Attuazione del Modello Organizzativo nel dettato 231/01

Attuazione del Modello Organizzativo nel dettato 231/01

LE REGOLE DI CONDOTTA E L'APPLICAZIONE DEL COMPLIANCE PROGRAM

Pubblicazione articolo dell' Avv. Matteo Pagani sul modello organizzativo nel dettato 231

Attuazione del Modello Organizzativo nel dettato 231/01L'adozione del Modello Organizzativo è dovuta, o quantomeno fortemente consigliata, in tutte le società  che abbiano una propria autonomia giuridica e patrimoniale. Ciò accade anche quando le medesime appartengano ad un “Gruppo societario” che in alcun modo può prevedere, quale scriminante della responsabilità  amministrativa dell'Ente-controllata, l'adozione del Modello da parte della sola Capo-Gruppo.

Pertanto, il Modello che ciascuna di queste Società  adotta, autonomamente, deve essere idoneo a prevenire i reati presupposto nei termini di cui agli artt. 6 e 7 d.lgs. 231/01. Non solo, l'adozione del medesimo Modello deve essere resa ancora più efficace sia con l'individuazione di un Organismo di Vigilanza, collegiale o monocratico, che per il tramite dell'adozione di un Codice Etico.

Così facendo, la commissione, da parte dell'Ente, di un reato-presupposto ed il riflesso del medesimo nei confronti della persona giuridica deve considerarsi un deficit organizzativo che lascia immune l'Ente solo se questo ultimo riesce, a seguito di un complesso processo probatorio, a dimostrare l'efficacia del proprio Modello, (sentenza Tribunale di Milano sez. IV penale del 4.2.2013, n. 13976).

Per questo motivo affinché l'Ente possa andare esonerato da responsabilità  è necessario provare l'adozione, efficace, prima del facto commissi delicti, di un Modello di Organizzazione e di Gestione idoneo a prevenire i reati presupposto della specie di quello accorso.

Ma il Modello Organizzativo non basta. Il medesimo, infatti, deve, necessariamente, essere coadiuvato/integrato dai Compliance Programs.

Secondo la terminologia anglosassone i Compliance Programs sono documenti contenenti regole di condotta specifiche tali da costituire un Modello Comportamentale per chi agisce all'interno dell'Ente. Detti modelli di condotta sono rivolti, principalmente, ai soggetti apicali i quali dovranno estendere gli effetti degli stessi ai propri sub-alterni adottando, per questi ultimi, un efficace sistema di vigilanza.

I Compliance Programs di regola intervengono in un momento successivo al risk assessment ed alla gap analysis, valutazioni preliminari dalle quale scaturisce la necessità  di creare, previa identificazione, procedure di dettaglio volte a regolare i processi decisionali ed operativi tra apicali e sub-alterni, favorendo una maggiore pervasività  del Modello e l'incidenza dello stesso sulla organizzazione e sulle scelte gestionali dell'Ente.

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