Valutazione e gestione dello stress nelle PMI

Pubblicazione realizzata all'interno del progetto REST@Work – REducing STress at Work Co-financed

Valutazione e gestione dello stress nelle PMI

stress lavoro correlatoLa presente pubblicazione riflette unicamente l'opinione degli autori e la Commissione europea non è responsabile dell'uso che potrebbe essere fatto delle informazioni qui contenute. Autori Christian Nardella – Fondazione Giacomo Brodolini Fulvio D'Orsi – ITAL-UIL Gabriella Galli, Paola Mencarelli – UIL

In Europa, il 25% dei lavoratori sostiene di soffrire di stress legato all'attività  lavorativa per tutto o per la maggior parte dell'orario di lavoro, e una percentuale simile riferisce che l'attività  lavorativa ha un impatto negativo sulla propria salute. I rischi psicosociali contribuiscono ad acutizzare tali effetti negativi dell'attività  lavorativa. I rischi psicosociali rappresentano una fonte di preoccupazione per la maggior parte delle imprese: quasi l'80% dei dirigenti si dichiara preoccupato per lo stress legato all'attività  lavorativa.

Il termine stress viene spesso considerato sinonimo di ansietà , conflitto, frustrazione, ecc., con confusione di terminologie. Alla metà  degli Anni 50, Hans Selye lo definì come la “sindrome generale di adattamento alle sollecitazioni/richieste (stressor) dell'ambiente”, necessario alla sopravvivenza e alla vita. La sindrome di adattamento allo stress è una reazione fisiologica aspecifica a qualunque richiesta di modificazione esercitata sull'organismo da stimoli (stressor) provenienti dall'ambiente. Selye ha introdotto anche una importante distinzione tra stress positivo (eustress) e stress negativo (distress). Nelle condizioni di stress positivo (eustress) “gli individui canalizzano la loro energia vitale in direzione di condotte percepite positive e vincenti1” e a livello psico-fisico si innescano circuiti positivi che producono uno stato di benessere. Nelle condizioni di stress negativo (distress) gli individui canalizzano la loro energia secondo modalità  difensive verso situazioni percepite negativamente o disagevoli o perdenti. Gli stimoli ambientali (stressor) non sono positivi o negativi in sé, infatti ciò che viene percepito negativamente per una persona (es. un lavoro ripetitivo) può essere percepito positivamente per un'altra.

L'esperienza dello stress nelle molteplici forme che esso può assumere può avere ripercussioni negative dal punto di vista sociale, psicologico e fisico. Gli esiti di queste alterazioni varieranno in funzione di tre principali fattori:
• la natura dell'evento stressante
• la valutazione cognitiva ed emotiva che il lavoratore ne dà 
• la capacità  di resilienza (resistenza allo stress).
Alcuni di questi cambiamenti possono riguardare l'alterazione del ritmo sonno veglia, condotte alimentari dannose (abuso di alcol, scarsa o eccessiva alimentazione) comportamenti a rischio come il fumo o l'uso di droghe, tutti aspetti che, alla lunga, possono comportare alterazioni e disfunzionalità  anche sul piano fisico. Dal punto di vista cognitivo possono manifestarsi problemi di concentrazione e di memoria mentre la rete di relazioni sociali può subire dei mutamenti in senso peggiorativo. Alcune malattie cronico degenerative legate soprattutto alla sfera psichica, all'apparato cardiovascolare, al sistema endocrino, alla funzione gastrointestinale e al sistema immunitario, possono trovare anch'esse la loro eziopatogenesi nello stress. Oltre alle risposte individuali allo stress, è importante sottolineare la ricaduta che tali risposte possono avere anche a livello organizzativo. La connessione tra condizioni di lavoro, lo stress psicologico che ne deriva e gli effetti di questàultimo sul comportamento dell'individuo nell'organizzazione è rintracciabile in diversi aspetti come: Performance lavorativa, Incidenti e infortuni, Assenteismo/presenteismo, Turnover anticipato.

E-learning_4.pngValutazione e gestione dello stress nelle PMI

Sicurezza, Qualità, GDPR, HACCP, Medicina del lavoro, E-learning, Videoconferenza, Qualifica Fornitori, CRM...