necessario per consentire un certo margine di espansione dopo la revoca delle restrizioni; il secondo è necessario perché il livello di incidenza sarà  mantenuto approssimativamente costante dopo che il numero di riproduzioni è cresciuto fino a valori prossimi a uno. Inoltre, suggeriamo che, anche con riduzioni significative dei tassi di trasmissione, la ripresa dei contatti sociali a livelli prepandemici aumenta rapidamente il carico di COVID-19.

Covid-19 le riaperture sono rischiose anche con Rt minore di 1

studio realizzato da Fondazione Bruno Kessler, Istituto superiore di sanità  e Inail, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National

Covid-19 le riaperture sono rischiose anche con Rt minore di 1

report

Quando l’incidenza delle infezioni da Sars-CoV-2 è ancora alta, allentare le restrizioni può portare a un rapido nuovo picco dei casi, e quindi dei ricoveri, anche se l’indice Rt, che misura la contagiosità  del virus, è inferiore a 1. 

 
Lo dimostra uno studio dei ricercatori di Fondazione Bruno Kessler (FBK), Istituto Superiore di Sanità  (Iss) e Inail, pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States (Pnas). Nello studio, basato sui dati della “prima ondata” dell’epidemia da Covid-19, è stato usato un modello di trasmissione del virus per stimare l’impatto di diverse strategie di mitigazione, introducendo anche la stima del rischio nei diversi settori produttivi in maniera innovativa. 
 
I risultati di questa ricerca sono stati utilizzati per definire i possibili scenari a seguito delle riaperture della fase 2 e scenari e interventi nella fase autunnale.
 
Dopo il blocco nazionale imposto l’11 marzo 2020, il governo italiano ha gradualmente ripreso le attività  economiche e sociali sospese dal 4 maggio, mantenendo la chiusura delle scuole fino al 14 settembre. 
 
Utilizziamo un modello di sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2 (SARS -CoV-2) trasmissione per stimare l’impatto sulla salute delle diverse strategie di uscita. 
 
La strategia adottata in Italia ha mantenuto il numero di riproduzione R ta valori prossimi all’1 fino a fine settembre, con marginali differenze regionali. Sulla base della trasmissibilità  stimata dopo il blocco, la riapertura dei luoghi di lavoro in attività  industriali selezionate potrebbe aver avuto un impatto minore sulla trasmissibilità . 
 
La riapertura dei livelli di istruzione a maggio fino alle scuole secondarie potrebbe aver influenzato solo marginalmente la trasmissibilità  della SARS-CoV-2; tuttavia, l’inclusione delle scuole superiori potrebbe aver determinato un notevole aumento del carico di malattia. Una riapertura anticipata avrebbe comportato un’incidenza di ospedalizzazione sproporzionatamente maggiore. Dati i contatti con la comunità  a settembre, prevediamo una grande seconda ondata associata alla riapertura della scuola in autunno.
 
Analizziamo retrospettivamente le dinamiche del COVID-19 dall’emergenza dell’epidemia in Italia fino al 30 settembre 2020 attraverso un modello SIR (Susceptible-Infectious-Recovered) strutturato per età  della sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2 (SARS-CoV-2) trasmissione calibrata sui ricoveri ospedalieri giornalieri con diagnosi COVID-19 registrata nel periodo considerato. 
Lo scopo di questo lavoro è valutare l’impatto sulla salute della revoca del blocco in Italia, fornendo scenari controfattuali su tempi alternativi di riapertura delle decisioni e riapertura aggiuntiva dei diversi livelli di istruzione e società . 
Il carico di COVID-19 nei diversi scenari viene valutato in termini di ricoveri ospedalieri e di unità  di terapia intensiva (ICU) e occupazione dei letti.
 
Documento in INGLESE Retrospective analysis of the Italian exit strategy from COVID-19 lockdown

Apertura delle scuole e andamento dei casi confermati di SARS-CoV-2

Rapporto ISS COVID-19 n. 63/2020

Apertura delle scuole e andamento dei casi confermati di SARS-CoV-2

covid19Pubblicato dall’Istituto superiore di sanità  il rapporto datato 30 dicembre 2020 Apertura delle scuole e andamento dei casi confermati di SARS-CoV-2: la situazione in Italia sull’impatto delle scuole nella diffusione dell’epidemia Covid nel periodo 24 agosto 27 dicembre 2020.
 
La riapertura della scuola avvenuta nel mese di settembre 2020 ha sollevato dal punto di vista epidemiologico numerose domande sul suo possibile ruolo nell’aumento del rischio di circolazione del virus nella comunità . Per controllare e mitigare questa possibilità , già  prima della riapertura, sono stati prodotti documenti tecnici contenenti le indicazioni per la riapertura in sicurezza della scuola e dei servizi educativi dell’infanzia, insieme a strategie nazionali di risposta a eventuali casi sospetti e confermati che possano avvenire in ambito scolastico . 
 
Una valutazione rigorosa dell’effetto della riapertura delle scuole sull’andamento dell’epidemia richiede una disponibilità  di dati molto accurati non solo sui casi individuali confermati di COVID-19 tra gli studenti, ma anche sui focolai associati e sui contatti stretti e no, di ogni singolo caso, nonché la disponibilità  di informazioni sul corretto uso di Dispositivi Individuali di Protezione (DPI) in ogni singolo caso e in ogni situazione. 
 
Le evidenze relative al ruolo dell’assistenza all’infanzia e delle strutture scolastiche nella trasmissione di COVID-19 tra bambini e adulti si basano sulla rilevazione di potenziali casi o cluster, seguita da un ampio tracciamento dei contatti e follow-up per determinare se eventuali contatti stretti sviluppano sintomi e risultano positivi per SARS-CoV-2 entro il periodo di incubazione di 14 giorni. 
 
Pur avendo osservato che la probabilità  di sviluppare sintomi dopo l’infezione aumenta con l’aumentare dell’età , e che la carica virale (e quindi il potenziale di trasmissione) non è statisticamente differente tra sintomatici e asintomatici, non è ancora perfettamente noto quanto i bambini, prevalentemente asintomatici, trasmettano SARS-CoV-2 rispetto agli adulti . Alcuni studi, ipotizzano che, specialmente i bambini al di sotto dei 10 anni, giochino un ruolo minore nella trasmissione dell’infezione. 
 
Lo European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) nel documento “COVID-19 in children and the role of school settings in COVID-19 transmission” 2,8 sostiene che, sebbene meno del 5% dei casi di COVID-19 segnalati nei Paesi UE/SEE (Unione Europea e Spazio Economico Europeo) e nel Regno Unito riguardi persone di età  inferiore ai 18 anni, il ruolo dei bambini nella trasmissione della SARS-CoV-2 rimane poco chiaro. 
 
Le evidenze disponibili fino ad oggi indicano che, nei Paesi in cui sono state implementate le chiusure scolastiche e il rigoroso distanziamento fisico, i bambini, in particolare nelle scuole dell’infanzia e primarie, hanno una maggiore probabilità  di contrarre il COVID-19 da altri membri infetti della famiglia piuttosto che da altri bambini in ambito scolastico. 
 
Il tracciamento dei contatti nelle scuole e altri dati osservazionali, provenienti da un certo numero di Paesi UE, suggeriscono che la riapertura delle scuole non sia associabile a un significativo aumento della trasmissione nella comunità , sebbene esistano evidenze contrastanti circa l’impatto della chiusura/riapertura della scuola sulla diffusione dell’infezione. 
 
Inoltre, una revisione, effettuata dall’ECDC, di alcuni studi sieroepidemiologici condotti al luglio 2020 su bambini e adolescenti e sulla popolazione generale, evidenzia che la sieroprevalenza è leggermente inferiore nei bambini e negli adolescenti che negli adulti (20-55 anni) nei Paesi membri dell’UE/SEE e in Svizzera (tranne che in Svezia, dove non si sono evidenziate differenze tra i minori di 19 anni e gli adulti in età  lavorativa). 
 
Un’indagine condotta nei 31 Paesi dell’UE/SEE mostra che in molti dei 15 Paesi rispondenti sono stati identificati cluster nelle strutture educative, ma limitati in numero e dimensioni. 
 
Diversi Paesi, in particolare, hanno affermato di non avere alcuna evidenza che le strutture scolastiche abbiano svolto un ruolo significativo nella trasmissione di COVID-19. Inoltre, i Paesi in cui le scuole erano state riaperte al momento dell’indagine non hanno riscontrato un aumento di casi in ambito scolastico.
 
L’obiettivo di questo documento è fornire una valutazione dell’andamento delle diagnosi di COVID-19, raccolte attraverso la sorveglianza nazionale integrata COVID-19, in Italia, nel periodo fine agosto – fine dicembre, al fine di fornire ulteriori elementi di riflessione per le istituzioni coinvolte.