Inquinamento atmosferico e beni culturali

effetti sui materiali a Roma pubblicazione ISPRA

Inquinamento atmosferico e beni culturali

Inquinamento atmosferico e beni culturaliIl deterioramento dei materiali che costituiscono il patrimonio culturale è un fenomeno complesso solitamente riconducibile a vari fattori, tra cui l'inquinamento dell'aria e le condizioni climatiche del territorio in cui i beni sono collocati.”  L'azione sinergica dei fattori ambientali e climatici spesso comporta un danno di tipo estetico e/o strutturale del materiale originale che può compromettere la percezione e la fruizione dell'opera stessa e causarne la perdita di valore.”  Gli inquinanti maggiormente coinvolti nei processi di degrado frequentemente riscontrati sui beni culturali (annerimento, recessione superficiale, corrosione, etc.) sono il biossido di zolfo (SO2), il biossido di azoto (NO2), l'ozono (O3) e il particolato atmosferico (PM10, PM2.5 etc.).”  Le politiche di riduzione di SO2 messe in atto a livello”  europeo negli ultimi decenni, hanno portato ad una significativa diminuzione delle concentrazioni di questo inquinante in atmosfera, mentre altre sostanze (ossidi di azoto, particolato atmosferico, ozono),”  potenzialmente altrettanto pericolose sia per la salute umana che per l'ambiente e per i materiali da costruzione, continuano ad essere presenti in aria in quantità  significative. Pertanto la conoscenza di come gli inquinanti atmosferici influiscano sui processi di deterioramento e di alterazione delle opere d'arte è particolarmente importante per la loro protezione e per la scelta dei materiali appropriati da utilizzare per la costruzione di nuove strutture (Tzanis et al., 2009).”  Per questo motivo il rapporto tra patrimonio culturale e ambiente continua a rappresentare per la ricerca scientifica un tema ancora molto attuale e di grande interesse.”  A livello europeo, negli anni passati, sono stati condotti progetti di ricerca finalizzati alla valutazione e alla quantificazione del danno cui sono soggetti alcuni dei materiali che generalmente vengono impiegati nel settore dei beni culturali (MULTIASSESS Final Report 2007, CULT-STRAT 2006).” ”  In particolare l'obiettivo di questi studi è stato quello di analizzare i meccanismi di deterioramento di ogni materiale preso in esame, arrivando a definire per ciascuno di essi, specifiche relazioni matematiche (funzioni dose-risposta) in grado di stimare quantitativamente, laddove non sia possibile misurarlo direttamente, il danno attribuibile agli inquinanti atmosferici e ai parametri climatici.
Nell'ambito dei suddetti progetti, le funzioni dose-risposta (di danno) sono state definite esponendo provini nuovi di alcuni materiali, in un determinato numero di siti su un'ampia scala geografica. Tali funzioni, oltre alla stima, permettono di prevedere l'andamento del danno di un materiale nel tempo e di realizzare mappe che mostrino le eventuali variazioni nello spazio del danno stesso (Verney-Carron et al, 2012). Facendo riferimento ai lavori appena citati, ISPRA e ISCR (Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro), in collaborazione con ARPA Lazio, hanno avviato nel 2013 una campagna di monitoraggio della durata di tre anni, a Roma, con lo scopo di analizzare i processi di annerimento e di degradazione di alcuni dei materiali costituenti il patrimonio culturale italiano. In particolare lo studio sperimentale è consistito nell'esposizione di campioni di marmo, rame e vetro in sette siti, all'interno del Grande Raccordo Anulare, in corrispondenza di sette centraline di monitoraggio della qualità  dell'aria caratterizzate da differenti condizioni ambientali.”  Sui provini sono state condotte analisi colorimetriche periodiche, in situ, per verificare le variazioni di colore causate dalla deposizione degli inquinanti, misure di differenze di peso, eseguite in laboratorio, per quantificare l'eventuale perdita di materiale, analisi con Microscopio Elettronico a Scansione (SEM-EDS) per la caratterizzazione del particolato depositato sui provini nel corso dell'esposizione e analisi con Spettroscopia Raman per la determinazione dei prodotti di corrosione del rame. La sperimentazione ha permesso di definire l'andamento dei processi di annerimento del marmo e del vetro, di studiare la recessione superficiale del marmo e la corrosione del rame. Per quanto riguarda il marmo, è stato inoltre possibile confrontare i dati sperimentali ottenuti nel corso della campagna di monitoraggio con quelli ricavati applicando le funzioni dose-risposta presenti in letteratura (Christodoulakis et al., 2016).
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