Proprio la formazione ha, negli ultimi anni, assunto la funzione di una chiave di volta dell’intero sistema di prevenzione contro gli infortuni sul lavoro, confermato anche dalle recenti misure fissare dal Decreto PNRR.
Questo, nel varare una serie di disposizioni aggiuntive al piano di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, ha introdotto la c.d. “patente a crediti”, ovvero un sistema di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi che operano nei cantieri temporanei o mobili, in cui la partecipazione a corsi di formazione diventa criterio giudicante.
È la conferma di un progetto in favore della diffusione di una cultura della sicurezza che, purtroppo, continua rimanere tale; arrestato ad un livello propositivo dalla resistenza di una radicata dissennatezza che incide in una ferita che ha sempre più i caratteri di una piaga da decubito.
Perché solo l’immobilità, solo il giacere in una consuetudine di pratiche scorrette possono motivare il perdurare, se non l’aggravarsi, di situazioni che sfregiano il volto del lavoro.
Abbiamo ancora negli occhi le immagini del crollo avvenuto lo scorso 16 febbraio nel cantiere fiorentino dell’Esselunga e ci interroghiamo se quelle macerie non siano anche ciò che resta di un sacrosanto diritto: quello di vivere di lavoro e non di morirne.