Rifiuti da attività  estrattiva

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Rifiuti da attività  estrattiva

L'attività  estrattiva, da sempre fonte di materie prime per l'uomo, è anche all'origine di numerosi problemi ambientali, che solo l'attuale diffusa coscienza ambientalista, che guarda al nostro pianeta come un bene finito da tutelare e conservare e non come una riserva infinita da sfruttare, ha fatto emergere nella sua vastità  e importanza.

Gli enormi quantitativi di rifiuti da attività  estrattiva (RAE) prodotti durante le attività  produttive passate costituiscono diffuse fonti di inquinamento ed aree di instabilità  geotecnica ed idrogeologica, implicando problemi di vario genere, tra cui:

– la diffusa presenza di rifiuti da attività  estrattiva con le conseguenze che ne derivano,
– le strutture e gli impianti di lavorazione abbandonati che possono rappresentare aree pericolose per il loro potenziale crollo, – i numerosi vuoti sotterranei che possono manifestare in superficie problemi di sprofondamenti improvvisi del suolo (sinkholes) o di disequilibrio delle acque di falda con conseguenti improvvise fuoriuscite d'acqua all'esterno delle gallerie abbandonate.

Tale realtà  è diffusa in tutto il territorio italiano, così come in quello europeo e, chiaramente, in tutti i paesi del mondo dove è avvenuto lo sfruttamento di materie prime. Per avere un idea di quanti scarti si producono durante le attività  estrattive si pensi che, in regime di cava, le rese (rapporto tra il volume del materiale commercialmente utile e il totale del materiale estratto) risultano mediamente pari al 28%; si può quindi calcolare che ogni anno in Europa vengano messi in discarica circa 12 milioni di tonnellate di rifiuti, costituiti da miscele di silice e/o silicati vari1. Queste considerazioni venivano fatte nel 1997 e oggi il problema è presente con maggiore imponenza, tanto che si ipotizza anche lo sfruttamento delle discariche esistenti come “nuove fonti di estrazione”, laddove il tenore del minerale da recuperare presenti valori tali da renderne lo sfruttamento conveniente in termini economici e ambientali.

A livello europeo, dopo numerosi casi di gravi incidenti legati alla precedente attività  estrattiva, si è sviluppata la consapevolezza della necessità  di gestire e monitorare tutti quei centri di pericolo disseminati nel territorio europeo. Questa nuova coscienza ambientale si esplicita con la direttiva 2006/21/CE del 15 marzo 2006, relativa proprio alla gestione dei rifiuti delle industrie estrattive e che modifica la precedente 2004/35/CE. Successivamente ogni paese membro l'ha recepita in base al proprio ordinamento legislativo.

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