Thyssenkrupp, ci sarà  un nuovo processo d’appello

Thyssenkrupp, ci sarà  un nuovo processo d'appelloPrima, nella notte del 6 dicembre 2007, il dramma del rogo e dei sette operai morti. Poi il timore che la sentenza di primo grado, con pene pesanti per “omicidio volontario con dolo eventuale“, potesse mettere in fuga potenziali investitori. Torino e il Piemonte avevano vissuto la vicenda della ThyssenKrupp come un doppio problema: la sicurezza sul posto di lavoro e la sicurezza di avere un posto di lavoro. La tragedia delle famiglie delle vittime e la paura che una sentenza di dura condanna scoraggiasse gli imprenditori, soprattutto quelli in arrivo dall'estero

Le indagini sul rogo della Thyssenkrupp vennero chiuse in un tempo relativamente breve.

La procura chiese il rinvio a giudizio per sei dirigenti e il giudice dell'udienza preliminare accolse le tesi dell'accusa: il presunto reato era omicidio volontario con dolo eventuale e incendio doloso. Il processo iniziò nel gennaio del 2009.

Nell'aprile del 2011 era arrivata la sentenza di primo grado della Corte d'Assise di Torino: Harald Espenhahn, amministratore delegato dell'azienda accusato di omicidio volontario, era stato condannato a 16 anni e mezzo di reclusione. Cosimo Cafueri, responsabile della sicurezza, Giuseppe Salerno, responsabile dello stabilimento di Torino, Gerald Priegnitz e Marco Pucci, membri del comitato esecutivo dell'azienda, erano stati condannati a 13 anni e 6 mesi per omicidio e incendio colposi (con colpa cosciente) e omissione delle cautele antinfortunistiche. Daniele Moroni, membro del comitato esecutivo dell'azienda, era stato condannato a 10 anni e 10 mesi.

Le sezioni unite penali della Cassazione hanno annullato con rinvio le condanne ai manager imputati per il rogo della Thyssen. Ci sarà  un nuovo processo d'appello a Torino.

Adesso le pene per gli imputati dovranno essere rideterminate ma gli avvocati difensori non si sbilanciano sulla loro rideterminazione al rialzo al ribasso. Aspettano di conoscere le motivazioni della sentenza e ritengono “«criptico”» il dispositivo emesso stasera.

I parenti dei sette operai morti nel devastante incendio scoppiato nel dicembre del 2007 si erano raccolti in presidio a Roma con gli striscioni e le foto dei loro cari: avevano sperato in un esito diverso e, nella notte, hanno fatto sentire le loro proteste “«perchè gli assassini non sono stati condannati“». “«Siamo delusi perchè dopo sei anni e mezzo non è stata ancora scritta la parola fine“», dichiara Antonio Boccuzzi, l'unico lavoratore sopravvissuto al rogo, oggi deputato del Pd. Quanto agli imputati italiani (per i due tedeschi la procedura è più complessa) in caso di esito sfavorevole erano già  addirittura pronti a costituirsi, come aveva spiegato uno dei loro avvocati, Cesare Zaccone, a margine dell'udienza.

Il nuovo processo”  però potrebbe dare la possibilità  ai sei condannati di non finire in carcere.” 

L'appello infatti aveva stabilito una riduzione rispetto alla sentenza di primo grado con riduzione delle pene tra i 7 e i 10 anni per i vari imputati. Ora se le condanne dovessero essere ridotte troppo, sotto i 3 anni, le porte della prigione non si apriranno mai per i sei manager della Thyssenkrupp.

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