Linee guida di prevenzione oncologica Cancerogeni occupazionali: prevenzione ed emersione dei tumori professionali

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Linee guida di prevenzione oncologica Cancerogeni occupazionali: prevenzione ed emersione dei tumori professionali

sicurezza_lavoroLinee guida di prevenzione oncologica Cancerogeni occupazionali: prevenzione ed emersione dei tumori professionali
Data di pubblicazione: 2010 Data di aggiornamento: 2016
L'esigenza di indirizzare i comportamenti medici attraverso linee guida e indirizzi diagnosticoterapeutici nasce da molteplici ragioni, tra le quali il fenomeno della variabilità  della pratica clinica, la crisi di credibilità  della professione medica e dei servizi sanitari in genere, la forte necessità  di miglioramento della qualità  dell'assistenza e la razionalizzazione delle risorse disponibili per la spesa sanitaria, in uno scenario di spesa in costante crescita. Tuttavia, affinché le linee guida possano realmente migliorare la qualità  dell'assistenza (in un'equilibrata integrazione tra l'imperativo dell'efficacia e le esigenze di autonomia professionale), è necessario che siano utilizzate quali strumenti di governo clinico adeguatamente calati nei diversi contesti assistenziali e tesi a valutare, a mezzo di adeguate strategie, la qualità  delle prestazioni erogate dai servizi. L'elaborazione, l'aggiornamento e l'implementazione delle linee guida diventano, pertanto, i punti chiave dell'impegno della Regione Toscana nel percorso di miglioramento dell'efficienza nell'uso di risorse scarse, senza compromettere la qualità  professionale dell'assistenza.
Due classi di fattori influenzano l'insorgenza dei tumori:

• fattori ereditari, che non possono essere modificati;

• fattori ambientali e comportamentali, che sono potenzialmente modificabili e controllabili.

Si stima che all'insieme dei fattori ambientali e comportamentali sia attribuibile circa l'80-90% di tutti i tumori che insorgono nella popolazione generale. I vari fattori non devono comunque essere considerati indipendenti e mutuamente esclusivi: l'esposizione a cancerogeni nell'ambiente di lavoro avviene, pressoché sempre, unitamente ad altre esposizioni ed è difficile distinguere il peso dell'una e delle altre nel processo di causalità  di molti tumori. Per alcuni di essi, il ruolo delle esposizioni lavorative è chiaramente documentabile e documentato, per altri lo è meno: è, per esempio, incerto il ruolo di fattori come lo stress e l'alterazione dei ritmi circadiani nella genesi del tumore della mammella. Il lavoro rientra, dunque, nella complessa rete delle cause dei tumori, come un fattore suscettibile di essere modificato con interventi tecnici, organizzativi e procedurali. In modo semplificato e con lo scopo di dare un peso alle diverse componenti causali, sono state fatte stime della quota di tumori attribuibile a vari fattori ambientali: quella attribuibile alle esposizioni professionali, nelle nazioni industrializzate, considerando insieme uomini e donne, oscilla tra il 2 e l'8%; è una quota non piccola se si pensa che questi tumori, che non sarebbero insorti se non avessero avuto luogo le esposizioni responsabili, riguardano prevalentemente le fasce di popolazione socialmente ed economicamente più svantaggiate. Nel 2010 sono state incluse nell'ambito delle linee guida per la prevenzione dei tumori, le linee guida sui cancerogeni occupazionali, a riprova dell'interesse del Consiglio sanitario regionale della Toscana e dell'Istituto toscano tumori (ITT) per la prevenzione dei rischi lavorativi e per la tutela delle popolazioni esposte. Le linee guida hanno avuto lo scopo di inquadrare la prevenzione del rischio oncologico occupazionale nell'ambito della prevenzione primaria dei tumori e di favorire la diffusione della cultura della prevenzione del rischio occupazionale, tema generalmente poco conosciuto da chi non è direttamente investito di tale compito. Come previsto, nel 2014, a distanza di quattro anni, è stato avviato il processo di aggiornamento delle linee guida, che ha coinvolto altri operatori del Sistema sanitario regionale, per il pensionamento di alcuni dei primi estensori: nel nuovo gruppo di lavoro vi è un'ampia rappresentanza dei medici del lavoro dei servizi PISLL delle ASL toscane e delle AOU, di igienisti industriali dei laboratori di sanità  pubblica e di epidemiologi. Il nuovo documento offre un contributo più ampio al tema della prevenzione e all'emersione dei tumori professionali, anche se il precedente rimane ancora valido per molti degli argomenti affrontati. Entrambi non si configurano come linea guida propriamente detta, secondo il modello proposto nell'ambito del Sistema nazionale delle linee guida (SNLG, http://www. snlg-iss.it/) e mutuato dalle linee guida cliniche, né rivestono un significato tecnico giuridico, ma si propongono di offrire un indirizzo per l'applicazione del D.Lgs. 81/08 e s.m.i. Linee guida tecnico giuridiche erano state redatte nel 2002 dal Comitato tecnico del coordinamento delle Regioni per l'attuazione dell'allora vigente normativa (www.ispesl.it/linee_guida/ aggiornamenti/linee_guida_agenti_cancerogeni_mutageni.pdf). Si deve, peraltro, rilevare la difficoltà  di produrre linee guida in materia di prevenzione nei luoghi di lavoro basate su valutazioni di efficacia analoghe a quelle seguite in altri ambiti sanitari, con raccomandazioni specifiche corredate da una modulazione della loro forza, sia perché gli interventi preventivi sono obbligatori e previsti per legge sia perché in questo contesto raramente possono essere condotti gli studi randomizzati, che sono considerati i più rilevanti dal punto di vista della forza della prova fornita.

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