Norma UNI 11292/2008

Norma UNI 11292/2008 sui locali destinati ad ospitare gruppi di pompaggio per impianti antincendio

E' stata pubblicata dall'UNI la Norma UNI 11292/2008 “Locali destinati ad ospitare gruppi di pompaggio per impianti antincendio. Caratteristiche costruttive e funzionali”, elaborata dal Gruppo di Lavoro UNI “Sistemi e componenti ad acqua” ed approvata dalla Commissione Tecnica UNI “Protezione Attiva contro gli incendi”, organismi nei quali sono presenti Funzionari VV.F della Direzione Centrale per la Prevenzione Incendi.

La norma, che si inserisce nell'ampia raccolta dei documenti tecnici normativi applicabili al settore della protezione attiva, specifica i requisiti costruttivi e funzionali minimi da soddisfare nella realizzazione di locali tecnici destinati ad ospitare unità di pompaggio per l'alimentazione idrica di impianti antincendio, quali ad esempio gli impianti idranti, sprinkler, schiuma, ecc.

Le indicazioni contenute nella norma integrano, inoltre, le prescrizioni delle normative applicabili all'argomento ed in particolare della UNI EN 12845 “Installazioni fisse antincendio-Sistemi automatici a sprinkler – Progettazione, installazione e manutenzione” e della UNI 10779 “Impianti di estinzione incendi – Reti di idranti – Progettazione, installazione ed esercizio”.

Scuola, nel 2007 quasi 13mila insegnanti infortunati

Mentre gli istituti pubblici e privati si preparano a riaprire i battenti, i dati INAIL relativi all'anno scorso registrano 12.912 denunce per i docenti e 90.478 per gli studenti. La Lombardia è la regione col maggior numero di casi

E' iniziato ieri l'anno scolastico 2008/2009 per gli studenti lombardi, i primi a ritornare sui banchi di scuola. Oggi è la volta della Provincia autonoma di Bolzano, mentre per tutti gli altri la scuola inizierà il 15 settembre. Gli ultimi a rientrare nelle aule scolastiche, saranno il 17 settembre gli studenti della Sicilia.

Gli insegnanti, al pari degli altri lavoratori, sono assicurati all'Inail se rientrano nel campo di applicazione del Testo unico dell'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, ossia se per lo svolgimento della loro attività fanno uso di macchine elettriche o frequentano un ambiente dove tali macchine sono presenti o sono direttamente adibiti ad attività che si configurano come esperienze tecnico-scientifiche, esercitazioni pratiche ed esercitazioni di lavoro. L'attività di educazione fisica e quella ludico-motoria sono assimilate all'esercitazione pratica.

Gli studenti, per il fatto che, a differenza degli insegnanti, non hanno un rapporto di lavoro, sono assicurati in via eccezionale per gli infortuni che accadono nel corso delle esperienze tecnico-scientifiche e delle esercitazioni pratiche e di lavoro previste dalla specifica disposizione del punto 28 dell'art. 1 del TU del 1965, con esclusione degli infortuni, come quelli in itinere, non connessi alla specifica attività per la quale sussiste l'obbligo di legge. Gli studenti, peraltro, sono tutelati anche durante i viaggi di integrazione della preparazione di indirizzo.

Gli ultimi dati relativi agli infortuni denunciati all'INAIL per le scuole pubbliche e private parlano, per l'anno 2007, di 12.912 infortuni denunciati per gli insegnanti e di 90.478 infortuni per gli studenti.
La Lombardia è la regione in cui si infortunano più alunni e professori.

Gli arti inferiori degli insegnanti sono quelli più colpiti da infortunio per questa categoria, mentre quelli superiori lo sono per gli studenti.

Per tutti i dati cliccare qui per scaricare le tabelle

PRIME PROIEZIONI 2008

Dalle prime elaborazioni effettuate sui dati degli infortuni avvenuti nel primo quadrimestre 2008, emergono segnali non entusiasmanti. Trattandosi di dati non consolidati, però, qualsiasi tipo di previsione è prematura.

Allo stato attuale, per quanto riguarda l'anno 2008, sono disponibili i dati grezzi relativi agli infortuni avvenuti nei primi quattro mesi dell'anno e le cui segnalazioni sono state acquisite alla data del 30 maggio 2008. Tali dati sono stati sottoposti all'applicazione del modello statistico-previsionale e i risultati sono stati messi a confronto con quelli, consolidati, relativi all'analogo periodo 2007.


Le prime stime sul consolidamento dei dati mensili indicano un calo complessivo degli infortuni nel primo quadrimestre 2008 che è valutabile, ad oggi, nell'ordine dell'1%- 1,2% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, in misura cioè più ridotta rispetto alla variazione annua 2007. Il calo sarebbe determinato principalmente da una diminuzione accentuata del fenomeno nell'Agricoltura che, sempre stando alle stime, dovrebbe subire un calo compreso tra il 3% e il 5%. Mentre la flessione dell'Industria e Servizi dovrebbe oscillare intorno al punto percentuale; per i dipendenti dello Stato, invece, prosegue la tendenza alla crescita in atto ormai da alcuni anni. Molto consistente il calo temporaneamente registrato per il settore delle Costruzioni.


La modesta flessione che si prospetta per il 2008, se confermata anche nei successivi restanti mesi dell'anno, non si può certo ritenere soddisfacente, sia perché segnerebbe un passo indietro rispetto all'anno precedente, sia perché proprio il 2008 rappresenta l'anno di inizio della serie quinquennale che dovrà essere posta sotto osservazione per il perseguimento degli indirizzi strategici stabiliti dalla Comunità Europea. La Direttiva Comunitaria n. 62 del 21 febbraio 2007 prevede, infatti, per i Paesi U.E. una riduzione degli infortuni sul lavoro del 25% nel periodo 2007-2012.

Il fenomeno infortunistico nel 2007

Infortuni


Il bilancio infortunistico per l'anno 2007 si presenta statisticamente più favorevole rispetto a quello dell'anno precedente, sia per l'andamento generale del fenomeno, sia soprattutto per quel che riguarda gli infortuni mortali; risultano infatti pervenute all'INAIL, alla data di rilevazione ufficiale del 30 aprile 2008, 912.615 denunce di infortuni avvenuti nel corso dell'anno 2007; in pratica circa 15.500 casi in meno rispetto al 2006, con una flessione di 1,7 punti percentuali, superiore al -1,3% che si era registrato nel 2006.


Per quanto riguarda gli infortuni mortali nel 2007 risultano denunciati all'INAIL 1.170 casi, contro i 1.341 del 2006, con un calo complessivo di circa il 10% (il dato di 1.170 è ancora provvisorio: il definitivo è stimato pari a circa 1.210 casi).
Ampliando ora l'osservazione al periodo 2001-2007 si osserva che conferma il tendenziale andamento decrescente del fenomeno infortunistico, con una contrazione dei casi denunciati tra il 2001 e il 2007 pari complessivamente al 10,8%, con un tasso medio annuo di variazione pari a -1,8%. Per ramo di attività, alle sensibili costanti diminuzioni nell'Agricoltura (-29% nel settennio) e nell'Industria (-19,8%), fa da controaltare un lieve aumento delle denunce di infortunio nei Servizi (+2,7%), complice anche il sostenuto aumento occupazionale registrato dall'ISTAT per questo settore nel periodo considerato (+9,6%).


Rapportando i numeri degli infortuni a quelli dei lavoratori occupati segnalati dall'ISTAT, traducendo quindi i valori assoluti infortunistici in termini relativi, si osserva che a fronte di un aumento occupazionale complessivo del 7,5% nel periodo 2001-2007, assume maggior significato anche il calo degli infortuni nello stesso periodo misurato in termini relativi. I casi di infortunio, passati da 1.023.000 circa del 2001 a 913.000 nel 2007 (oltre 110mila infortunati in meno) fanno registrare, come già detto, una flessione del 10,8% in valori assoluti; in termini relativi, tale calo sale al 17,1%, segnando un più sostenuto e sostanziale miglioramento del fenomeno infortunistico.


Scendendo a livello di singolo ramo di attività, è l'Industria a far registrare il risultato migliore nel settennio con l'indice di incidenza diminuito del 24% rispetto al 2001, seguita dall'Agricoltura con -21,7% e dai Servizi che, in termini relativi appunto, vedono trasformare il segno positivo osservato nei valori assoluti (+2,7%), in segno negativo, ovvero una contrazione, pari a -6,3%, sempre rispetto al 2001.

1.2 Infortuni mortali

Sulla scia di una tendenza storica del calo degli infortuni mortali fin dai primi anni '60 (quando si contavano oltre 4.500 morti l'anno), si assiste, dal 2001 al 2007, ad una ulteriore flessione di oltre il 20% in valori assoluti e di circa il 30% in termini relativi. Il calo è stato sostenuto e continuo dal 2001 (1.546 casi) fino al 2005 (1.280 casi) per interrompersi a causa di un improvviso quanto imprevisto rialzo nel 2006 (1.341). Fortunatamente il dato 2007 (1.170 casi), ancorchè provvisorio, indica una forte ripresa della riduzione degli eventi mortali, che, si prevede, si attesteranno intorno alle 1.210 unità, su livelli cioè sensibilmente inferiori anche rispetto al 2005, anno che aveva fatto registrare il minimo storico con un valore al di sotto, per la prima volta dal dopoguerra, dei 1.300 casi. Il calo dei morti sul lavoro registrato tra il 2001 e il 2007, risulta peraltro molto sostenuto in tutti e tre i grandi rami di attività economica, sia in termini assoluti che relativi.

2.1 Gli infortuni sulla strada

Gli infortuni stradali rappresentano una quota sempre più consistente dell'intero fenomeno infortunistico. Nel 2007 se ne sono verificati circa 132.500 pari al 14,5% del complesso degli infortuni; per la maggior parte si tratta di infortuni in itinere (circa 80.500).
Se si sale, però, nella scala di gravità degli infortuni si rileva come la quota di infortuni cosiddetti gravi che avvengono sulla strada, rappresenta circa il 21% del totale; la percentuale sale addirittura ad oltre la metà (52,1% nel 2007) se ci si riferisce agli infortuni mortali. In questo caso sono prevalenti i casi occorsi in occasione di lavoro, rispetto a quelli in itinere, a testimonianza anche della grande pericolosità delle attività di autotrasporto merci nel nostro Paese.

2.2 I lavoratori stranieri

Gli stranieri assicurati all'INAIL nel 2007 sono quasi tre milioni (2.985.851), in crescita del 19,5% rispetto all'anno precedente e del 36,9% rispetto al 2003.
L'incremento si riflette anche sugli infortuni sul lavoro in crescita dell'8,7% rispetto all'anno precedente (oltre 140mila denunce contro le 129mila del 2006), in una progressione sensibilmente in controtendenza rispetto all'andamento infortunistico generale. La percentuale di infortuni attribuibili a lavoratori stranieri sul totale dei lavoratori ha ormai superato il 15%. In particolare l'aumento è stato considerevole tra i migranti dei Paesi U.E. (quasi il 150% in più), dovuto all'ingresso dal 1 gennaio 2007 di Romania e Bulgaria nella Comunità Europea; per lo stesso motivo si registra una diminuzione degli infortuni tra i lavoratori provenienti dai Paesi extra U.E. (-6,7%).
Per quanto riguarda le denunce mortali c'è da aggiungere che quelle degli stranieri rappresentano poco meno del 15% delle complessive ma l'entrata della Romania tra i Paesi comunitari, che notoriamente detiene il primato per i casi mortali, ha portato la quota dei Paesi dell'Unione a crescere di oltre due volte e mezzo e la quota dei Paesi extracomunitari a diminuire di oltre il 20%.

Una quota consistente di infortuni si concentra in attività di tipo industriale. Al primo posto il settore Costruzioni che registra oltre 20mila denunce l'anno pari al 14,5% del complesso di tutti gli infortuni afferenti agli stranieri. In questo settore è elevato anche il numero delle morti (sebbene in flessione nel triennio) con 39 casi nel 2007, quasi 1 decesso su 4 dell'Industria e Servizi.
Importante anche il dato relativo al Personale addetto ai servizi domestici: nel 2007 sono stati 2.062 i casi di infortunio tra gli stranieri, con un aumento del 24% rispetto al 2005. In generale oltre il 70% di tutti gli infortuni del comparto riguardano i lavoratori stranieri.

Marocco, Romania e Albania sono i Paesi che ogni anno pagano il maggior tributo in termini di infortuni, totalizzando il 40% delle denunce e il 47% dei casi mortali.
In particolare la Romania con quasi 18mila casi si pone al secondo posto (dopo il Marocco) nella graduatoria delle denunce e al primo di quella relativa ai casi mortali, con 41 morti bianche nel 2007, vale a dire che 1 decesso su 4 tra gli stranieri riguarda un lavoratore rumeno. Inoltre tra i rumeni deceduti 1 su 3 era muratore. Interessanti sono i casi della Cina, della Moldavia e delle Filippine che, pur non figurando nella graduatoria dei Paesi con più alto numero di infortuni, compaiono, invece, in quella dei casi mortali avendo denunciato 4 e 3 decessi nel 2007.

2.3 La frequenza d'infortunio

Per esprimere il rapporto tra infortuni avvenuti in occasione di lavoro e forza lavoro, l'INAIL elabora gli “indici di frequenza” utilizzando rigorosi criteri statistici.
L'analisi dell'ultimo triennio consolidato fa registrare a livello nazionale un indice pari a 30,79: questo significa che mediamente vengono denunciati 30 infortuni ogni 1.000 addetti. Rispetto al precedente triennio si registra una diminuzione di circa il 4%, a conferma dell'andamento riflessivo che il fenomeno mostra già da diversi anni.

Esaminando la distribuzione dei dati disaggregati per regione, in termini di valori assoluti la regione al primo posto per numero di infortuni è la Lombardia, ma, in termini relativi, quella con maggiore frequenza di accadimento è l'Umbria, per cui l'indice supera quello medio nazionale di quasi il 47%. Nella graduatoria segue in seconda posizione il Friuli Venezia Giulia, con un indice superiore quasi del 42% rispetto alla media nazionale. In fondo alla graduatoria troviamo la Sicilia, la Campania e il Lazio.
Per l'ultima regione menzionata occorre ricordare la presenza significativa, soprattutto a Roma, di uffici della pubblica amministrazione centrale e di un numero elevato di imprese operanti nei servizi e nel terziario avanzato, settori impiegatizi a basso rischio infortunistico.
In Umbria, invece, il tessuto produttivo è caratterizzato da aziende per la maggior parte di piccole dimensioni e a carattere artigianale e da un maggior peso dei settori delle Costruzioni edili e delle Lavorazioni di materiali per l'edilizia e produzione di ceramica, tradizionalmente ad alta rischiosità.
In Friuli Venezia Giulia si registra un elevato numero di lavoratori extracomunitari e un forte peso delle industrie della Lavorazione dei Metalli e del Legno, che sono tra le più rischiose del comparto manifatturiero.

Passando all'analisi dei singoli settori di attività economica, si può affermare che, confermando una tendenza ormai consolidata, i settori con indice di frequenza di gran lunga più elevato sono: la Lavorazione dei Metalli (acciaio e ferro, tubi, strutture, utensili, etc…), la Lavorazione dei Minerali non metalliferi (vetro, piastrelle, cemento, ceramica, etc…), la Lavorazione del Legno e le Costruzioni.
Sono queste produzioni industriali caratterizzate da un imprescindibile intervento manuale del lavoratore in fasi del processo produttivo in cui numerosi sono i momenti di contatto tra lavoratore e fattore di rischio proprio dell'ambiente di lavoro (strumenti, macchinari, materiali, scarti della lavorazione, polveri e schegge, alte temperature, etc…).


2.4 Ripetitività degli infortuni e dimensione aziendale

Nel 2006 le aziende che non hanno subito alcun infortunio nel corso dell'anno sono la stragrande maggioranza: ben il 92,4% del totale (quasi 3,5 milioni di aziende su un totale di oltre 3,7 milioni); per contro quelle che denunciano almeno un infortunio nell'anno ammontano appena al 7,6% del totale (280 mila aziende circa).
Di queste, il 5,4% denuncia un solo infortunio nell'anno; la percentuale decresce poi al crescere del numero degli infortuni: l' 1,1% delle aziende è colpito da 2 infortuni, lo 0,4% da 3 infortuni, lo 0,2% da 4 infortuni e così a seguire, anche se la classe seguente, “5 infortuni ed oltre”, essendo accorpata, sembra risalire allo 0,5% (ma la serie continuerebbe a decrescere se ci si riferisse a valori unitari di infortuni).

La lettura del fenomeno in termini di numero di eventi infortunistici mette in evidenza, quale aspetto più significativo, come degli 836 mila infortuni denunciati nel 2006 dalle aziende dell'Industria e Servizi, più della metà, 477 mila infortuni (pari al 57% del totale) si concentrano in sole 18 mila aziende. Si tratta, in pratica, di quelle 18 mila aziende che hanno denunciato almeno 5 infortuni nell'anno, con una media annua superiore ai 26 casi per azienda. In complesso, la media annua generale è pari a 0,22 infortuni per azienda.

Già operando una prima distinzione fra aziende artigiane e aziende industriali, si riscontra che le aziende che non subiscono alcun infortunio nell'anno sono percentualmente superiori fra le artigiane (93,0%) rispetto a quelle industriali (91,9%); e questo vale anche per il caso di un solo infortunio denunciato (5,8% per le artigiane e 5,1% per le industriali). Le percentuali si capovolgono già a partire da 2 infortuni denunciati, dove la quota di aziende industriali diventa superiore a quella delle artigiane (1,3% contro 0,9%). La forbice, tra le due tipologie di azienda, tende a crescere sensibilmente fino al massimo che si riscontra nella classe “5 infortuni e oltre” che risulta enormemente più elevato nelle aziende industriali (0,82%) rispetto a quelle artigiane (0,03%).
Naturalmente si tratta di una situazione che è chiaramente e in misura determinante influenzata dalla dimensione aziendale, che, come noto, risulta più elevata nelle aziende di tipo industriale rispetto a quelle artigianali, che il più delle volte constano del solo titolare.

Le piccole aziende (fino a 15 addetti) che non subiscono nemmeno un infortunio nell'anno costituiscono ben il 94,7% del totale, mentre per quelle di grandi dimensioni (oltre 250 addetti) la percentuale scende al 4,6% (in pratica mentre per le microimprese la probabilità di subire almeno un infortunio nell'anno è statisticamente un “evento raro”, per le grandi imprese la probabilità invece è quasi certa). Ancora: la probabilità di subire almeno 5 infortuni nel corso di un anno è molto elevata (73 aziende su 100) per le grandi aziende, mentre per quelle piccole la stessa probabilità è praticamente nulla (5 aziende su 10.000).


2.5 Cause e circostanze

Per l'analisi della dinamica e della modalità di avvenimento degli infortuni, INAIL utilizza da alcuni anni un sistema di variabili adottate dagli Stati membri della U.E., in attuazione del programma di armonizzazione ESAW/3.
La variabile “deviazione”, rappresenta in pratica quell'evento, quell'azione, deviante rispetto a un normale svolgimento dell'attività lavorativa, che ha portato al fatto drammatico.
Le varie tipologie di deviazione, qui rappresentate in forma schematica e sintetizzata, indicano come nella stragrande maggioranza dei casi (oltre l'80% del totale), sia di infortuni che di morti avvenuti in occasione di lavoro (esclusi in itinere), sono riconducibili ad azioni in cui c'è stata una parte “attiva” da parte del lavoratore: si tratta, per lo più, di problemi dovuti a perdita di controllo del macchinario, mezzo di trasporto o attrezzo di lavoro che si sta manovrando, che sono causa di un terzo circa degli infortuni e di oltre il 40% delle morti. Le cadute provocano il 25% degli infortuni e il 20% circa delle morti.

2.6 – Confronti infortunistici con i Paesi U.E.

Per i raffronti tra i vari Paesi, EUROSTAT (Istituto Ufficiale di Statistica dell'Unione Europea) ha più volte espresso la raccomandazione di utilizzare esclusivamente i “tassi di incidenza standardizzati” elaborati dai tecnici EUROSTAT intervenendo sui dati assoluti con procedimenti statistici appropriati sia per finalità tecniche di armonizzazione delle diverse strutture produttive nazionali, sia per rapportarli alla corrispondente forza lavoro e sia per apportare quei correttivi di integrazione dei dati necessari per renderli più coerenti, omogenei e confrontabili.

Sulla base dei tassi di incidenza relativi agli infortuni in complesso, viene confermata, anche nel 2005 (ultimo anno reso disponibile da EUROSTAT) la favorevole posizione dell'Italia rispetto alla media europea. Il nostro Paese presenta, infatti, un indice pari a 2.900 infortuni per 100.000 occupati, al di sotto sia del valore riscontrato per Euro-Area (3.545), sia per quello della U.E. dei 15 (3.098); la graduatoria risultante dalle statistiche armonizzate, colloca l'Italia, anche per il 2005, ben al di sotto quindi di Paesi assimilabili al nostro come Spagna, Francia e Germania.
Per i casi mortali l'Italia, invece, con un indice nazionale di 2,6 decessi per 100.000 occupati, si colloca, sempre per il 2005, al di sopra del dato rilevato per i 15 Stati membri (2,3), ma praticamente in linea con quello registrato nell'Euro-Area (2,5), che comprende Paesi più omogenei al nostro sia dal punto di vista dei sistemi assicurativi, sia di quello della omogeneità e completezza dei dati.

La variazione intervenuta nel corso dell'ultimo decennio di osservazione, indica per l'Italia una diminuzione del 30,6% per gli infortuni in complesso e del 36,6% per gli infortuni mortali; tali andamenti sono in linea con quelli registrati sia nella U.E. dei 15 sia nella Euro-Area.

Le sanzioni D.lgs 81

· L'apparato sanzionatorio ha visto importanti modifiche.

La revisione dell'apparato sanzionatorio ha notevolmente semplificato il precedente sistema (il numero delle sanzioni è passato dalle precedenti 1391 a circa 400) ed ha fortemente graduato ed in molti casi attenuato quanto previsto dalla delega, infatti prevede:

– la pena dell'arresto da 6 mesi a 18mesi (art. 55 comma 2) per il datore di lavoro che non abbia effettuato la valutazione del rischio e non abbia redatto correttamente il documento di valutazione dei rischi nelle aziende ad elevata pericolosità (aziende a rischio di incidente rilevante, centrali termoelettriche, aziende con rischi di esposizioni di radiazioni ionizzanti, aziende per la fabbricazioni di esplosivi/polveri/munizioni, industrie estrattive con oltre 50 dipendenti, strutture di ricovero e cura con oltre 50 dipendenti, aziende che espongono i lavoratori ad agenti biologici del gruppo 3 e 4, atmosfere esplosive, agenti cancerogeni mutageni, attività di manutenzione/rimozione/ smaltimento e bonifica di amianto, attività del settore delle costruzioni in cantieri con entità di lavoro non inferiore a 200 uomini-giorno); la pena esclusiva dell'arresto è tuttavia mitigata mediante le previsioni dell'art 302, secondo il quale “applica” (è stato eliminata la formulazione “su richiesta dell'imputato”) in luogo dell'arresto la pena dell'ammenda in misura comunqe non inferiore ad 8.000 euro e non superiore a 24.000 euro, “se entro la conclusione del giudizio di primo grado risultano eliminate tutte le irregolarità, le fonti di rischio e le eventuali conseguenze dannose del reato.” Mentre la sostituzione dell'arresto con la pena pecuniaria non è consentita qualora la violazione abbia avuto un contributo causale nel verificarsi di un infortunio, quando il datore di lavoro abbia già subito condanna definitiva per la violazione delle norme in materia di salute e sicurezza ovvero per i reati di omicidio e lesioni colpose;

– la sanzione alternativa dell'arresto (quattro-otto mesi) e dell'ammenda 5.000-15.000 (art. 55 comma 1) per le stesse violazioni (mancata valutazione del rischio mancata o non corretta redazione del documento di valutazione) e per la mancata nomina del Responsabile del servizio di prevenzione e protezione in tutte le altre aziende caratterizzate, secondo il legislatore, da minore pericolosità.
– nei restanti casi di violazione delle norme sono previste le sanzioni alternative dell'arresto e dell'ammenda, con una graduazione delle sanzioni in relazione alla gravità del rischio e conseguentemente della violazione; in alcuni casi si prevede la sola ammenda e in un certo numero di casi, sicuramente più numerosi rispetto al precedente apparato sanzionatorio, la sola sanzione amministrativa
– anche nei casi di alternatività, la pena dell'arresto può essere ridotta di un terzo per il contravventore che, entro i termini previsti dall' art. 491 del Cpp si “adoperi concretamente per la rimozione delle irregolarità riscontrate dagli organi di vigilanza e delle eventuali conseguenze dannose del reato”

· viene modificato (art. 300) l'articolo 25-septies (Omicidio colposo o lesioni gravi o gravissime commesse con violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela della igiene e della salute sul lavoro) del D.Lgs. 231/2001 ( che riguarda la responsabilità giuridica delle imprese), introdotto con la Legge 123 dello scorso agosto prevedendo:

· la sanzione pecuniaria maggiore (1000 quote) esclusivamente nel caso in cui sia avvenuto un infortunio mortale connesso alla mancata valutazione del rischio e redazione corretta del documento (violazione dell'articolo 55, comma 2 del decreto legislativo); nel caso di condanna per il delitto di cui al precedente periodo si applicano le sanzioni interdittive di cui all'articolo 9, comma 2, per una durata non inferiore a tre mesi e non superiore ad un anno;

· mentre se l'infortunio mortale è connesso alla violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela dell'igiene e della salute sul lavoro, senza tuttavia la violazione di cui all'articolo 55. comma 2 del decreto legislativo( redazione del DVR), la sanzione pecuniaria viene ridotta ad una misura non inferiore a 250 quote e non superiore a 500 quote; nel caso di condanna per il delitto di cui al precedente periodo si applicano le sanzioni interdittive per una durata non inferiore a tre mesi e non superiore ad un anno;

· inoltre nel caso di infortunio, che comporti lesioni non mortali di più persone, commesso con violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela dell'igiene e della salute sul lavoro, la sanzione pecuniaria viene ulteriormente ridotta ad una misura non superiore a 250 quote. Nel caso di condanna per il delitto di cui al precedente periodo si applicano le sanzioni interdittive per una durata non superiore a sei mesi.

Ricordiamo che, in base alla 231/2001, il valore della quota viene fissato dal giudice in relazione alle condizioni patrimoniali dell'impresa, allo scopo di assicurare l'efficacia della sanzione, e può variare da 103€ sino a 1549€ .

Le Disposizioni per il contrasto del lavoro irregolare e per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e le relative competenze degli organi di vigilanza, già previste dall'art. 5 della L. 123/07, sono state con maggiore dettaglio precisate all'art 14.

In particolare con l'Allegato 1 vengono individuate con precisione le gravi violazioni ai fini dell'adozione del provvedimento di sospensione dell'attività imprenditoriale in materia di salute e sicurezza. Tra queste anche violazioni che investono elementi organizzativi e procedurali, gravi, la cui violazione viene considerata sostanziale ai fini della adozione del provvedimento.
Ricordiamo che la legge delega aveva esteso a tutti i settori la possibilità del provvedimento di sospensione, originariamente riservato esclusivamente per l'edilizia,prevedendo altresì che potesse essere adottato anche per gravi e reiterate violazioni in materia di salute e sicurezza.

Differenze tra POS e PSC

Il Piano Operativo di Sicurezza (POS), va redatto dall'impresa esecutrice dei lavori e rappresenta il suo Documento di Valutazione dei Rischi ai sensi del D.Lgs. 626/94.

Il Piano di sicurezza e Coordinamento (PSC), è un'elaborato tecnico del progetto esecutivo di un'opera e va redatto per i cantieri per cui è prevista la presenza di più imprese, anche non contemporanea, e in ognuno dei seguenti casi :

– nei cantieri per cui l'entità  presunta degli uomini giorno è pari o superiore ai 200;
– quando i lavori comportano rischi particolari di cui all'allegato II del D.lgs. 494/96.

Il D.P.R. 222/03 ha ulteriormente chiarito i contenuti minimi del PSC con particolare attenzione alla definizione dei “costi della sicurezza”.


leggi il resto…

INVITO FIERE CONSORZIO INFOTEL

Sul nostro sito puoi Registrati Gratuitamente e fornendo l' anagrafica completa potrai ricevere un invito Omaggio , fino ad esaurimento disponibilità , per il SAIE 08 . Per il SENAF 08 la Registrazione darà diritto ad un Omaggio da prelevare alla Convection Ambiente Lavoro del 8 – 9 ottobre 2008 a Modena.

Sarà occasione per fruire dei prodotti/servizi informativi offerti dal Consorzio Infotel a condizioni esclusive

Registrati