Produzione del cemento e Radioprotezione
Nell’ambito del progetto di ricerca “NORM” (BRIC ID 30-2019), realizzato in collaborazione con l’Università di Napoli “Federico II”, Istituto Superiore di sanità, ARPA Veneto, ARPA Toscana, e l’Azienda Usl Toscana Sud-Est, è stata sviluppata una metodologia generale per valutare l’impatto radiologico delle matrici con NORM, alla luce del dettato di legge. INAIL 2025 Produzione del cemento e Radioprotezione.
La produzione del cemento è una delle attività industriali più diffuse e strategiche per il settore edilizio. Tuttavia, non tutti sanno che in alcune fasi del processo produttivo possono essere presenti materiali naturalmente radioattivi (NORM – Naturally Occurring Radioactive Materials). Per questo motivo, la normativa italiana richiede particolari attenzioni sul piano della sicurezza e della radioprotezione.
Il quadro normativo
Il riferimento legislativo è il D.Lgs. 101/2020, che recepisce le direttive europee in materia di protezione dalle radiazioni ionizzanti. La norma prevede che le aziende del settore si dotino di protocolli di valutazione e gestione del rischio, soprattutto in presenza di matrici come materie prime, residui, effluenti e prodotti che possono contenere radionuclidi naturali.
Perché il clinker è il punto critico
Il cuore della produzione del cemento è il clinker, ottenuto dalla cottura di calcare e argilla a circa 1500 °C. Durante questo processo, elementi radioattivi come Polonio-210 e Piombo-210 tendono a concentrarsi nelle polveri del forno e nelle incrostazioni che si depositano sulle pareti. Queste incrostazioni vengono rimosse periodicamente durante la manutenzione straordinaria, fase considerata la più delicata dal punto di vista della radioprotezione.
La metodologia proposta da Inail
Per rispondere a queste esigenze, il progetto NORM (BRIC ID 30-2019), sviluppato da Inail in collaborazione con università e ARPA, ha realizzato un protocollo tecnico-pratico specifico per i cementifici.
Il documento definisce due fasi operative principali:
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Analisi e identificazione delle matrici di interesse, come materie prime, residui e polveri.
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Caratterizzazione radiologica e stima della dose, sia per i lavoratori sia per la popolazione, con l’obiettivo di verificare il rispetto dei limiti di legge (1 mSv/anno per i lavoratori e 0,3 mSv/anno per la popolazione).
Scenari espositivi
Il protocollo prende in considerazione diversi scenari di esposizione, tra cui:
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movimentazione e trasporto delle materie prime,
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gestione e smaltimento dei residui,
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operazioni di manutenzione e sostituzione di parti di impianto,
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emissioni in atmosfera dai camini degli impianti.
Queste valutazioni permettono di prevenire rischi sia per i lavoratori direttamente coinvolti, sia per la popolazione che vive nei pressi degli stabilimenti.
Una garanzia di sicurezza per il settore
L’adozione di questo protocollo rappresenta un passo avanti nella sicurezza del lavoro e nella tutela della salute pubblica, integrandosi con quanto già previsto dal D.Lgs. 81/2008 in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro.
Grazie a questo approccio standardizzato, i cementifici italiani possono garantire una gestione più consapevole e responsabile del rischio, contribuendo non solo alla conformità normativa, ma anche alla sostenibilità e alla trasparenza delle proprie attività industriali











